Città ideale: differenze tra le versioni

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Il tema della città ideale, si può dire abbia percorso l'intera [[Storia dell'uomo|storia dell'umanità]] urbanizzata, fin dall'[[antichità]], ma rimanda con particolare forza al [[Rinascimento]], quando la città, dopo il declino dell'[[antichità]] e superato l'interludio [[Feudalesimo|feudale]] e [[Medioevo|medievale]], assurse nuovamente al ruolo centrale di luogo privilegiato entro cui dispiegare l'[[storia dell'uomo|agire storico dell'uomo]].
 
A partire dal [[XV secolo|Quattrocento]], infatti, l'esperienza teorica e il dibattito sulla "città ideale" furono tanto intensi da fare di quel tema, pure in carenza di vere e proprie realizzazioni pratiche, uno dei grandi snodi ispiratori su cui si concentrò la riflessione dell'[[arte rinascimentale|arte]], dell'[[architettura rinascimentale|architettura]] e dell'[[urbanistica rinascimentale]], che ambirono a coniugarvi esigenze funzionali e sensibilità estetica, un'aspirazione che porta con sé i tratti caratteristici di quel tempo.<ref name="Dorfles167">[[Gillo Dorfles]], Cristina Dalla Costa, Marcello Ragazzi, ''Storia dell'arte dalla [[Preistoria]] al [[XVII secolo|Settecento]]'', p. 167.</ref>.
 
==Storia di un'idea==
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=== Elemento qualificante dell'aspirazione ideale ===
 
Quando si parla di "città ideale", un valore discriminante si attribuisce alla tensione ideale che ispira il progetto. In mancanza di essa, infatti, la ricerca programmatica e gli esiti progettuali stimolati dalle criticità della struttura urbana non danno forma a ciò che si intende per "città ideale". La struttura degli insediamenti, infatti, non può essere avulsa dalle gerarchie di potere e dagli assetti della [[società (sociologia)|società]] di cui gli insediamenti urbani sono una delle espressioni.<ref name="Firpo11"/>.
 
In assenza della dimensione ideale qualificante, i programmi edilizi, per quanto appaiano razionali e pianificati, possono risultare privi di qualsiasi spessore utopico e, anzi, finire semplicemente per riflettere, riprodurre, perpetuare, o consolidare, i rapporti di forza, gli [[Stratificazione sociale|assetti]] e le [[Gerarchia sociale|gerarchie sociali]] già espressi dalla società.
 
Ad esempio, la razionale regolarità dei villaggi dell'[[antico Egitto]], con le fragili abitazioni comuni sovrastate fisicamente dalla solida monumentalità [[tempio egizio|templare]] e [[società palaziale|palaziale]], non fa altro che esprimere, in maniera quasi simbolica, la natura [[despotismo|dispotica]] e [[Ierocrazia|ierocratica]] dei rapporti di forza di quella antica civiltà.<ref name="Firpo11">[[Luigi Firpo]], ''op. cit.'', p. 11.</ref>.
 
===La metafora della Torre di Babele===
 
Un esempio dell'ambizione ideale lo si ritrova nel ''[[Libro della Genesi]]'', in cui la [[metafora]] [[Bibbia|biblica]] della [[Torre di Babele]] [[sussunzione|sussume]] l'aspirazione dell'uomo a uno spazio abitativo la cui struttura rifletta una forte carica utopica e ideale: una tensione che spinge l'uomo a voler acquisire fama toccando il cielo, perseguendo il disegno di tenere unita l'intera Umanità, affinché essa non fosse «dispersa sulla faccia di tutta la terra». Il fine utopico sotteso all'impresa di Babele è differente dal pensiero del libro sacro e quindi indirizzato a un primordiale popolamento della terra, dato che spesso il Dio biblico stravolge il Pensiero umano.<ref>''[[Libro della Genesi]]'', {{passo biblico|Gen|11,1-9}}.</ref>.
 
===Riflessione teorica e filosofica: da Ippodamo e Platone al Rinascimento===
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==== Utopia urbana in Platone ====
{{vedi anche|La Repubblica (dialogo){{!}}Repubblica|Leggi (dialogo){{!}}Le Leggi}}
L'intento teorico di pianificare una [[polis]] ideale assume comunque una dimensione [[Filosofia platonica|filosofica]] nell'[[idealismo]] di [[Platone]], espresso in due [[dialoghi platonici|suoi dialoghi]], sulla ''[[La Repubblica (dialogo)|Repubblica]]'' e sulle ''[[Leggi (dialogo)|Leggi]]''. La riflessione di Platone apre a teorie politiche che confinano con l'utopia, ma non si spinge fino al punto da concepire una città che traduca nella compiutezza di forme architettoniche l'idealità delle visioni politiche e degli assetti statuali da lui teorizzati.<ref name=Kruft6>Hanno-Walter Kruft, ''Le città utopiche. La città ideale dal XV al XVIII secolo fra utopia e realtà'', [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]], 1990 (p. 6).</ref>. L'unica annotazione estetica, in Platone, si sofferma sullo schema urbano, di cui viene respinta come inopportuna ogni soluzione di assoluta regolarità, una caratteristica che Platone considera deprecabile in quanto portatrice di sgradevolezza estetica.<ref name=Kruft6/>.
 
==== Schema ippodameo ====
{{vedi anche|Ippodamo da Mileto|Urbanistica greca}}
Sia la [[civiltà etrusca]], sia l'[[antica Grecia|antichità greca]], offrono i primi tentativi di tradurre un progetto politico ideale in architettura urbana: le città di [[Marzabotto]] e di [[Gonfienti]], edificate all'inizio del [[VI secolo a.C.]], e la polis di [[Thurii]], presso [[Sibari]], una [[città di fondazione]] nata nel [[444 a.C.]], su iniziativa di [[Pericle]], sorsero col probabile intento di farne centri [[colonizzazione greca|coloniali greci]] ed etruschi, collegati sia al mondo della [[dodecapoli etrusca]] sia a quello [[panellenico]];<ref name="Kruft6-7">Hanno-Walter Kruft, ''Le città utopiche. La città ideale dal XV al XVIII secolo fra utopia e realtà'', [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]], 1990 (pp. 6-7).</ref>; tra i "padri" di Thurii, oltre al nome di Pericle, è tramandato quello dell'architetto [[Ippodamo di Mileto]] e del [[sofistica|sofista]] [[Protagora]].<ref name="Kruft6-7"/>.
 
Viene anche ritenuta «attendibile» un'[[Pitagorismo|influenza pitagorica]] su Ippodamo, testimoniata dalla regolarità dell'impianto planimetrico detto [[Ippodamo di Mileto|ippodameo]], e dalla tipicità delle abitazioni, in cui si riflette architettonicamente il concetto di [[isonomia]] ({{polytonic|ἰσονομία}}), l'equa attribuzione ai cittadini di prerogative e potenzialità<ref name="Kruft7">Hanno-Walter Kruft, ''Le città utopiche. La città ideale dal XV al XVIII secolo fra utopia e realtà'', [[Editori Laterza|Laterza]], 1990 (p. 7).</ref> che trovò la sua formulazione nello spazio culturale della polis greca già in [[Grecia arcaica|epoca arcaica]].
 
Giungendo nell'epoca dell'[[Umanesimo]] [[Rinascimento|rinascimentale]], l'aspirazione a forme urbanistiche ideali va ad alimentare un progetto comune, utopistico e allo stesso tempo irrealizzabile, nel quale architetti e artisti del Rinascimento profusero le loro migliori forze creative, dando vita, soprattutto nel [[XVI secolo]], a un appassionato dibattito teorico, importante dal punto di vista culturale, anche se foriero di pochissimi esiti concreti.<ref name="Firpo10">[[Luigi Firpo]], ''op. cit.'', p. 10.</ref><ref name="Sciolla33">[[Gianni Carlo Sciolla]], in ''Id''. (a cura di), ''La città ideale nel Rinascimento'', [[UTET]], Torino, 1975, p. 33.</ref>
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[[File:Palmanova aerea.jpg|thumb|La planimetria stellata e radiocentrica della [[Fortificazione alla moderna|città fortezza]] di [[Palmanova]].]]
 
La città ideale venne infatti al centro di un intenso dibattito, divenendo uno dei grandi temi su cui si appuntò l'elaborazione teorica dell'[[arte rinascimentale|arte]], dell'[[architettura rinascimentale|architettura]], e dell'[[urbanistica rinascimentale]]. A quei grandi temi la riflessione sulla città ideale era, peraltro, organicamente legata: la rinnovata affermazione della [[Umanesimo|centralità dell'uomo]], la riscoperta e la riappropriazione dell'[[arte greca|arte greco]]-[[arte romana|romana]] e dell'[[architettura greca|architettura classico]]-[[architettura romana|romana]] (non solo attraverso lo studio del ''[[De architectura]]'' di [[Vitruvio]], in particolare del [[De architectura, libro IV|Libro IV]], ma anche attraverso l'esame autoptico e diretto delle vestigia antiche: si pensi, come esempio di questo atteggiamento, al programma culturale delineato di quel sodalizio vitruviano, noto come [[Accademia della Virtù]], animato da [[Claudio Tolomei]], in cui operò anche il [[Jacopo Barozzi da Vignola|Vignola]]), l'[[Mimesi#La mimesi nel Rinascimento|imitazione della realtà]], l'[[prospettiva|organizzazione prospettica]] dello spazio artistico, la [[Proporzione (architettura)|teoria delle proporzioni]] e della [[modulo architettonico|misura]] nella progettazione architettonica.<ref name="Dorfles166">[[Gillo Dorfles]], Cristina Dalla Costa, Marcello Ragazzi, ''Storia dell'arte dalla [[Preistoria]] al [[XVII secolo|Settecento]]'', p. 166.</ref>.
 
====Funzione ideologica della città-stato rinascimentale====
Se nel [[Rinascimento]] la riflessione divenne particolarmente intensa, anche se con poche e occasionali realizzazioni concrete, lo si deve alla rinata centralità della città rinascimentale che, a partire dal [[XV secolo|Quattrocento]], riacquista il ruolo di perimetro e crocevia dell'[[storia dell'uomo|agire storico dell'uomo]], ''[[topos]]'' separato e distinto dalla [[Natura]].<ref name="Dorfles167"/><ref name="Sciolla33"/>. Questa concezione si accompagna alla riappropriazione della consapevolezza della centralità dell'uomo e del valore della sua dignità, in un'atmosfera umanistica che ripone la sua fiducia nell'uomo, nel suo agire, e nella sua capacità di concepire ed edificare lo spazio urbano.<ref>[[Eugenio Garin]], ''Scienza e vita civile nel Rinascimento italiano'', 1993 (p. 53).</ref>.
 
Nello spazio delimitato della "città" dovevano idealmente convergere aspirazioni ed esigenze disparate, sia funzionali che estetiche, veri tratti culturali caratteristici dell'epoca, il cui equilibrio fosse espressione della nuova sensibilità affermatasi nella cultura e nella società del tempo.<ref name="Dorfles167"/>. La città assume per questo un ruolo di spicco nei confronti delle arti: non solo semplice luogo privilegiato in cui se ne esprimono e se ne raccolgono le manifestazioni ma, più di tutto, spazio teorico che, nel suo perimetro prospetticamente delimitato, si pone in posizione gerarchicamente sovraordinata nei confronti del complesso delle arti, assumendosi la [[Funzione sociale|funzione]] [[ideologia|ideologica]] di coordinarne le differenti espressioni, ricomponendole all'interno di un coerente sistema di interrelazioni formali in grado di trascendere le peculiarità e gli aspetti particolari delle singole manifestazioni, attraendole e subordinandole nella sfera concettuale unificante della [[città-stato]],<ref name="Sciolla33"/><ref>[[Giulio Carlo Argan]] e [[Maurizio Fagiolo dell'Arco]], «Premessa all'arte italiana», in ''[[Storia d'Italia Einaudi]]'', 1972.</ref>, ora non più semplice contenitore di abitanti, e nemmeno, d'altronde, mero luogo architettonico o monumentale (''[[urbs]]'', secondo la definizione di [[Leonardo Bruni]],<ref name="LBruniX.25">[[Leonardo Bruni]], ''[http://www.google.com/books?id=rI02AAAAMAAJ&printsec=titlepage&hl=it#v=onepage&q=aliud%20urbs&f=false Epistolario, X.25]'', testo [[lingua latina|latino]] da [[Google ricerca libri]].</ref>, ma [[comunità]] civica (''[[civitas]]'', sempre secondo la definizione di [[Leonardo Bruni|Bruni]]),<ref name="LBruniX.25"/>), portatrice di un retaggio storico e culturale, che si pone come «spazio ideale aperto all'invenzione e insieme luogo concreto della [[Vita sociale|vita associata]] e sede del [[potere politico]]».<ref name="FPignatti"/>.
 
=====Città stato e signorie cittadine=====
[[File:Terra del Sole.jpg|thumb|upright=1.4|Antica pianta di [[Terra del Sole]], presso [[Forlì]].]]
La funzione ideologica della città stimolò nelle [[Signoria cittadina|signorie cittadine]] dell'epoca il desiderio di costruirsi delle città ideali, che celebrassero i caratteri «di novità e artificiosità del nuovo regime politico»:<ref name="FPignattiCittàIdeale">Franco Pignatti, [http://www.italica.rai.it/rinascimento/parole_chiave/schede/citta_ideale.htm «Città ideale»] (da Italica.[[RAI]].it).</ref>:
 
Fu in questa temperie politica e culturale che, durante la seconda metà del [[XV secolo|Quattrocento]], si registrarono alcuni episodici tentativi di realizzare spazi urbani in cui, trasferendo su un piano progettuale i temi del dibattito teorico, l'organizzazione dello spazio si informasse a esigenze ideali di funzionalità, equilibrio, ordine razionale, con le quali interpretare e tradurre in pratica le «aspirazioni della perfetta ragione politica» e le funzioni imposte dalle aspirazioni signorili: «di rappresentanza (il [[Architettura rinascimentale#Il palazzo e la villa|palazzo]]), di difesa (le [[fortificazione|fortificazioni]]), di residenza (strutture abitative per i nuovi ceti urbani), di spettacolo (il [[Teatro rinascimentale|teatro]])».<ref name="FPignattiCittàIdeale"/>.
Elementi fondamentali per raggiungere tale obiettivo furono l'apertura di nuove prospettive cittadine con realizzazioni, in forme regolari o rettilinee, di [[strada|strade]], [[ponte|ponti]], [[Canale artificiale|canali]] e [[piazza|piazze]]. La volontà signorile imboccò diverse direzioni, dalla progettazione di nuove città all'ampliamento di quelle esistenti, dall'abbellimento della [[città medievale]], fino alla sua trasformazione secondo un ordine diverso.<ref name="Dorfles168">[[Gillo Dorfles]], Cristina Dalla Costa, Marcello Ragazzi, ''Storia dell'arte dalla [[Preistoria]] al [[XVII secolo|Settecento]]'', p. 168.</ref>. Soprattutto nel [[XVI secolo]], l'esigenza di [[palingenesi (filosofia)|palingenesi]] dello spazio urbano risentì delle tensioni politiche e militari che si addensarono sulla [[penisola italiana|penisola]] e sull'intera [[Europa]].<ref name="Dorfles168"/>. Ne fu favorita l'esigenza di munire le città già esistenti contro le armi nemiche: in questo modo, la razionalità della [[Fortificazione alla moderna|nuova concezione della fortificazione]] finiva per riverberarsi e imporsi sull'organizzazione e sull'ordine dello spazio interno.<ref name="Dorfles168"/>.
 
Non mancarono, a questo proposito, esempi progettuali di vere e proprie città militari. Fra queste, un esempio significativo è la città-fortezza di [[Terra del Sole]] [[città di fondazione|costruita ex novo]] alla fine del Cinquecento per volontà di [[Cosimo I de' Medici]]. Il culmine dell'architettura militare adattata alla fortificazione delle città può essere rintracciato nell'exploit architettonico della topologia ''stellata'' e radiocentrica di [[Palmanova]].
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{{vedi anche|Città ideale (dipinto)}}
 
La ''[[Città ideale (dipinto)|Città Ideale]]'', dipinto esposto nella [[Galleria nazionale delle Marche]] e opera di un ignoto artista,<ref>AA.VV., ''Urbino Galleria Nazionale della Marche'', Electa, Milano 2005.</ref>, è il "luogo ideale" in cui la classicità "moderna" trova la "sua" rappresentazione e raggiunge il suo culmine. Il pittore (che alcuni identificano in [[Piero della Francesca]] o alla sua scuola, mentre altri optano per un'attribuzione a [[Leon Battista Alberti]] o a [[Luciano Laurana]], secondo quanto descritto in calce allo stesso dipinto) ha voluto rappresentare il modello di assoluta perfezione della città rinascimentale, concepita come una "[[scacchiera]]" dove il pavimento delle strade, con l'intersecarsi dei marmi policromi, riflette e amplifica la struttura della città, i cui edifici, proprio come i pezzi di una scacchiera, sono ordinati e collocati a intervalli di spazio regolari e prestabiliti, secondo [[Canone (arte)|canoni]] di assoluta perfezione. Inoltre gli edifici (che non devono assolutamente superare i 3 piani di altezza) sono disposti in maniera [[simmetria|simmetrica]] e trasversale rispetto al centro della rappresentazione che culmina con una [[Rotonda (architettura)|Rotonda]], una particolare tipologia di edificio classico che, in quanto strutturalmente di forma circolare, vuole rappresentare (con l'[[iperbole (geometria)|iperbole]] della [[circonferenza]] del [[cerchio]], figura da sempre ritenuta "perfetta" perché in sé chiusa e conchiusa) il coronamento di un'opera che tutto racchiude all'interno di sé, lasciando un vuoto ideale e universale al di fuori di sé. Si tratta di un caso classico di [[utopia]].
 
====Esperienze====
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[[File:Urbino-palazzo ducale01.jpg|thumb|upright=1.2|[[Chiostro]] e [[Cortile d'onore di palazzo Ducale|cortile d'onore]] del [[palazzo Ducale di Urbino]].]]
{{vedi anche|Rinascimento urbinate|Palazzo Ducale di Urbino}}
La più ricordata tra le città reali ispirate a un progetto ideale è [[Urbino]], con il suo [[palazzo Ducale di Urbino|Palazzo Ducale]], la cui grande e complessa concezione monumentale si risolveva, secondo la definizione di [[Baldassare Castiglione]], nella concezione di una «città in forma di [[palazzo]]».<ref name="FPignatti">Franco Pignatti, [http://www.italica.rai.it/rinascimento/categorie/citta.htm «Città rinascimentale»] (da Italica.[[RAI]].it).</ref><ref name="Dorfles169"/> Tale risultato si deve alla volontà del [[duca di Urbino|duca]] [[Federico da Montefeltro]], di inclinazioni culturali [[Umanesimo|umanistiche]], che volle espandere verso il basso il castello del suo [[Da Montefeltro|potente casato]], fino a congiungerlo a un'altra costruzione che insisteva su un livello altimetrico inferiore.
</ref><ref name="Dorfles169"/>. Tale risultato si deve alla volontà del [[duca di Urbino|duca]] [[Federico da Montefeltro]], di inclinazioni culturali [[Umanesimo|umanistiche]], che volle espandere verso il basso il castello del suo [[Da Montefeltro|potente casato]], fino a congiungerlo a un'altra costruzione che insisteva su un livello altimetrico inferiore.
 
L'intervento, nella sua ampiezza e complessità, fu affidato nella seconda metà del [[XV secolo|Quattrocento]] all'architetto [[Luciano Laurana]], esponente di quella schiera di intellettuali e artisti di cui il colto [[duca di Urbino]] amava circondarsi, raccogliendo attorno alla sua corte un vero e proprio cenacolo animato da figure di spicco come, oltre al già citato architetto, quelle di [[Piero della Francesca]], [[Francesco Laurana]], [[Leon Battista Alberti]] e [[Francesco di Giorgio Martini]].<ref name="Dorfles169"/>.
 
La complessa soluzione ideata da [[Luciano Laurana]], poi continuata da [[Francesco di Giorgio Martini]], lasciava spazio a una nuova monumentale piazza cittadina e a un [[Cortile d'onore di palazzo Ducale|cortile d'onore interno]], dalla rigorosa scansione geometrica, circondato da un [[chiostro]].<ref name="Dorfles169"/>. Alcuni elementi estetici di vaga [[architettura medievale|impronta medievale]] (come gli slanciati ''torricini'' o la [[merlatura]] dell'originario progetto, poi smantellata da [[Girolamo Genga]] alla metà del [[XVI secolo|secolo successivo]]) non travisano la matura razionalità di una concezione pienamente aderente alla sensibilità architettonica rinascimentale.<ref name="Dorfles169"/>.
 
=====Pienza=====
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{{vedi anche|Urbanistica di Pienza}}
Altro esempio di città ideale è [[Pienza]], in [[provincia di Siena|terra senese]], nata dalla [[Intervento edilizio|ristrutturazione]] del borgo di Corsignano (a poco più di 50&nbsp;km da [[Siena]]) per volere del [[papa Pio II]] [[Piccolomini]] che ne commissionò i lavori all'architetto [[Bernardo Rossellino]], seguace e collaboratore di [[Leon Battista Alberti]]. La ristrutturazione doveva inizialmente riguardare la sola piazza centrale, su cui si affacciano la [[Duomo di Pienza|cattedrale di Pienza]], la residenza del papa, la [[Palazzo Vescovile (Pienza)|locale sede vescovile]] e il [[Palazzo Pretorio (Pienza)|Palazzo Pretorio]], e per la quale fu messo in atto un particolare accorgimento prospettico, a segnare la stretta adesione alla regolarità geometrica rinascimentale la distanza dalla spontanea anarchia delle forme urbiche medievali: la piazza ebbe forma di trapezio, un espediente architettonico in grado di controbilanciare la convergenza prospettica delle linee verso l'[[Retta impropria|orizzonte]], esaltando il risalto conferito alla fabbrica del [[Duomo di Pienza|Duomo cittadino]].<ref name="Dorfles169">[[Gillo Dorfles]], Cristina Dalla Costa, Marcello Ragazzi, ''Storia dell'arte dalla [[Preistoria]] al [[XVII secolo|Settecento]]'', p. 169.</ref>.
 
L'intervento fu poi esteso al resto del borgo, fino a farne una perfetta residenza papale, improntata a un'omogenea visione architettonica, in cui la scansione orizzontale del lastrico pavimentato sembra rispecchiarsi sulla geometria regolare delle linee verticali dei prospetti dei palazzi, quasi assurgendo a [[modulo architettonico]].<ref name="Dorfles169"/>
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=====Ferrara=====
[[File:Ferrara 07-05 (67).jpg|thumb|Il [[Rivestimento murale|paramento]] [[bugnato]] di [[Palazzo dei Diamanti]], con l'originale e «imprevista» evidenziazione della [[parasta]] angolare e del [[balcone]] sporgente,<ref name="Argan307"/>, presso il monumentale ''Quadrivio degli Angeli''.]]
{{vedi anche|Addizione Erculea|Rinascimento ferrarese}}
 
Un altro progetto da non tralasciare è quello realizzato dall'architetto [[Biagio Rossetti]] nel [[1492]] per [[Ferrara]], prima città ad aver avuto un vero [[piano regolatore]] per opera degli [[Este]]nsi. La città divenne in quel periodo un importante centro [[umanesimo|umanistico]], ospitando alla [[Este|corte estense]] i maggiori poeti italiani del Quattrocento e [[XVI secolo|Cinquecento]], [[Matteo Maria Boiardo]], [[Ludovico Ariosto]] e [[Torquato Tasso]], nonché i grandi pittori del tempo, tra i quali [[Tiziano]], nella stagione del cosiddetto [[Rinascimento ferrarese]].
 
Rossetti esaminò i problemi della città padana e comprese la necessità di nuove [[cinta muraria|cinte murarie]] e di un maggior numero di abitazioni le esigenze di una popolazione in notevole crescita. Il suo progetto si basò sulla costruzione di una rete stradale sul modello delle città dell'[[antica Roma]] (due vie principali tra loro perpendicolari, parallelamente alle quali sarebbero state costruite tutte le altre: "città a scacchiera") e sull'inserimento degli edifici ducali e delle nuove mura. Ma per vari motivi (calo demografico, crisi economica, passaggio della città sotto il [[Stato Pontificio|dominio della Chiesa]]) i lavori rimasero incompiuti. Rimane tuttavia leggibile lo spirito profuso dall'artefice: l'[[Addizione Erculea|intervento additivo]] di Rossetti, come dimostrato da [[Bruno Zevi]]<ref>Quest'ultima asserzione è di [[Giulio Carlo Argan]], in ''Storia dell'arte italiana'', II vol., [[Sansoni editore]], 1978 (pag. 307).</ref> non può essere ricondotto a un'astratta e rigida applicazione pratica di elaborazioni teoriche vertenti sul tema ideale, ma nasce da uno studio metodico dell'impianto medievale, del quale si riconosce implicitamente il valore.<ref name="Argan307"/>. In Rossetti, l'avvertita necessità di un ampliamento dello sviluppo urbano si accompagna all'esigenza consapevole di mettere in atto un'"azione rigeneratrice" dell'impianto precedente.<ref name="Argan307">[[Giulio Carlo Argan]], ''Storia dell'arte italiana'', II vol., p. 307, [[Sansoni editore]], 1978.</ref><ref>[[Bruno Zevi]], ''Storia e controstoria dell'architettura in Italia'', [[Newton & Compton]], 1997.</ref>. Con queste premesse l'architetto dà vita a una «spazialità urbana che [...] tiene conto di un'idea di spazio [...] [''quale''] poteva dedursi dall'opera dei grandi pittori ferraresi: [[Cosmè Tura]], [[Francesco del Cossa]], [[Ercole de' Roberti]], [...] una spazialità indipendente da premesse prospettiche assolute [...] e in nessun modo omogenea o geometrizzata, anzi fatta di rapidi, sorprendenti passaggi di grandezze: contratte strettoie e spalancate aperture, fughe di linee e dilatarsi di atmosfere [...], scarti, deviazioni, direzioni plurime convergenti, divergenti, incrociate».<ref name="Argan307"/>
 
=====Acaya=====
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[[File:Terra del sole foto aerea.jpg|thumb|[[fotografia aerea|Veduta aerea]] di [[Terra del Sole]]]]
 
[[Terra del Sole|Terra del Sole-Eliopoli]] è una [[città fortificata]] [[città di fondazione|costruita ''ex novo'']] da [[Cosimo I de' Medici]] nell'[[enclave]] [[Romagna Toscana|romagnola]] del [[Granducato di Toscana]], a pochi chilometri da [[Forlì]], in funzione di una precisa politica di difesa dei confini, attuata da Cosimo attraverso un piano di consolidamento del potere territoriale.<ref name="MuseoGalileo">[http://brunelleschi.imss.fi.it/mediciscienze/imed.asp?c=70005 I Medici e la scienza], dal sito del [[Museo Galileo]].</ref>.
 
Nel quadro delle fortificazioni cosimiane, Terra del Sole ha tratti fortemente specifici, pensata non solo come fortezza ma anche come minuscola "città": simbolo (fin dal nome, così evidentemente legato al mito solare ricorrente nell'ideologia del [[Principato (diritto)|Principato]]) e luogo concreto della sovranità ducale, eretto laddove questa aveva termine, nella [[Stato Pontificio|pianura pontificia]] dominata da un centro cittadino ben più antico e più reale, quello di [[Forlì]], e sintesi del granducato in [[Romagna Toscana|terra romagnola]].<ref name="Elena Fasano Guarini">Elena Fasano Guarini, la Provincia di Romagna nel Granducato di Toscana, Archivio toscano in Romagna - Inventario dell'Archivio storico di Castrocaro Terme e Terra del Sole, IBC E.R., ed. Analisi, Bologna 1989.</ref>.
 
[[Terra del Sole]] era destinata a diventare la nuova prestigiosa sede degli "uffizi" medicei nella [[Romagna Toscana]], struttura urbana che doveva assolvere a molteplici funzioni: amministrative, giudiziarie, militari, religiose e commerciali.<ref name="Cronache Castellane">''Cronache Castellane'', n. 162, anno 2006.</ref>. Nel nuovo insediamento Cosimo trasfuse la sua esperienza di soldato e principe e le sue conoscenze sull'evoluzione dell'[[ingegneria militare]]: sapeva del ''[[castrum]]'' romano e apprezzava i modelli di [[fortezza]] [[bastione|bastionata]], distingueva le strutture belliche studiate per le [[balestra (arma)|balestre]] e l'[[arma bianca]] da quelle in cui difesa e offesa si fondavano sull'artiglieria. [[Baldassarre Lanci]], [[Giovanni Camerini (architetto)|Giovanni Camerini]], [[Bernardo Buontalenti]] e [[Girolamo Genga]], furono gli artisti e egli architetti incaricati di eseguire le sue idee.
 
A [[Terra del Sole]] le fortificazioni erano adeguate ai tempi, come [[fortificazione alla moderna]], e alle nuove tecniche militari e [[Poliorcetica|ossidionali]]. Così come per le altre fortezze volute da [[Cosimo I de' Medici|Cosimo]] a difesa del [[Granducato di Toscana|Granducato]], le lunghe cortine e le torri furono sacrificate in favore di quattro bastioni angolari, muniti di orecchioni al fine di proteggere, con bocche da fuoco poste nelle cannoniere, le [[Scarpa (architettura)|scarpe]] delle cortine costruite in [[terra battuta]], armate con palificate, e rivestite in [[laterizio]].<ref name="Cronache Castellane"/>.
 
«[[Terra del Sole]] può essere considerata, con [[Palmanova]], come la più compiuta espressione della nuova modellistica urbana che si impone in Italia nel cinquecento, per diretta influenza delle teorizzazioni e delle concrete esperienze degli ingegneri militari».<ref name="EGuidoni123">Enrico Guidoni, ''L'arte di progettare le città'', pag. 123, Ed. Kappa, 1992.</ref>
 
=====Sabbioneta=====
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* Franco Pignatti, [http://www.italica.rai.it/rinascimento/categorie/citta.htm «Città rinascimentale»] e [http://www.italica.rai.it/rinascimento/parole_chiave/schede/citta_ideale.htm «Città ideale»], [http://www.italica.rai.it/rinascimento/categorie/palazzo.htm «Palazzo rinascimentale»] (da Italica.[[RAI]].it)
*Paola Cosentino, [http://www.italica.rai.it/rinascimento/cento_opere/alberti_architectura.htm Il ''De re aedificatoria''] di [[Leon Battista Alberti]] (da Italica.[[RAI]].it)
* [[Moshe Barasch]], [http://xtf.lib.virginia.edu/xtf/view?docId=DicHist/uvaBook/tei/DicHist1.xml;chunk.id=dv1-52;toc.depth=1;toc.id=dv1-52;brand=default «The City»], dal ''Dictionary of the History of Ideas. Studies of Selected Pivotal Ideas'', (Vol. I: ''Abstraction in the Formation of Concepts''-''Design Argument'', pp. 427-434&nbsp;427–434) dal sito dell'[[Università della Virginia]]
 
== Voci correlate ==