Chang Cheh: differenze tra le versioni

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Per i suoi film si ispira agli [[Western all'italiana|spaghetti western]] [[italia]]ni ed ai film di [[samurai]] [[giappone]]si, su diretta raccomandazione del produttore Run Run Shaw, dal momento che i due suddetti generi stranieri erano quelli che più successo riscuotevano a Hong Kong. I combattimenti violenti, il sangue abbondante e di un color porpora acceso, si contrappongono a personaggi complessi, paladini dell'[[etica]] cinese ed immersi nell'[[Poema epico|epica]] classica. Sono eroi votati alla distruzione, ma sempre per una buona causa.
 
Negli [[Anni 1970|anni settanta]] scoppia la mania per i [[film di arti marziali]], a cui Cheh non può sottrarsi e della quale in un certo senso è stato inventore col suo ''Vengeance'', del 1970. Cambiano i mezzi (dalle spade del ''[[wuxia]]'' si passa alle mani nude del [[Film gongfu|gongfupian]]) ma i concetti sono sempre gli stessi. Eroi senza macchia che lottano per difendere gli ideali in cui credono. È del 1975 ''[[I giganti del karate]]'' (''Hong quan yu yong chun'' o ''Martial Arts of Shao Lin''), ennesima rielaborazione dell'ultimo periodo del monastero [[Shàolín-sì|Shaolin]] prima della distruzione. Il film, oltre a mostrare tutti gli schemi marziali canonici del genere, aggiunge una forte dose di patriottismo al racconto. Questo è infatti un elemento caro a Cheh, presente anche nei precedenti ''[[Boxer Rebellion]]'' (''Pa kuo lien chun'') per raccontare la [[Ribellione dei Boxer]] del [[1900]], e ''[[L'inferno dei mongoli]]'' (''Ma Ko Po Lo'' o ''Four Assassins'') per raccontare la storia di [[Marco Polo]] dal punto di vista cinese. ambedue del 1974 e con la partecipazione dell'attore americano naturalizzato italiano Richard Harrison.
 
Cheh gira film con una forte dose di violenza, ma è proprio questa che permette alla [[Studio Shaw|Shaw Brothers]] di vendere i suoi titoli in tutto il mondo. Le richieste infatti arrivano sempre più pressanti da tutti i Paesi. Per il numero dell'agosto [[1973]] della rivista ''L'Europeo'', la giornalista [[Firenze|fiorentina]] [[Oriana Fallaci]] intervista Run-Run Shaw che le dice: «''Il drago si scatena'' mi costò la ragguardevole somma di 400.000 dollari e c'era il protagonista, Chen Kuan Tai che combatteva per venti minuti con un'ascia conficcata nel fegato». (brano dell'intervista riportato in ''Bruce & Brandon Lee: nel nome del Drago'' di [[Lorenzo De Luca]]). Nel medesimo articolo la Fallaci intervista anche Chang Cheh in persona, il quale afferma di essere un comunista deluso e sostiene che i suoi film, nel loro tono disperato e pessimista, nascono proprio dalla sua delusione politica e dal suo disgusto verso la società di Hong Kong, il cuo establishment vessa i poveracci ("''ribellarsi è una necessità e farlo con violenza, una virtù''", sentenzia il regista). Cheh rivela inoltre alla Fallaci di preferire, da sspettatore, un altro genere di cinema e cita "Messaggero d'amore" (''[[Messaggero d'amore]]'', di [[Joseph Losey]]).