Don Ferrante (personaggio): differenze tra le versioni

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{{S|personaggi letterari}}
Don Ferrante(personaggio) è il marito di donna Prassede. Figlio di don Rodrigo partecipa al rapimento di Lucia la prima volta nella notte degli intrighi e degli inganni. Insieme al griso entra nella casa di Agnese perlustrando la e cercando Lucia. È molto importante perché è l'unico che presenta un po' di cultura nel villaggio di don Rodrigo. Infatti ha una raccolta di 405 libri(numerossisimi all'epoca) tra i quali spiccano lulic 71 e la spada nella roccia. Il suo preferito è "DOMANI PRENDI 3 A ITA"
{{Citazione|[...] uomo di studio, non gli piaceva né di comandare né d’ubbidire}}
{{Personaggio
|medium = letteratura
|universo = [[I promessi sposi]]
|saga =
|sottotipo = <!-- alter ego (cancella questa riga in tutti gli altri casi) -->
|lingua originale =
|autore = [[Alessandro Manzoni]]
|autore nota =
|autore 2 =
|autore 2 nota =
|nome =Don Ferrante
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|cognome traslitterato =
|cognome italiano =
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|etichetta = <!-- divisione di una casa editrice -->
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|editore nota =
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|studio nota =
|data inizio =
|prima apparizione = [[Fermo e Lucia]]
|prima apparizione nota =
|ultima apparizione = [[I promessi sposi]]
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|editore Italia nota =
|etichetta Italia =
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|prima apparizione Italia nota =
|sesso = M
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|razza = umano
|etnia = italiano
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|abilità = <!-- *prima abilità
*seconda abilità
*... -->
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*secondo parente
*... -->
|attore = <!-- primo attore a interpretarlo in assoluto (seguono altri in ordine cronologico) -->
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|attore 3 nota = <!-- fino a 10 attori... -->
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|immagine default = <!-- Se si imposta "no", fa in modo che non venga mostrata l'immagine che compare automaticamente se il parametro immagine viene lasciato vuoto -->
|posizione template = <!-- da solo (default) / testa / corpo / coda -->
|incipit = no
}}
'''Don Ferrante''' è il marito di [[donna Prassede]] nel romanzo ''[[I Promessi Sposi]]'' di [[Alessandro Manzoni]] e riveste un ruolo secondario nello svolgimento della vicenda.
 
Manzoni lo ritrae con i tipici caratteri dell'erudito secentesco, immerso nello studio morboso di qualsiasi disciplina, dalla [[storia]] alla [[scienza]] alla [[medicina]] alla [[filosofia]].
Tuttavia, vengono ironicamente sottolineati la sua profonda passione per studiosi oggi dimenticati e i pungenti giudizi verso quelli che oggi sono considerati i grandi capostipiti della filosofia; nella descrizione della sua grande biblioteca, appare più volte il nome del Cardano, e il nobiluomo considera [[Aristotele]] semplicemente "il filosofo" e il Machiavelli un "mariolo".
 
È l'eroe e il martire della dottrina inutile e della logica formale; è l'uomo della biblioteca vissuto nel secolo delle biblioteche e delle accademie; e ha la dottrina grossa dell'età sua. Non ragiona, ma ritiene a memoria, è un paralitico della volontà e dell'intelligenza. Comico per la serietà con cui parla di corbellerie, è però rispettabile ed onesto per la sua fede nel sapere. Lo studio è, per lui, il riempitivo dell'ozio, la necessità di fare o di apparire qualche cosa semplicemente.<ref>[[Eugenio Donadoni]], ''Dizionario letterario Bompiani'', VIII, pp. 253-254.</ref>
 
Le sue principali passioni sono comunque l'[[astrologia]] e la [[cavalleria]]; per ciò che riguarda la prima disciplina, possedeva soltanto nozioni generiche ma ne sapeva parlare a proposito: infatti, pensa che tutti gli eventi sul mondo terreno siano causati dall'influenza degli [[Astro (astronomia)|astri]] e, quando si scatena il contagio della [[peste]], non vi crede, formulando strane antitesi astrologiche e soprattutto filosofiche. Alla fine, però, morirà proprio per questa causa, maledicendo le stelle "come un eroe di Metastasio".
 
==Note==