Rosolino Pilo: differenze tra le versioni

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m marcia di Rosolino Pilo da Messina a Carini e poi a Piana degli Albanesi
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A Genova incontrò [[Carlo Pisacane]] aderendo con entusiasmo al suo progetto di guerriglia che sarebbe partito da [[Sapri]] per sollevare la [[Campania]] e giungere a [[Napoli]].
Un primo tentativo si ebbe il 6 giugno [[1857]], si imbarcò su un battello diretto verso l'[[isola di Montecristo]] con diversi guerriglieri e col carico delle armi utili alla spedizione, precedendo la partenza di Carlo Pisacane. L'intesa con Pisacane prevedeva il loro ricongiungimento sull'isola. Durante la traversata, però fu travolto da una tempesta che lo costrinse, per alleggerire lo scafo, a gettare fuoribordo l'armamento. Pilo dovette far ritorno a Genova per avvisare gli altri cospiratori e non compromettere l'intera missione.
 
Il tentativo definitivo iniziò con la partenze di Pisacane e i suoi, il 25 giugno. Pilo si occupò nuovamente del trasporto delle armi e partì il giorno dopo a bordo di alcuni pescherecci, con l'accordo di unirsi a Pisacane successivamente. Ma, anche questa volta, per sfortuna o per inesperienza come navigatore, Pilo finì per sbagliare rotta e, non potendo più raggiungere Pisacane, tornò a Genova lasciandolo senza i rinforzi e le armi che erano a lui necessarie. A Genova, Pilo e Mazzini, non poterono altro che attendere fiduciosi notizie dal Sud Italia. Il governo piemontese, nel frattempo, attuò misure repressive nei confronti dei cospiratori e Mazzini dovette far ritorno a [[Londra]], mentre Pilo riuscì a rifugiarsi a [[Malta]].
 
Alla notizia di insurrezioni popolari a Palermo e le prime voci di una spedizione di [[Giuseppe Garibaldi]] alla guida de[[i Mille]], il 28 marzo [[1860]], Rosolino, insieme a [[Giovanni Corrao]]<ref>Imbarcandosi a Genova sulla [[tartana]] “Madonna del Soccorso” di Silvestro Palmerini, comandata da [[Raffaello Motto]]</ref>, si affrettò a tornare nella sua [[Sicilia]] dove sbarcò il 10 aprile a [[Messina]] incontrandosi qui con esponenti della borghesia locale ostile ai Borboni. Quindi iniziò una marcia verso Palermo, e giunto a [[Carini]] il 18 aprile arringò i patrioti locali, e quindi dopo la loro sconfitta in quello che passò alla storia come [[Rivolta della Gancia|Lolo scontro di Carini]], si ritirò il 20 aprile a [[Piana dei Greci]], ed ivi organizzarono un gruppo di volontari di un migliaio di uomini. Dopo la [[battaglia di Calatafimi]], ricevette il 17 aprile una lettera di Garibaldi che lo invitava a svolgere azioni diversive contro le truppe borboniche. Così fece e con Giovanni Corrao impegnò le truppe borboniche a [[San Martino delle Scale]], contemporaneamente alla colonna garibaldina che [[Rivolta della Gancia|marciava su Palermo]], avanzò dal lato opposto verso la città, ma, in uno scontro a fuoco, colpito da una pallottola alla nuca,
<ref>{{cita news|url=http://archivio.siciliainformazioni.com/cultura-arte/centocinquanta-anni-fa-il-giallo-della-morte-di-rosolino-pilo/html?ref=search|titolo=Centocinquantanni fa il giallo della morte di Rosolino Pilo|pubblicazione=Sicilia Informazioni.com ARCHIVIO STORICO|data=11-9-2010|accesso=29 aprile 2016}}</ref>
cadde sei giorni prima della conclusione dell'[[insurrezione di Palermo (1860)|Insurrezione di Palermo del maggio 1860]], presso il Monte delle Neviere di [[San Martino delle Scale]].<ref>{{Cita|Pieri|p. 664}}</ref> Il 24 agosto 1860 la salma fu traslata dall'Abbazia di San Martino delle Scale (dove era stato sepolto nella cappella centrale di San Gregorio a cura dell’abate del convento di S. Martino padre Luigi Castelli dei Principi di Torremuzza, legato da vincoli di parentela con lo stesso Pilo), alla [[Chiesa di San Domenico (Palermo)|Chiesa di San Domenico]], il Pantheon di Palermo. Un monumento dello scultore Rosario Bagnasco gli fu eretto nel 1878, inoltre un cippo onora la sua memoria presso la [[Villa Garibaldi]] di [[Piazza Marina]] a Palermo, ed ancora, proprio sul luogo della sua morte, sotto la più alta cima del Monte delle Neviere, fu eretto un monumento in suo onore.