Cistercensi della stretta osservanza: differenze tra le versioni

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=== L'espansione della riforma ===
La riforma introdotta da Rancé venne approvata con i [[breve apostolico|brevi]] papali del 2 agosto [[1677]] e del 23 maggio [[1678]]. I monaci di La Trappe aumentarono di numero, ma Rancé non volle fare nuove fondazioni: ciò nonostante, altre prestigiose abbazie cistercensi adeguarono le loro regole al modello di La Trappe, come [[Abbazia di Sept-Fons|Sept-Fons]], [[Abbazia di Notre Dame d'Orval|Orval]] e [[Abbazia di Notre-Dame de Tamié|Tamié]]. Solo nel [[1704]], su invito del granduca [[Cosimo III de' Medici]], il nuovo abate di Notre-Dame de La Trappe, [[Jacques de la Cour]], inviò dei monaci in [[Toscana]] per ridare vita all'abbazia di [[Badia del Buonsollazzo|Buonsollazzo]], da cui trasse nuova linfa anche quella di [[Abbazia di Casamari|Casamari]] ([[1717]]).<ref name="DIP1"/>
 
Con la [[rivoluzione francese|Rivoluzione]] ai monaci di La Trappe venne proibito di ricevere nuovi [[noviziato|novizi]]: per evitare l'estinzione dell'ordine, [[Agostino de Lestrange]] ([[1754]]-[[1827]]), maestro generale dei novizi, inviò una supplica al senato di [[canton Friburgo|Friburgo]] che il 13 marzo [[1791]] l'autorizzò a fondare una comunità di non più di ventiquattro membri in territorio [[Svizzera|elvetico]]: Lestrange e i suoi compagni lasciarono La Trappe nascosti in un carro il 1º giugno [[1791]] e raggiunsero clandestinamente la Svizzera, dove si insediarono nella certosa abbandonata della [[Certosa della Valsainte|Valsainte]]. La Valsainte venne eretta in abbazia il 30 settembre [[1794]] e divenne casa madre di numerose altre fondazioni: di [[Santa Susanna (Spagna)|Santa Susanna]] in [[Aragona]], del [[Monte Bracco]] e di [[Sordevolo]], in [[Piemonte]], di [[Westmalle]], in [[Belgio]], di [[Lulworth]], in [[Inghilterra]]; a [[Sembrancher]] venne fondato il primo monastero di religiose [[Monache Cistercensicistercensi della Strettastretta Osservanzaosservanza|trappiste]].<ref name="DIP2">J. O'Dea, in ''DIP'', vol. II ([[1975]]), coll. 1103-1104.</ref>
 
Nel [[1798]], mentre la [[Francia]] minacciava l'invasione della Svizzera, i trappisti si rifugiarono in [[Russia]] dove lo zar [[Paolo I di Russia|Paolo I]], in nome della sua amicizia con la principessa [[Luisa Adelaide di Borbone-Condé]] (divenuta monaca trappista), concesse ai monaci di creare cinque monasteri. Sotto [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]], nel [[1805]] i trappisti poterono fare ritorno in patria, dove fondarono le abbazie di [[Abbazia di Notre-Dame de Grosbot|Grosbot]] e quella sul [[Colle del Monginevro]], ma poi il 28 luglio [[1811]] videro soppressi tutti i loro monasteri nel territorio dell'[[Primo Impero francese|impero]] (sopravvissero solo i monasteri di Lulworth, [[Maiorca]] e [[Betfade]], negli [[Stati Uniti d'America]]).<ref name="DIP2"/>
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L'[[abito religioso|abito]] è costituito da una tunica bianca, simbolo di purezza d'animo, e da uno [[scapolare]] nero, simbolo della vita contemplativa, sul quale è indossata una cintura di cuoio, in segno di penitenza: l'abito è, quindi, segno di purezza che deve andare di pari passo con la contemplazione e che non può essere conservata senza penitenza.<ref>G. Rocca, in ''La sostanza dell'effimero...'' (op.cit.), pp. 221-223.</ref>
 
I monasteri trappisti (detti anche "trappe") sono presenti in [[Europa]] ([[Austria]], [[Belgio]], [[Bosnia]], [[Repubblica Ceca|Cechia]], [[Danimarca]], [[Francia]], [[Germania]], [[Irlanda]], [[Italia]], [[Paesi Bassi]], [[Regno Unito]], [[Spagna]]), nelle [[America|Americhe]] ([[Argentina]], [[Brasile]], [[Canada]], [[Cile]], [[Repubblica Dominicana]], [[Ecuador]], [[Messico]], [[Stati Uniti d'America]], [[Venezuela]]), in [[Africa]] ([[Angola]], [[Benin]], [[Camerun]], [[Repubblica Democratica del Congo|Congo]], [[Madagascar]], [[Marocco]], [[Nigeria]], [[Ruanda]], [[Uganda]]), in [[Asia]] ([[Filippine]], [[Giappone]], [[Abbazia della Madonna della gioia|Hong Kong]], [[India]], [[Indonesia]], [[Israele]], [[Taiwan]]) e [[Oceania]] ([[Australia]], [[Nuova Zelanda]]).<ref>{{cita web|url=http://www.ocso.org/index.php?option=com_mtree&Itemid=88&lang=en|titolo=O.C.S.O. Geographical Regions|accesso=16- ottobre 2010}}</ref> L'abate generale dell'ordine (eletto a vita ma tenuto a dimettersi al compimento del suo settantacinquesimo anno di età) risiede presso la casa [[moderatore supremo|generalizia]] di viale Africa a [[Roma]].<ref name="Ap"/>
 
Alla fine del [[2008]], l'ordine contava 97 case e 2.088 [[religioso (cristianesimo)|religiosi]], dei quali 851 [[presbitero|sacerdoti]].<ref name="Ap"/>
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== Bibliografia ==
* ''Annuario Pontificio per l'anno 2010'', [[Libreria editrice vaticana|Libreria Editrice Vaticana]], [[Città del Vaticano]] 2010. ISBN 978-88-209-8355-0.
* Guerrino Pelliccia e Giancarlo Rocca (curr.), ''Dizionario degli Istituti di Perfezione'' (DIP), 10 voll., Edizioni paoline, Milano 1974-2003.
* Giancarlo Rocca (cur.), ''La sostanza dell'effimero. Gli abiti degli ordini religiosi in Occidente'', Edizioni paoline, Roma 2000.