Putsch di agosto: differenze tra le versioni

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Dodici dei paesi già facenti parte dell'[[Unione Sovietica|URSS]] erano prossimi alla firma, la [[Federazione Russa]], l'[[Ucraina]], la [[Bielorussia]], la [[Moldavia]], la [[Georgia]], l'[[Armenia]], l'[[Azerbaigian]], il [[Kazakistan]], il [[Turkmenistan]], il [[Kirghizistan]], l'[[Uzbekistan]] ed il [[Tagikistan]]. Solo si esclusero le [[Repubbliche Baltiche]], ovvero, [[Lituania]], [[Lettonia]] ed [[Estonia]], che, dopo più di cinquant'anni, ebbero l'attesa possibilità di liberarsi dall'[[Occupazione sovietica delle repubbliche baltiche|occupazione sovietica]] e di riconquistare l'indipendenza.
 
D'altronde, pochi mesi prima, oltre il 70% dei cittadini sovietici chiamati alle urne, aveva espresso il proprio sostegno ad una rinnovata Unione. Il [[Segretario del PCUS]], nonché [[Presidente dell'Unione Sovietica]], aveva deciso di prepararsi al gravoso impegno riposandosi a [[Capo Foros]], nella [[Dacia (abitazione)|dacia]] presidenziale in [[Penisola di Crimea|Crimea]].
 
Era il 19 agosto quando, su ordine di alti gradi del Partito, timorosi delle incombenti novità, Gorbačëv veniva trattenuto contro la sua volontà<ref>"I golpisti mi isolarono ermeticamente dal mondo esterno - sia dal mare che da terra - sottoponendomi in sostanza a una pressione psicologica. Isolamento completo. Quando già ero rientrato a Mosca, sono venuto a sapere che a tal fine un reparto di truppe di frontiera e un gruppo di guardacoste furono posti direttamente sotto i comandi di Plekhanov e Gheneralov (il suo vice). Con me erano rimasti i 32 uomini della scorta. Ben presto venni a conoscere da che parte avevano scelto di stare. Avevano deciso di resistere sino alla fine, per cui divisero la residenza in tanti settori di difesa e assegnarono un posto a ciascuno": [[Mikhail Gorbaciov]], ''IL GOLPE DI AGOSTO. Che cosa è successo, che cosa ho imparato'', ARNOLDO MONDATORI EDITORE, 1991, ISBN 88-04-35690-1.</ref> in [[Crimea]], non potendo quindi recarsi alla sigla del nuovo accordo federativo: era l'inizio del tentativo di colpo di Stato che, a dispetto delle intenzioni tanto degli autori, quanto delle vittime, avrebbe condotto ad un risultato impensabile fino a poco tempo prima: la dissoluzione dell'[[Unione Sovietica]].
 
I golpisti erano personaggi di spicco della politica sovietica: il capo del [[KGB]] [[Vladimir Krjučkov]], il ministro degli Interni [[Boris Pugo]], il ministro della Difesa [[Dmitrij Timofeevič Jazov|Dmitrij Jazov]], il vicepresidente dell'URSS [[Gennadij Janaev]], il [[primo ministro]] [[Valentin Sergejevič Pavlov|Valentin Pavlov]], il capo della segreteria di Gorbačëv, [[Valerij Boldin]]. Il loro intento era chiaro: preservare l'Unione dall'insorgere delle [[nazionalità]], impedire un alleggerimento del potere centrale, preservare il primato del [[PCUS]].