Basilica di Santo Stefano Rotondo al Celio: differenze tra le versioni

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L'edificio, privo di un clero regolare, continuò ad essere trascurato e nel [[1420]] la chiesa venne descritta come ''basilica disrupta'' e se ne giunse a interpretare i resti come quelli di un tempio dedicato al dio Fauno. La convinzione che la chiesa derivasse dalla riutilizzazione di un edificio romano durò fino al XIX secolo<ref name="V.Volta, Op. cit., 2008">V.Volta, ''Op. cit.'', 2008.</ref>, così come la denominazione di "Tempio di Bacco".
 
[[Papa Niccolò V]] ([[1447]]-[[1455]]) affidò il restauro completo dell'edificio allo scultore e architetto [[Firenze|fiorentino]] [[Bernardo Rossellino]], che rifece le coperture e il pavimento, rialzandone la quota, collocò al centro dell'edificio un altare marmoreo, eliminò definitivamente il cadente ambulacro esterno e tamponò con un muro le colonne del secondo anello con un robusto cilindro murario che corrisponde all'attuale parete esterna dell'edificio. Dei bracci della croce greca ne rimase quindi uno solo utilizzato come vestibolo in corrispondenza dell'atrio<ref name="V.Volta, Op. cit., 2008"/>. Alcuni autori hanno ipotizzato un ruolo progettuale anche di [[Leon Battista Alberti]].
 
Nel [[1613]] sull'altare venne collocato un alto [[tabernacolo]] di legno intagliato, oggi scomparso.