Gas illuminante: differenze tra le versioni

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Il gas illuminante veniva distribuito lungo le strade tramite sistemi di tubazioni per garantire l'illuminazione pubblica notturna. Inizialmente i [[lampione|lampioni]] contenevano unicamente dei [[bruciatore|bruciatori]] (o "becchi") dai quali fuoriusciva il gas e dava origine ad una [[fiamma]] per diffusione. La [[luminosità]] era prodotta in massima parte dalle impurità carboniose (o "polverino") sospese nel gas che incendiandosi emettevano una luce brillante caratteristica.
 
Poiché taliqueste impurità erano causa di incrostazioni e depositi lungo le tubazioni ed i becchi stessi (obbligando i gasisti a quotidiane operazioni di manutenzione), si misero a punto tecniche di depurazione sempre più perfezionate.
 
[[File:Gazometro di firenze 02.JPG|thumb|Un tipico scheletro di [[gasometro]]]]
 
Allo stesso tempo, laLa diffusione della [[corrente elettrica]] favorì l'uso dell'illuminazione elettrica, per cui il gas, (purificato quasi completamente dalle particelle carboniose)carbonio, trovò altri impieghi, per esempio nelle (cucine, negli scaldacqua, nei ferri da stiro, nei tostacaffè, ecc.)
 
I lampioni vennero dotati di combustori "a reticella" con luminescenza termoindotta di alcuni materiali {{Senza fonte|(adcome per esempio l'[[ossido di torio]]),}} icombustori quali,che grazie al consumo ridotto, garantivano un'efficienza decine di volte superiore a quella ottenibile con la fiamma libera del gas illuminante.
 
La successiva distribuzione di [[gas naturale]], in prevalenza [[metano]], ha portato alla pressoché scomparsa del primitivo uso del ''gas di città''. Ancor oggi nelle periferie di alcune città è possibile vedere i tipici scheletri metallici dei vecchi [[gasometro|gasometri]].
Ancor oggi nelle periferie di molte città è possibile vedere i tipici scheletri metallici dei vecchi [[gasometro|gasometri]].
 
== Bibliografia ==