Villa dei Papiri: differenze tra le versioni

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L'ingresso, che affacciava direttamente sul mare, è preceduto da un portico con colonne, simile a quello di [[Villa dei Misteri]] a [[Scavi archeologici di Pompei|Pompei]]<ref name="p263"/>, e pavimentato con mosaico con tessere bianche e nere<ref name="p4">{{Cita|Guidobaldi|p. 4|Guidobaldi, 2003}}.</ref>; si accede quindi all'atrio che presenta un ''impluvium'' contornato da undici statuette utilizzate come fontane e sul quale si aprono diversi ambienti, pavimentati a mosaico, anche se in alcuni punti asportato durante le esplorazioni [[Borbone di Napoli|borboniche]], e decorazioni parietali con affreschi in [[secondo stile]]<ref name="p4"/>, risalenti quindi al periodo di costruzione della villa. Il peristilio, lungo cento metri e largo trentasette, con affreschi in [[quarto stile]], ha un [[giardino]] contornato da un portico con sessantaquattro colonne ed al centro una [[piscina]]: nell'ambulacro, al momento dello scavo, furono ritrovate numerose statue in marmo e bronzo, alcune delle quali spostate dalla loro posizione originale per via dei lavori di restauro, oggi esposte al [[museo archeologico nazionale di Napoli]], come il ''Satiro ebbro'', ''[[Hermes in riposo]]'', ''Pan con la capra'', un'erma raffigurante probabilmente [[Lucio Anneo Seneca]] ed i ''Corridori''.
[[File:Corridori-villa-papiri-ercolano.jpg|thumb|left|Le statue dei Corridori]]
Intorno al peristilio si aprono altri ambienti tra cui la biblioteca ed il tablino: nella prima furono rinvenuti milleottocentoventisei rotoli di papiro carbonizzati, custoditi in alcune casse ed avvolti in scorze di legno, alcuni dei quali andati perduti o perché originariamente creduti semplici pezzi di carbone o andati distrutti durante la fase di srotolamento per effettuarne una possibile lettura. Le prime interpretazioni dei papiri, per lo più scritti in [[Lingua greca antica|greco]] e solo pochi in [[Lingua latina|latino]]<ref name="CIR"/>, furono dovute a Camillo Paderni e all'abate Antonio Piaggio, il quale aveva creato una macchina simile ad un telaio per il loro studio<ref name="hercu"/>, mentre in seguito venne fondata l'Officina dei Papiri Ercolanensi, trasferita poi alla [[Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III]], nel [[Palazzo Reale di Napoli]]<ref>{{Cita|Porzio|p. 58}}.</ref>: quelli studiati trattano quasi tutti di [[Epicureismo|filosofia epicurea]], in larga parte realizzati da Filodemo da Gadara<ref name="p262"/>, una piccola parte, quelli in latino, della guerra tra [[Marco Antonio]] e [[Cleopatra VII]] contro [[Augusto]], tratta da un'opera chiamata ''De bello Actiaco''<ref name="CIR"/>, ma molti altri tuttavia devono essere ancora analizzati<ref name="hercu"/>; negli anni 2010 diversi papiri sono stati studiati tramite [[tomografia]]<ref>{{cita web|url=http://arxiv.org/abs/1602.08071|titolo=Lo studio dei papiri|lingua=en|accesso=26 agosto 2016}}</ref>. Nel corso degli anni Nelnel tablino, a forma di [[esedra]], che riproduceva l<nowiki>'</nowiki>''ephebeum'' di un ginnasio [[Grecia antica|greco]], furono ritrovate opere scultoree sia in bronzo che in marmo, come un busto femminile, due busti di flamine e riproduzioni del ''Clamidato'', dell<nowiki>'</nowiki>''Eracle'' di [[Policleto]], dell<nowiki>'</nowiki>''Efebo'' e di ''Athena Promachos''<ref name="p3"/>: nella Villa dei Papiri sono state rinvenute un totale di ottantasette statue, di cui cinquantotto in bronzo ed il restante in marmo<ref name="p262"/>, realizzate nel I secolo a.C., rifacendosi a quelle greche, risalenti al IV e al III secolo a.C.<ref name="p2"/>.
 
Un lungo viale conduce ad un belvedere con pavimento in marmi policromi, asportato per essere conservato prima alla [[reggia di Portici]], poi al museo nazionale; la villa era dotata anche di un impianto idrico a servizio delle numerose vasche, fontane e bagni. Tra i vari reperti ritrovati, ci sono ami, cumuli di grano, lucerne ed una meridiana in bronzo, con intarsi in argento<ref name="p263"/>.