Tiberio Sempronio Longo (console 218 a.C.): differenze tra le versioni

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Nel gennaio del [[217 a.C.]] Sempronio ritornò a Roma sia per supervisionare le elezioni dei nuovi consoli, ma soprattutto per appoggiare la candidatura di [[Gaio Flaminio Nepote]]<ref>{{cita|Livio|XXI, 15}}</ref>.
Dopo l'elezione di Flaminio, ritornò al campo invernale delle sue legioni,<ref>{{cita|Livio|XXI, 63}}.</ref> dove la sua permanenza non fu per nulla tranquilla. Al contrario dovette per due volte fronteggiare l'armata cartaginese [[Battaglia di Piacenza (217 a.C.)|riuscendo a resistere ai continui attacchi]] del nemico.<ref>{{cita|Livio|XXI, 57 e 59}}.</ref>
 
Nel 215 a.C., Sempronio si scontrò con [[Annone (figlio di Bomilcare)|Annone]] a [[Grumentum]] (in [[Lucania]], attuale [[Basilicata]]). L'esercito di Sempronio fece 2.000 morti nelle linee nemiche e più di 280 prigionieri, cacciando Annone dalla Lucania verso il [[Bruttium]] (attuale [[Calabria]]) e permettendo quindi a Roma di riconquistare e mettere a ferro e fuoco (poiché avevano parteggiato per Annibale) le città di ''[[Vercellium]]'' (probabilmente l'attuale [[Circello]], in [[provincia di Benevento]]), ''[[Vescellium]]'' (probabilmente l'attuale [[Serra Viscilli]]) e ''[[Sicilinum]]'' (che qualcuno ha identificato con [[Ciciliano]] ad Est di [[Tivoli]]). Più di 5.000 prigionieri furono venduti all'asta, il resto del bottino fu distribuito ai soldati e l'esercito venne ricondotto a [[Luceria]].<ref>{{cita|Livio|XXIII, 37.10-13}}.</ref>