Otone: differenze tra le versioni

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La guerra con Vitellio era, però, ormai inevitabile e le armate dalla Germania erano già arrivate sulle [[Alpi]].<ref>{{cita|Svetonio, ''Vite dei Cesari''|''Otone'', VIII}}; {{cita|Garzetti 1974|pag. 205}}.</ref> Otone decise quindi di organizzare un esercito e diede grandi poteri al [[prefetto del pretorio]] [[Licinio Proculo]].<ref name="TacHist1.87">{{cita|Tacito, ''Historiae''|I, 87}}.</ref> Il 14 marzo l'imperatore, spaventato da prodigi e presagi negativi,<ref name="SvOt8" /> partì verso il Nord alla testa delle sue truppe, per impedire all'esercito di Vitellio di entrare in Italia.<ref name="TacHist1.90">{{cita|Tacito, ''Historiae''|I, 90}}.</ref> Lasciò quindi il governo dell'impero in mano al fratello, [[Lucio Salvio Otone Tiziano|Lucio Tiziano]].<ref name="TacHist1.90" /> L'esercito che lasciò Roma, la [[Legio I Adiutrix|Legio I ''Adiutrix'']], cinque [[Guardia pretoriana|coorti pretoriane]] e altri duemila soldati, era pronto a unirsi alle quattro legioni provenienti dalla [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia]] e dalla [[Dalmazia (provincia romana)|Dalmazia]], la [[Legio VII Gemina|Legio VII ''Gemina'']], [[Legio XI Claudia|XI ''Claudia'']], [[Legio XIII Gemina|XIII ''Gemina'']] e [[Legio XIIII Gemina|XIV ''Gemina'']].<ref>{{cita|Tacito, ''Historiae''|II, 11}}; {{cita|Wellesley 2002|pag. 57}}.</ref>
 
Otone non affrontò mai la battaglia, ma restò a [[Brescello]]<ref>{{cita|Svetonio, ''Vite dei Cesari''|''Otone'', IX}}; {{cita|Garzetti 1974|pag. 209}}.</ref> e inviò il generale [[Appio Annio Trebonio Gallo|Trebonio Gallo]] per prendere le rive del [[Po]] e scacciare il generale vitelliano [[Aulo Cecina Alieno]].<ref name="TacHist2.11">{{cita|Tacito, ''Historiae''|II, 11}}.</ref> Intanto la flotta dell'imperatore avanzava da Roma, conquistò in breve tempo tutte le coste italiane, e arrivò in [[Gallia Narbonense]] sotto il comando di Svedio Clemente,<ref name="Smith, Suedius, Clemens">{{cita|Smith, 1849|vol. III, ''Suedius, Clemens''}}.</ref> Antonio Novello<ref name="Smith, Novellus, Antonius">{{cita|Smith, 1849|vol. II, ''Novellus, Antonius''}}.</ref> ed Emilio Pacense.<ref name="TacHist2.12">{{cita|Tacito, ''Historiae''|II, 12}}.</ref> I comandanti della flotta otoniana, però, saccheggiarono e bruciarono le terre ed i villaggi che incontravano<ref>{{cita|Tacito, ''De vita et moribus Iulii Agricolae''|VII}}.</ref> e per questo gli abitanti delle Alpi, sotto il comando del procuratore Mario Maturo, si rivoltarono contro Clemente, ma; la rivolta fu però duramente repressa.<ref name="TacHist2.12" />
 
Intanto era sceso in Italia, con il comando dell'esercito di Vitellio, il generale [[Fabio Valente]]; questi mandò nella Narbonense il generale [[Giulio Classico]] per contrastare l'avanzata di Clemente.<ref name="TacHist2.14">{{cita|Tacito, ''Historiae''|II, 14}}.</ref> I due eserciti si scontrarono a [[Fréjus|Forum Iulii]], nell'odierna [[Provenza]]. [[Battaglia di Forum Iulii|La battaglia]] fu vinta dagli otoniani, ma le perdite furono così importanti che entrambi gli eserciti si ritirarono, i vitelliani ad [[Antibes|Antibo]] e gli otoniani ad [[Albenga]].<ref>{{cita|Tacito, ''Historiae''|II, 15}}; {{cita|Garzetti 1974|pag. 208}}.</ref> Questa vittoria si ripercosse sulla vicina isola della [[Corsica]], dove comandava il procuratore Decimo Pacario: questi odiava Otone, ma il popolo era spaventato dalla vicinanza della flotta di Clemente e quindi uccise Pacario, portandone la testa all'imperatore.<ref name="TacHist2.16">{{cita|Tacito, ''Historiae''|II, 16}}.</ref>
 
Intanto, nella Cisalpina, il vitelliano [[Aulo Cecina Alieno]] condusse un esercito nella [[Pianura Padana]] e in breve tempo fu padrone del [[Po]] e delle sue rive.<ref>{{cita|Tacito, ''Historiae''|II, 17}}; {{cita|Garzetti 1974|pag. 206}}.</ref> L'unica città rimasta fedele a Otone era [[Piacenza]], sotto il comando di [[Vestricio Spurinna]].<ref name="TacHist2.18">{{cita|Tacito, ''Historiae''|II, 18}}.</ref> Cecina allora pose il campo sulle rive settentrionali del fiume, mentre Spurinna faceva fortificare tutta la città.<ref name="TacHist2.19">{{cita|Tacito, ''Historiae''|II, 19}}.</ref> Il giorno seguente i vitelliani attraversarono il Po e iniziarono [[Assedio di Piacenza (69)|l'assedio]], sperando in una facile vittoria.<ref name="TacHist2.20">{{cita|Tacito, ''Historiae''|II, 20}}.</ref> Le truppe di Cecina furono però respinte grazie al comando di Spurinna<ref name="Smith, Spurinna, Vestritius">{{cita|Smith, 1849|vol. III, ''Spurinna, Vestritius''}}.</ref> e il generale fu costretto ad attraversare nuovamente il Po e fuggire nella città di [[Cremona]].<ref>{{cita|Tacito, ''Historiae''|II, 22}}; {{cita|Garzetti 1974|pag. 207}}.</ref>
 
[[File:Busto loricato con testa di ottone, opera pseudoantica.JPG|thumb|upright=0.8|Busto di Otone ([[Villa Medicea del Poggio Imperiale]], [[Firenze]])]]
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[[File:Camera picta, cesari, otone 01.jpg|thumb|left|upright=0.8|Dipinto raffigurante Otone ([[Camera degli Sposi]], [[Mantova]])]]
 
A questo punto Otone ordinò di convocare un consiglio di guerra per decidere il da farsi; a fare il punto della situazione fu [[Gaio Svetonio Paolino|Svetonio Paolino]], ritenuto il più capace dei militari, e questi sostenne che l'impazienza avrebbe giocato a favore dei nemici dell'imperatore, mentre sarebbe stato meglio attendere.<ref>{{cita|Tacito, ''Historiae''|II, 31}}; {{cita|Garzetti 1974|pag. 210}}.</ref> Paolino ricordò che l'armata di Vitellio era al completo, ma Otone controllava l'Oriente, l'Italia e Roma e quindi suggerì di aspettare l'arrivo della [[Legio XIIII Gemina|XIV legione]] per schiacciare definitivamente il nemico.<ref name="TacHist2.32">{{cita|Tacito, ''Historiae''|II, 32}}.</ref> Anche Mario Celso e Trebonio Gallo si dissero favorevoli alla proposta di Paolino, mentre Otone era propenso ad ingaggiare immediatamente la battaglia,<ref name="Smith, Celsus, P. Marius">{{cita|Smith, 1849|vol. I, ''Celsus, P. Marius''}}.</ref> sostenuto dal fratello [[Lucio Salvio Otone Tiziano|Tiziano]] e dal [[prefetto del pretorio]] [[Licinio Proculo|Proculo]], che dicevano di avere il favore degli dei.<ref name="TacHist2.33">{{cita|Tacito, ''Historiae''|II, 33}}.</ref>
 
Nessuno osò opporsi, ma si decise che almeno l'imperatore sarebbe dovuto rimanere nelledietro le linee di difesa, a [[Brescello]].<ref name="TacHist2.33" /> Questa decisione causò ulteriore malcontento tra i soldati, che vedevano l'imperatore allontanarsi e lasciarli in mano a dei generali dei quali non si fidavano.<ref name="TacHist2.33" /> Intanto era scoppiata un'altra battaglia sulle rive del Po, poiché i vitelliani lo avevano attraversato con un ponte di barche.<ref name="TacHist2.34">{{cita|Tacito, ''Historiae''|II, 34}}.</ref> Durante lo scontro fu ucciso [[Marzio Macro]], il comandante dei gladiatori otoniani,<ref name="Smith, Macer, Marcius">{{cita|Smith, 1849|vol. II, ''Macer, Marcius''}}.</ref> trafitto da un giavellotto.<ref name="TacHist2.36">{{cita|Tacito, ''Historiae''|II, 36}}.</ref> Sul luogo della battaglia arrivarono anche Vestricio Spurinna con le sue coorti e [[Tito Flavio Sabino (console 69)|Flavio Sabino]], che prese il posto di Macro.<ref name="TacHist2.36" />
 
Intanto Otone rimaneva a Brescello, con l'esercito sul punto della rivolta. Anche la guida delle truppe era confusa: il poco esperto Tiziano aveva il comando formale, ma di fatto l'esercito era in mano al prefetto Proculo, mentre Celso e Paolino non riuscivano più a contenere il malcontento dei soldati.<ref>{{cita|Tacito, ''Historiae''|II, 39}}; {{cita|Garzetti 1974|pag. 211}}.</ref> Questi ultimi, però, erano ormai in marcia verso il nemico e lo raggiunsero nei pressi di [[Betriacum|Bedriaco]], dove Valente aveva già dato il segnale di battaglia.<ref>{{cita|Tacito, ''Historiae''|II, 40-41}}.</ref> Gli otoniani ingaggiarono il nemico, giungendo al campo vitelliano dove divampò feroce [[Prima battaglia di Bedriaco|la battaglia]].<ref>{{cita|Tacito, ''Historiae''|II, 41-42}}.</ref> Davanti al numero e alla forza delle schiere avversarie, i comandanti otoniani fuggirono e, dopo una breve resistenza di Cecina e Valente, l'esercito dell'imperatore venne finalmente messo in fuga.<ref>{{cita|Tacito, ''Historiae''|II, 43-44}}.</ref> Quando la notizia dell'esito della battaglia raggiunse il campo, Otone rifiutò di far chiamare le altre legioni da [[Aquileia (città antica)|Aquileia]], perché non voleva che si continuasse a combattere.<ref>{{cita|Eutropio, ''Breviarium ab Urbe Condita''|VII, 17}}; {{cita|Svetonio, ''Vite dei Cesari''|''Otone'', IX}}; {{cita|Tacito, ''Historiae''|II, 46}}; {{cita|Garzetti 1974|pag. 212}}.</ref>