Castel Trosino: differenze tra le versioni

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==Storia==
Le fonti documentali non consentono di conoscere l'esatta epoca in cui vi furono i primi insediamenti umani in questo luogo. In [[storia romana|epoca romana]] il sito era conosciuto per le acque termali che attraverso canalizzazioni raggiungevano la città di Ascoli.
 
Castel Trosino, secondo quanto riportato da [[Francesco Antonio Marcucci]], nacque come punto di avvistamento e scoperta e fu qui costruito per sfruttare la facile difendibilità del luogo. Insieme a [[Castel Manfrino]], l'ex convento di San Giorgio di [[Rosara (Ascoli Piceno)|Rosara]] e la [[Montecalvo del Castellano|Rocca di Montecalvo]] rappresentò una delle postazioni integranti del sistema difensivo della contea Ascolana voluta da [[Carlo Magno]].
 
Durante il [[VI secolo]] d.C. ospitò la sede delle truppe ausiliarie dei [[Greci]] e nell'anno [[578]] la fortezza fu distrutta dal [[ducaDuchi di Spoleto|duca]] [[Faroaldo I]], ancor prima che questi conquistasse anche Ascoli. Nel periodo medioevale vi si stabilirono i [[Longobardi]] giunti dopo che la città ascolana fu assoggettata al [[Ducato di Spoleto]]. In questo periodo rappresentò il punto di riferimento giurisdizionale e militare di molti centri della montagna e del bacino del Castellano.
 
A metà del [[XV secolo]], Castel Trosino era divenuto un rifugio di banditi, che sfruttando la complicità dalle milizie di Giacomo Piccinino, figlio del più famoso Nicolò d'Acquaviva, trovavano copertura alle loro imprese. Essi furono responsabili di una sorta di guerriglia che danneggiava notevolmente il contado ascolano. Il 3 settembre [[1495]], un'azione congiunta delle milizie del capoluogo piceno e di quelle papali, assaltò e diroccò il fortilizio. Dell'originario impianto difensivo sono visibili solo la [[porta]] di accesso al castello e i resti della cinta muraria.