Il mulino del Po: differenze tra le versioni

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Piano piano la situazione sembra migliorare per Cecilia, anche perché i figli crescendo la possono aiutare, ma nell'estate del [[1876]] una tromba d'aria colpisce i due mulini, danneggiando il ''San Michele'' e quasi distruggendo il ''Paneperso''. Per rimetterli in funzione Cecilia deve contrarre dei debiti.
Nel [[1869]], per cercare di rimettere in sesto il bilancio statale, era stata istituita la [[Tassa sul macinato]] invisa al popolo perché gravava sull'alimento primario e che trasformava i mugnai in esattori per conto dello stato. Nei primi tempi la tassa veniva esatta in forma forfettaria e non pesava eccessivamente, ma quando vengono impiantati dispositivi per contare i giri delle macine l'imposta diventa di colpo notevolmente gravosa e Cecilia la sente come un'ingiustizia personale, ancora di più dopo che la sinistra va al governo, senza eliminare la tassa come aveva promesso. Sistematicamente la mugnaia manomette i contatori meccanici per evadere l'imposta, ma durante un'ispezione della Finanza, per non far trovare le prove della manipolazione che porterebbero lei in prigione ed al sequestro dei mulini, ordina a Princivalle, uno dei figli, di appiccare il fuoco al ''San Michele'' che viene distrutto completamente. Princivalle viene arrestato ma dopo pochi mesi è rilasciato per insufficienza di prove.
 
Cecilia riesce a conquistare la fiducia di Clapasson un latifondista locale, di origini piemontesi, che decide di far macinare tutto il suo grano dagli Scacerni ritenendo la macinatura tradizionale migliore di quella dei mulini meccanici che stanno prendendo piede. Le nuove entrate e la prospettiva di un flusso continuo di cereali da macinare per gli anni a venire, inducono Cecilia a farsi costruire un nuovo mulino: il ''San MIchele secondo''.