Mezzo di comunicazione di massa: differenze tra le versioni

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La [[locuzione]] '''mezzo di comunicazione di massa''' (abbreviata anche in '''mass media''') fu coniata, insieme all'espressione «comunicazione di massa», nella prima metà del [[XX secolo]] in ambito anglosassone.<ref name=":1">McQuail, D., 2005, Sociologia dei Media, Bologna, Il Mulino, 5ª ed., p. 21, ISBN 978-88-1511956-8.</ref>.
Secondo la definizione che ne dà [[Denis McQuail|McQuail]], i ''media di massa'' sono mezzi progettati per mettere in atto forme di comunicazione «aperte, a distanza, con tante persone in un breve lasso di tempo»<ref name=":1" />.
 
Secondo la definizione che ne dà [[Denis McQuail|McQuail]] i "media di massa" sono mezzi progettati per mettere in atto forme di comunicazione «aperte, a distanza, con tante persone in un breve lasso di tempo».<ref name=":1"/> In altre parole, la comunicazione di massa (quella classe dei fenomeni comunicativi che si basa sull'uso dei media) è costituita da organizzazioni complesse che hanno lo scopo di «produrre e diffondere messaggi indirizzati a pubblici molto ampi e inclusivi, comprendenti settori estremamente differenziati della popolazione».<ref>Paccagnella, L., 2010, Sociologia della comunicazione, Bologna, Il Mulino, p. 96.</ref>.
 
Per più di quattro secoli, l'unico vero ''medium'' di massa è stata la «parola stampata», grazie all'invenzione della [[stampa a caratteri mobili]] di [[Johann Gutenberg|Gutenberg]] (1456).<ref>Paccagnella, L. 2010, Sociologia della Comunicazione, Bologna, Il Mulino, p. 84.</ref><ref>Rosengren, K.E., 2001, Introduzione allo studio della comunicazione, Bologna, Il Mulino, p. 158, ISBN 88-15-08248-4 p. 158</ref>. Agli inizi del [[XIX secolo]], lo sviluppo delle ferrovie, insieme ai progressi nella distribuzione delle reti elettriche, crearono le condizioni per la nascita del secondo mezzo di comunicazione di massa, un vero e proprio salto qualitativo nel mondo delle comunicazioni: il '''[[Telegrafo elettrico|telegrafo]]'''.<ref>Paccagnella, L., 2010, Sociologia della comunicazione, Bologna, Il Mulino, p. 90.</ref>. Seguiranno,A ciò seguirono con un crescendo sempre più rapido, il '''[[telefono]]''', la [[Radio (apparecchio)|'''radio''']] e la '''[[televisione]]'''. La nascita e l'apertura in senso commerciale delle [[Rete di computer|reti telematiche]], e in particolare l'avvento di [[Internet]], costituiscono al momento la tappa più recente di questo percorso. In virtù dei tratti peculiari che mostrano (peraltro non tutti in antitesi rispetto ai cosiddetti «media tradizionali»), ci si riferisce ai dispositivi basati sulle nuove tecnologie di comunicazione in rete con l'espressione '''«[[nuovi media]]'''».<ref>Paccagnella, L., 2010, Sociologia della Comunicazione, Bologna, Il Mulino.</ref><ref>McQuail, D., 2005, Sociologia dei Media, Bologna, Il Mulino.</ref><ref>Stella, R., 2012, Sociologia delle comunicazioni di massa, Torino, Utet, ISBN 978-88-6008-370-8.</ref><ref>Tipaldo, G., 2014, L'analisi del contenuto e i mass media, Bologna, Il Mulino, ISBN 978-88-1524832-9.</ref>.
 
== Etimologia e uso del termine ==
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== Definizione ==
Se definiamo con la parola "media" gli strumenti attraverso cui avvengono i processi di [[mediazione simbolica]] in una data comunità di utenti, allora possiamo affermare che il primo strumento a disposizione dell'[[uomo]] è stato, ai tempi della [[preistoria]], il suo stesso corpo, in grado di esprimersi attraverso [[Gesto|gesti]] e [[Suono|suoni]]. E la pietra con cui l'uomo preistorico disegnava i graffiti fu il suo primo 'medium' esterno. Successivamente, la tradizione orale delle conoscenze tramandate da [[genitore]] a [[figlio]] avviava un processo evolutivo che portò a definire come media fondamentali tre principali veicoli d'informazione: testo scritto, [[Immagine|immagini]], suoni.{{citazione necessaria}}
 
<br />Nell'[[età moderna]] e [[Età contemporanea|contemporanea]], è interessante come la natura di questi media fondamentali non sia stata alterata: {{citazione necessaria}}
*l'uomo impara sempre e comunque dal testo scritto (dal [[papiro]], ai codici medievali, al testo stampato e fino al moderno [[ipertesto]])
* l'uomo impara sempre e comunque osservandodal letesto immaginiscritto (dai primi graffiti alladal [[fotografiapapiro]], ai codici medievali, al testo stampato e aifino al moderno [[filmipertesto]]ati);
* l'uomo impara sempre e comunque osservando le immagini (dai primi graffiti alla [[fotografia]] e ai [[film]]ati);
*I i suoni, memorizzati sullo spartito mediante uno specifico linguaggio, oggi sono registrabili su supporti magnetici ed ottici e la loro funzione di mediazione resta intatta.
 
=== Tipi di media di massa ===
I mezzi di comunicazione di massa sono i seguenti:
 
* [[cartelloni pubblicitari]];
* [[stampe popolari]];
* [[fumetti]];
* [[giornali]] (quotidiani e periodici);
* [[libri tascabili]];
* [[manifesti murali]];
* [[pubblicità]];
* [[cinema]];
* [[radioRadio (mass medium)|radio]];
* [[televisione]];
* [[internet]];
* [[manifesti pubblici]].
 
== Storia ==
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Nel corso del tempo si è diffusa l'idea che in una società [[Democrazia|democratica]], affinché la democrazia possa dirsi completa, debbano essere presenti dei mezzi di informazione indipendenti che possano informare i cittadini su argomenti riguardanti i governi e le entità aziendali; questo perché i cittadini, pur disponendo del diritto di voto, non sarebbero in grado di esercitarlo con una "scelta informata" che rispecchi i loro reali interessi ed opinioni. Secondo quest'ottica, nell'ambito del principio fondante delle democrazie liberali, ovvero la [[separazione dei poteri]], oltre all'esecutivo, al giudiziario e al legislativo, il ruolo dei media di fonti di informazione per i cittadini andrebbe considerato come un ''[[Quarto potere (sociologia)|quarto potere]]'' da rendere autonomo rispetto agli altri. Alcuni paesi, come la [[Spagna]] nel [[2005]], hanno avviato riforme rivolte a rendere indipendenti le televisioni pubbliche dai controlli politici.
 
== Internet ede i mezzi di comunicazione di massa ==
Sebbene venga resa disponibile una gran quantità di informazioni, immagini e commenti (cioè "contenuti"), spesso è difficile determinare l'autenticità e l'affidabilità dell'informazione contenuta nelle pagine web (che spesso sono auto pubblicate). Alcuni sostengono però che Internet rispecchi la contraddittorietà del mondo reale e che l'apparente maggiore affidabilità dell'informazione televisiva e giornalistica sia dovuta al ristretto numero di canali informativi ed alla tendenza ad omologare l'informazione tradizionale su modelli comuni.{{citazione necessaria}}
 
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== Influenza dei media ==
 
La concezione in base alla quale i media sono degli strumenti molto potenti e in grado di condizionare non solo le menti e i comportamenti degli individui, ma anche delle istituzioni, è ancora oggi molto diffusa nella coscienza comune. Tale concezione era influita dalla psicologia behaviorista, imperante negli ambienti accademici, dall'esperienza dell'uso della propaganda nella Prima Guerra Mondiale e negli anni successivi che vedono l'ascesa delle ideologie totalitarie, nonché dell'esperimento radiofonico di Orson Welles La Guerra dei Mondi - [[War of the Worlds (programma radiofonico)]], che provocò una reazione di panico in molti radioascoltatori.
 
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Il modello degli effetti forti fu elaborato dagli studiosi di psicologia sociale durante gli anni trenta e quaranta. Secondo questo modello, i media erano ritenuti capaci di produrre ogni effetto possibile sul loro pubblico considerato del tutto passivo. La base teorica era fornita dalle analisi tecniche di propaganda impiegate con efficacia nella prima e nella seconda Guerra mondiale. L'evidenza sperimentale fu fornita anche da [[Carl Hovland]] e dai suoi colleghi alle fine degli anni quaranta e cinquanta. Attraverso molti esperimenti, Hovland e altri studiosi identificarono le caratteristiche che emittente, messaggio e destinatari dovevano avere per portare al cambiamento di opinione. Tra le varie teorie che possono annoverarsi all'interno di questo filone, va ricordata la [[teoria ipodermica]], elaborata negli anni quaranta da Harold Lasswell, chiamata anche teoria dell'ago ipodermico. Si tratta di un modello di studio che considera i mass media come potenti strumenti di persuasione, che agiscono direttamente su di una massa passiva e inerte. La comunicazione viene vista essenzialmente come un processo diretto di stimolo e risposta, in cui il messaggio viene ricevuto senza alcuna intermediazione e, importante da sottolineare, gli effetti sono dati per scontati, e quindi nemmeno analizzati.
Nel loro studio sul comportamento elettorale, intitolato The people's choice (1944), [[Paul Felix Lazarsfeld]], Berelson e Gaudet sostengono invece che i media hanno poca influenza sulle scelte di voto degli individui. Da questo contributo ha preso piede il modello degli effetti limitati. Il principale effetto riscontrato da Lazarsfeld e dai suoi colleghi è infatti quello secondo cui i media rafforzano le opinioni esistenti, mentre solo una piccola percentuale di elettori è portata a cambiare completamente opinione, ma più per effetto degli opinion leader che a causa dei media stessi. Nasce da qui, la teoria del flusso a due fasi di comunicazione, elaborata da [[Paul Felix Lazarsfeld]] ed [[Elihu Katz]] nel 1955. Secondo tale teoria non esiste un unico flusso diretto e univoco di informazioni che va dai media ai destinatari finali, bensì un processo a due stadi. Il primo passa dai media agli opinion leader. Solo in un secondo momento il messaggio viene filtrato e veicolato dagli opinion leader al gruppo sociale di riferimento. Appartiene alla tradizione degli effetti limitati anche la [[teoria degli usi e gratificazioni]], sviluppata all'inizio degli anni sessanta dal sociologo e studioso della comunicazione americano Elihu Katz. Questo modello sposta l'attenzione dai media al destinatario finale del processo di comunicazione, vale a dire il pubblico. Katz infatti ritiene, al contrario delle precedenti teorie, che il pubblico abbia sempre un ruolo attivo e consapevole nella fruizione dei contenuti dei mezzi di comunicazione di massa. Alla base di questa teoria, c'è la convinzione che i mass media competono con altre risorse per la soddisfazione dei bisogni del pubblico.
Appartiene alla tradizione degli effetti limitati anche la [[teoria degli usi e gratificazioni]], sviluppata all'inizio degli anni sessanta dal sociologo e studioso della comunicazione americano Elihu Katz. Questo modello sposta l'attenzione dai media al destinatario finale del processo di comunicazione, vale a dire il pubblico. Katz infatti ritiene, al contrario delle precedenti teorie, che il pubblico abbia sempre un ruolo attivo e consapevole nella fruizione dei contenuti dei mezzi di comunicazione di massa. Alla base di questa teoria, c'è la convinzione che i mass media competono con altre risorse per la soddisfazione dei bisogni del pubblico.
 
A partire dalla fine degli anni sessanta, nascono nuove posizioni a favore della concezione che i media producono effetti forti. Tra queste assume particolare rilievo la teoria dell'agenda setting, elaborata dagli studiosi Maxwell McCombs e Donald Shaw. Secondo questa teoria, i mass media non riflettono la realtà, ma piuttosto la filtrano e la modellano. Inoltre i mass media concentrano la loro attenzione su pochi temi e si sforzano di far credere al pubblico che essi siano i più importanti.
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Un'altra posizione trova la sua massima espressione nei lavori di [[Elisabeth Noelle-Neumann]] con la cosiddetta teoria della [[spirale del silenzio]]. Questa teoria, elaborata negli anni settanta, sostiene che le persone in genere hanno paura dell'isolamento sociale, e nel caso in cui si trovino ad avere un'opinione difforme da quella della maggioranza preferiscono tacere la propria. Pertanto, quando il setting dell'agenda dei media spinge certi temi all'attenzione pubblica e ne trascura altri magari più veri e urgenti, questi ultimi cadranno nella spirale del silenzio accompagnati dalla frustrazione di coloro che vorrebbero che se ne parlasse.
 
Il terzo filone di ricerca sugli effetti sociali dei media che si è imposto a partire degli anni 90 è stato il [[framing (scienze sociali)|framing]],<ref> Stephen D. Reese. The Framing Project: A Bridging Model for Media Research Revisited, in Journal of Communication, 57 (2007), pp 148-154.</ref>nato in parte come costola dell'[[agenda setting]] e come applicazione delle idee di [[Erving Goffman]] nel suo libro Frame Analysis: An Essay on the Organization of Experience (1974). Framing significa inquadrare, porre una questione dentro una cornice determinata. Consiste in una operazione simultaneamente concettuale e linguistica “in cui il senso delle parole non indica solamente il senso delle cose di cui si sta parlando, ma lo “orienta” e lo “inquadra” dando o togliendo dalle cose certe loro qualità" (Noblejas, 2006). Un esempio rende l'idea con sottile umorismo: “Immaginiamo di far parte dell'equipaggio di una nave. Un bel giorno il nostromo ci dice: “state attenti all'umore del capitano”. Questo sarebbe un “agenda setting”, cioè, sottolineare ed evidenziare una questione pubblica di interesse comune. Ci troveremmo, invece, dinanzi al “framing” qualora il nostromo dicesse: “attenzione! Il capitano è sobrio”. Questa frase apparentemente innocua, che anzi sembra una descrizione “positiva” e piena di buone intenzioni di uno stato di fatto, è invece un'azione che fissa nella nostra mente l'idea che il capitano abitualmente non è sobrio. Tale effetto è indipendente dal fatto che il capitano sia veramente alcolizzato o meno".
Framing significa inquadrare, porre una questione dentro una cornice determinata. Consiste in una operazione simultaneamente concettuale e linguistica “in cui il senso delle parole non indica solamente il senso delle cose di cui si sta parlando, ma lo “orienta” e lo “inquadra” dando o togliendo dalle cose certe loro qualità" (Noblejas, 2006). Un esempio rende l'idea con sottile umorismo: “Immaginiamo di far parte dell'equipaggio di una nave. Un bel giorno il nostromo ci dice: “state attenti all'umore del capitano”. Questo sarebbe un “agenda setting”, cioè, sottolineare ed evidenziare una questione pubblica di interesse comune. Ci troveremmo, invece, dinanzi al “framing” qualora il nostromo dicesse: “attenzione! Il capitano è sobrio”. Questa frase apparentemente innocua, che anzi sembra una descrizione “positiva” e piena di buone intenzioni di uno stato di fatto, è invece un'azione che fissa nella nostra mente l'idea che il capitano abitualmente non è sobrio. Tale effetto è indipendente dal fatto che il capitano sia veramente alcolizzato o meno".
 
Le implicazioni per la comunicazione politica e commerciale hanno moltiplicato gli studi accademici sul framing, anche a dismisura, in modo che oggi quasi tutto si riduce a un problema di inquadramento, confondendo così le frontiere fra linee di ricerca diverse, pur relazionate. Senza entrare ora nel merito dell'attuale discussione accademica sull'argomento, è bene evidenziare una delle formulazioni pioniere ed originali del framing, fornita da Robert Entman: “Possiamo definire framing come il processo di cogliere alcuni degli elementi di una realtà percepita e di assemblarli in una narrazione che sottolinea le connessioni fra di loro in modo di promuovere un'interpretazione particolare”.
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== Problematiche dei media di massa ==
Nel corso degli anni è stata prodotta un'enorme quantità di studi e ricerche sugli effetti causati dai media e ancora oggi gli esperti si dividono, secondo una famosa definizione di [[Umberto Eco]], fra "apocalittici" (per i quali i media hanno una portata sostanzialmente distruttiva rispetto alla socializzazione ordinaria) e "integrati" (propensi piuttosto a considerare gli esiti positivi e controllabili della socializzazione tramite media). <br />
 
Inoltre i media di massa, per la loro stessa struttura comunicativa, modificano profondamente la nostra percezione della realtà e della [[cultura]], secondo il principio di [[Marshall McLuhan]] per cui ''"il medium è il messaggio"''<ref>In un saggio del 1967 McLuhan usò anche la formula ''il medium è il massaggio'', dettata dal gioco di parole "massage/message".</ref>. Infine, poiché un aspetto molto importante della comunicazione di massa è la produzione in serie di messaggi come "merce", diventa molto importante lo studio delle strategie con cui vengono prodotti e diffusi i messaggi, specialmente quando lo scopo di questi messaggi è quello di influenzare le idee ed i comportamenti dei destinatari, come accade nella comunicazione politica o nella [[pubblicità]].
 
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[[Pier Paolo Pasolini]] aveva già intuito i cambiamenti sociali e culturali prodotti dalla massificazione televisiva. Iniziò ad accorgersi che tutti i giovani di borgata avevano iniziato a vestire, comportarsi, pensare in modo analogo. Se prima di allora per Pasolini si poteva distinguere un proletario da un borghese, oppure un comunista da un fascista, già agli inizi degli [[anni 1970|anni settanta]] non era più possibile: la società italiana si stava già omologando a macchia d'olio.
 
[[Pier Paolo Pasolini|Pasolini]] chiamò questi fenomeni '''''mutazione antropologica''''', prendendo a prestito il termine dalla [[biologia]]. In biologia la mutazione genetica è determinata prima dalla variazione e poi dalla fissazione. Nel caso della ''"mutazione antropologica"'' la variazione delle [[Moda (cultura)|mode]] e dei desideri della collettività è decisa prima nei consigli d'amministrazione delle reti televisive nazionali e poi viene fissata nelle menti dei telespettatori tramite messaggi [[manipolazione|manipolatori]] subliminali e pubblicità.
 
Alcuni pensano che il più grave problema causato dalla [[televisione]] moderna sia la violenza che essa propina ai bambini. [[Karl Popper]], analizzando i contenuti dei programmi e gli effetti sugli spettatori televisivi, giunge alla conclusione che il piccolo schermo sia diventato ormai un potere incontrollato, capace di immettere nella società ingenti dosi di violenza. La televisione cambia radicalmente l'ambiente e dall'ambiente così brutalmente modificato i bambini traggono i modelli da imitare. Risultato: stiamo facendo crescere tanti piccoli criminali. Dobbiamo fermare questo meccanismo prima che sia troppo tardi perché la televisione è peggiorata. Se non si agisce essa tende inesorabilmente a peggiorare per una sua legge interna, quella degli ascolti, che Popper formulava più famigliarmente come legge dell'« aggiunta di spezie » che servono a far mangiare cibi senza sapore che altrimenti nessuno vorrebbe. La televisione raggiunge una grande quantità di bambini, più di quelli che neppure la più affascinante maestra d'asilo riesce a vedere nell'arco di una vita. Conta più dell'asilo e della scuola materna;si trova a fare il mestiere della maestra, ma non lo sa e per questo è una cattiva maestra. I produttori di tv, fanno affari, cercano gli ascolti, lavorano per primeggiare nello spettacolo, vogliono più pubblicità, hanno come fine l'intrattenimento delle masse, e invece hanno messo su un gigantesco asilo d'infanzia, più importante, influente, seducente di tutti gli asili e le scuole del mondo. Il filosofo austriaco si pone il problema di cosa fare, e dice che in molti (tra i quali John Condry, coautore di "Cattiva maestra televisione" - RESET - 1994) pensano che non si possa fare nulla, soprattutto in un Paese democratico. Infatti: 1 - la censura è evidentemente antidemocratica, e 2- la censura potrebbe intervenire solo "dopo", cioè quando ormai l'eventuale "contenuto" censurabile è già stato trasmesso e visto (in altre parole, non sarebbe pensabile una censura "preventiva"). Nell'opera citata passa quindi ad illustrare la sua proposta: occorrerebbe una patente per fare televisione, così come per i medici esistono, nei Paesi civili, organismi attraverso cui essi si auto-controllano. Se non si attuano questi provvedimenti, il rischio in cui si incorre - secondo [[Karl Popper|Popper]] - è quello di avere giovani sempre più disumanizzati, violenti ed indifferenti. Egli, inoltre, spiega che esiste la necessità urgente di adottare tali provvedimenti: la televisione, egli dice, è diventata un potere colossale; se continuerà ad essere incontrollata o mal controllata diventerà un potere troppo grande perfino per la democrazia, la quale sarà quindi a rischio.
La televisione raggiunge una grande quantità di bambini, più di quelli che neppure la più affascinante maestra d'asilo riesce a vedere nell'arco di una vita. Conta più dell'asilo e della scuola materna;si trova a fare il mestiere della maestra, ma non lo sa e per questo è una cattiva maestra.
I produttori di tv, fanno affari, cercano gli ascolti, lavorano per primeggiare nello spettacolo, vogliono più pubblicità, hanno come fine l'intrattenimento delle masse, e invece hanno messo su un gigantesco asilo d'infanzia, più importante, influente, seducente di tutti gli asili e le scuole del mondo.
Il filosofo austriaco si pone il problema di cosa fare, e dice che in molti (tra i quali John Condry, coautore di "Cattiva maestra televisione" - RESET - 1994) pensano che non si possa fare nulla, soprattutto in un Paese democratico. Infatti: 1 - la censura è evidentemente antidemocratica, e 2- la censura potrebbe intervenire solo "dopo", cioè quando ormai l'eventuale "contenuto" censurabile è già stato trasmesso e visto (in altre parole, non sarebbe pensabile una censura "preventiva"). Nell'opera citata passa quindi ad illustrare la sua proposta: occorrerebbe una patente per fare televisione, così come per i medici esistono, nei Paesi civili, organismi attraverso cui essi si auto-controllano. Se non si attuano questi provvedimenti, il rischio in cui si incorre - secondo [[Karl Popper|Popper]] - è quello di avere giovani sempre più disumanizzati, violenti ed indifferenti. Egli, inoltre, spiega che esiste la necessità urgente di adottare tali provvedimenti: la televisione, egli dice, è diventata un potere colossale; se continuerà ad essere incontrollata o mal controllata diventerà un potere troppo grande perfino per la democrazia, la quale sarà quindi a rischio.
 
La tesi di [[Giovanni Sartori (politologo)|Giovanni Sartori]] "Homo videns" si avvicina molto alle posizioni di Popper: «Una tesi che si fonda sul fatto che i bambini guardano la televisione per ore e ore, prima di imparare a leggere e a scrivere». Data l'alta quantità di violenza che appare sugli schermi televisivi i bambini vi si abituano e diventano da adulti più violenti, è però per Sartori solo un pezzetto della questione, perché quello che il bambino assorbe è non solo violenza ma anche un "imprinting", uno stampo formativo tutto centrato sul vedere.
 
{{citazione necessaria|Il tempo trascorso dai bambini davanti allo schermo è di circa 40 ore settimanali}}. {{citazione necessaria|Secondo la [[psicologia]] moderna}}, assistere continuamente a spettacoli violenti causa quattro effetti in una mente ancora in fase di formazione come quella del bambino:
# una permanente difficoltà di distinguere la realtà dalla finzione (visto che spesso nessun adulto è presente per fare da mediatore e chiarificatore);
 
# la disumanizzazione orientata sul soggetto: di fronte a tanta violenza il bambino può acquisire una vera mancanza di empatia nella sofferenza altrui.
#una permanente difficoltà di distinguere la realtà dalla finzione (visto che spesso nessun adulto è presente per fare da mediatore e chiarificatore);
# la disumanizzazione orientata sul soggettosull'oggetto: diil frontebambino può iniziare a tantaritenere violenzache in fondo gli altri siano oggetti, reificando quindi il bambinoprossimo, puòche acquisirediventa unaai verasuoi mancanzaocchi diuna empatiacosa nellae sofferenzanon una altrui.persona;
# di conseguenza la televisione violenta potrebbe diventare istigatrice di azioni aggressive.
#la disumanizzazione orientata sull'oggetto: il bambino può iniziare a ritenere che in fondo gli altri siano oggetti, reificando quindi il prossimo, che diventa ai suoi occhi una cosa e non una persona;
#di conseguenza la televisione violenta potrebbe diventare istigatrice di azioni aggressive.
 
Per gli adulti capaci di intendere e di volere invece assistere a spettacoli violenti potrebbe non determinare alcun effetto negativo.
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=== Famiglia e mass media ===
 
All'interno delle dinamiche di influenza dei media, assume particolare rilievo negli studi sociali degli ultimi venti anni, il tema del rapporto tra famiglia e mass media<ref>Norberto González Gaitano. Famiglia e mezzi di comunicazione sociale. Relazione al VI Incontro Mondiale della Famiglia. México DF, 15 gennaio 2009: http://www.familyandmedia.eu/images/stories/pdf/Messico_it.pdf.</ref>
 
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De Kerckhove è allievo e successore di [[Marshall McLuhan]] – sociologo canadese dei media di massa, il quale negli [[anni 1960|anni sessanta]] parlava di ''epoca elettrica'' che si sostituiva alla passata ''epoca meccanica'', e di come in questa nuova realtà sarebbe potuto emergere un [[villaggio globale]]. Nel villaggio globale di McLuhan abbiamo ancora l'influenza di entrambe le tecnologie e la conseguente compresenza di due modi di pensare ed agire.
 
Secondo de Kerckhove, invece, il "villaggio globale" di McLuhan è superato: siamo diventati tutti individui globali, grazie alle nuove possibilità di accesso alle comunicazioni satellitari e alle nostre infinite connessioni globali via [[internet]]. La [[globalizzazione]] non è un fenomeno riguardante la finanza e l'economia, ma la [[psicologia]], lo stato mentale e la percezione. Per questo è interessante studiare i punti di intersezione tra i vari media. La globalizzazione di cui tanto si parla è prima di tutto un argomento che riguarda la psicologia." (tratto da un'intervista pubblicata su internet).
 
In ''"La pelle della cultura"'' -, libro elaborato nel corso di molti anni di ricerca e riflessione, de Kerckhove illustra come i media elettronici abbiano esteso non solo il nostro sistema nervoso e i nostri corpi, ma anche e soprattutto la nostra psicologia. Sottolineando il ruolo cruciale della psicologia nella comprensione dei nuovi fenomeni comunicativi, de Kerckhove per primo introduce il termine ''Psicotecnologia'': "qualunque tecnologia emuli, estenda o amplifichi il potere della nostra mente."
 
Per de Kerckhove la televisione è una psicotecnologia per eccellenza: essa viene intesa come un organo collettivo di teledemocrazia, che utilizza indagini di mercato e sondaggi per "scrutare il corpo sociale come ai raggi X". Ciò avviene perché la televisione è niente di meno che la proiezione del nostro "inconscio emotivo" ed allo stesso tempo una esteriorizzazione collettiva della psicologia del pubblico.
 
== Note ==
<references />
 
== Bibliografia ==
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== Voci correlate ==
* [[Analisi del contenuto]]
* [[Educazione ai media]]
* [[Ecologia dei media]]
* [[Glocalizzazione editoriale]]
* [[Independent Media Center]]
* [[Mediattivismo]]
* [[Modello di propaganda]]
* [[Multimedialità]]
* [[Remediation]]
* [[Nuovi media]]
* [[Scienze della comunicazione]]
* [[Sociologia dei mass media]]
* [[Teoria della comunicazione]]
* [[Teoria ipodermica]]
* [[Quarto potere (sociologia)]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|q=Mass media|commons=Category:Mass media|preposizione=sui|etichetta=mass media}}
 
== Collegamenti esterni ==
* Enciclopedia Treccani online, [http://www.treccani.it/enciclopedia/comunicazioni-di-massa/ '' Comunicazioni di massa'']
* Enciclopedia Sapere online, [http://www.sapere.it/enciclopedia/mass+media.html ''Mass media'']
* Familyandmedia, [http://www.familyandmedia.eu/it/argomenti/gruppo-di-ricerca/297-famiglia-e-mass-media-relazioni-familiari-le-loro-rappresentazioni-sui-mezzi-di-comunicazione-e-relazioni-virtuali.html ''Mass media e relazioni familiari'']
* Media Wiki, [http://it.media.wikia.com/wiki/Media_Wiki Enciclopedia online dei Media]
 
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