Potere: differenze tra le versioni

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Già [[Agostino d'Ippona|Sant'Agostino]] nel ''[[La città di Dio|De Civitate Dei]]'' pose il problema della [[legittimità]]. Nel dialogo tra [[Alessandro Magno|Alessandro]] e il pirata, si fa notare che non vi è differenza tra il potere di un re - che governa su una nazione - e il potere di un capitano [[pirata]] che governa sul suo piccolo bastimento. Si tratta di una semplice differenza di grado, ed allora «che cosa sono i regni se non bande di ladroni?». Poiché il potere implica il monopolio della forza, da dove viene la [[legittimazione]] al monopolio di essa?
 
[[Thomas Hobbes|Hobbes]] pose la legittimazione dello [[stato]] in una forma di contratto tra gli uomini per evitare una condizione di [[guerra]] perenne. Per [[Ortega y Gasset]], poi, non c’è potere che non si eserciti in nome di una legittimità (''en nombre de una legitimidad'') o che non si definisca nelle proprie procedure di legittimazione. Certamente ci potrà essere sempre un potere che «usa la violenza per stabilire il suo diritto», ma mai un potere che faccia di quella stessa violenza «il suo diritto»<ref>J. Ortega y Gasset, ''Sopra il fascismo (Sine ira et studio)'' (1925), trad. it. ''Lo spettatore'', a cura di C. Bo, Guanda, 1993.</ref>.
 
[[Max Weber]] teorizzò tre diversi tipi di legittimità.