Dolores Ibárruri: differenze tra le versioni

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Nel [[1920]], venne eletta nel Comitato Provinciale del [[Partito Comunista Basco]]; nel [[1930]] fu eletta nel Comitato Centrale del Partito Comunista Spagnolo.
 
Con l'avvento della Seconda repubblica nel [[1931]], si spostò a [[Madrid]], dove divenne editore del quotidiano di sinistra ''Mundo Obrero'' (Mondo Operaio). Lavorò per il miglioramento della condizione femminile.<ref>{{cita web|url=http://www.elcorreo.com/vizcaya/20090308/vizcaya/pasionaria-20090308.html|titolo=Pasionaria|data=8 marzo 2009|sito=El Correo}}</ref> In seguito venne promossa all'Ufficio politico del Comitato Centrale del Partito. A causa delle sue attività, venne arrestata e imprigionata diverse volte, a partire dallo stesso anno 1931.<ref>{{cita libro|Dolores | Ibárruri | El único camino | 1963 | Edit. Ediciones en Lenguas Extranjeras | Mosca}}</ref> La sua abilità oratoria la rese una dei principali rappresentanti del PCE. Fu una delegata dell'[[Internazionale Comunista]] ([[Comintern]]) a [[Mosca (Russia)|Mosca]] nel [[1933]].
La sua abilità oratoria la rese una dei principali rappresentanti del PCE. Fu una delegata dell'[[Internazionale Comunista]] ([[Comintern]]) a [[Mosca (Russia)|Mosca]] nel [[1933]].
 
===Anni trenta e quaranta===
Venne eletta alle Cortes (Parlamento) nel [[1936]], e fece una campagna per il miglioramento delle condizioni lavorative, abitative e sanitarie. Con lo scoppio della [[Guerra Civilecivile Spagnolaspagnola]], innalzò la sua voce in difesa della Repubblica con il famoso [[slogan]] ''¡No pasarán!'' ("Non passeranno"). I suoi discorsi conquistarono molti, specialmente donne, alla causa antifascista (contro il nascente [[franchismo]] di [[Francisco Franco]]). Prese parte a diversi comitati, con personalità quali [[Palmiro Togliatti]], per ottenere aiuto per la causa Repubblicana. Cionondimeno, dopo tre sanguinosi anni, nel [[1939]], con la caduta di Madrid in mano ai franchisti, le forze fasciste prevalsero. La Ibárruri andò in esilio in [[Unione Sovietica]], dove continuò la sua attività politica. Il suo unico figlio, [[Rubén Ruiz Ibárruri|Rubén]], si unì all'[[Armata Rossa]], e morì nella [[Battaglia di Stalingrado]] nel [[1942]].
 
Nel maggio [[1944]] divenne Segretario Generale del PCE, una posizione che mantenne fino al [[1960]], quando prese il titolo di Presidente del PCE, che mantenne fino alla morte.