Tempietto di Sant'Emidio alle Grotte: differenze tra le versioni

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|AnnoConsacr = [[1720]]
|Architetto = Giuseppe Giosafatti
|StileArchitett = [[Architettura barocca|Barocco]]
|InizioCostr = [[1717]]
|FineCostr = 1720
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Questo [[Tempio|tempietto]] è una delle chiese che appartiene all<nowiki>'</nowiki>"itinerario emidiano" della città, un percorso che congiunge tutti i siti legati alla [[tradizione]], ai [[Miracolo|miracoli]], alla [[vita]] ed al [[martirio (Cristianesimo)|martirio]] del santo.
== Storia ==
Il tempietto fu costruito negli anni compresi tra il [[1717]] ed il [[1720]]-[[1721|21]] su commissione del vescovo ascolano Giovanni Gambi, familiare dell'allora [[papa Clemente XI]] e successore del precedente vescovo Giovanni Giacomo Bonaventura. Gambi conferì l'incarico della progettazione e della costruzione del tempio a Giuseppe Giosafatti, che al tempo era presente in città poiché si stava occupando della sistemazione del [[palazzo dell'Arengo]]. Questi, per la progettazione, si ispirò allo stile di [[Pietro da Cortona]] ed alle opere di [[Gian Lorenzo Bernini]], suo maestro. Il tempio è, infatti, definito come la sua opera più berniniana.
 
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Il papa Clemente XI concesse il beneficio dell'[[indulgenza]] ai visitatori del tempietto.
 
Questo luogo fu meta di molti pellegrini e fedeli, ma nel corso dei secoli la chiesetta conobbe anche periodi di abbandono. Gli interventi di [[restauro]], avvenuti già nel [[XVIII secolo]], non hanno mai modificato l'aspetto della [[facciata]] esterna, si sono sempre interessati del ripristino dell'aula interna che spesso fu soggetta ad infiltrazioni di [[acqua]] e di affiorante umidità.
 
Nel [[1943]] durante il corso di necessari restauri fu aperto anche il cunicolo che porta ad una grotta dove fu rinvenuto un piccolo [[cimitero]] ed un [[arcosolio]]. L'[[anno]] successivo, nel [[1944]], il piccolo tempio fu aggiunto nell'elenco degli edifici storici ed artistici della città di Ascoli meritevoli di tutela.
Un nuovo intervento di restauro avvenne nel [[1954]] su interessamento di mons. Giuseppe Castelli, che con la collaborazione del Genio Civile di Ascoli ottenne la riparazione ed il consolidamento del [[Cupola|cupolino]] esterno, la sistemazione del piccolo piazzale antistante, la sostituzione di parti logore o mancanti del mattonato esterno, la riparazione della facciata, il consolidamento delle [[Volta (architettura)|volte]] e delle strutture interne ed un nuovo altare.
La piccola chiesa è stata annoverata nell'anno [[2000]] nell'elenco dei “Luoghi dello Spirito” per “Le vie del giubileo nella Regione Marche”.
Gli interventi ricostituivi più recenti sono dell'anno [[2001]] attuati su iniziativa dell'attuale rettore don Emidio Rossi. Nel [[2002]] il Lions Club di Ascoli Host e Urbs turrita ha donato un nuova [[porta]] d'ingresso. Nel 2013 il vescovo di Ascoli [[Silvano Montevecchi]] vi destina la sede del Capitolo Piceno della [[Confraternita di San Jacopo di Compostella]].
 
== Architettura ==
La [[facciata]] di [[travertino]] del tempietto si articola su due piani distinti e sovrapposti, addossati alla parete [[Tufo (roccia)|tufacea]] dell'altura.
Il piano inferiore della bipartizione è in [[Ordine dorico|stile dorico]] e trova il suo elemento caratterizzante, e di raccordo alla porzione superiore, nel [[Cupola|cupolino]] centrale, sporgente a [[Ellisse|base ellittica]], sorretto da [[6 (numero)|sei]] [[Colonna|colonne]] doriche. Mostra al centro lo [[Stemma|stemma araldico]] del [[vescovo]] Gambi in cui compaiono due graziosi [[Cherubino|cherubini]] che reggono il cappello prelatizio. Le colonne delimitano l'area del piccolo [[portico]] da cui si accede all'ambiente interno della chiesa attraverso la porta fiancheggiata da 2 colonne.
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L'intera porzione è rifinita da [[architrave]], [[fregio]] e [[cornice (architettura)|cornice]].
 
Il piano superiore della facciata sviluppa maggiormente la sua altezza nella parte centrale. Ripartito da lesene si conclude con architrave, fregio, cornice ed un [[frontone]] circolare che ospita al centro l'arme di [[Papa Clemente XI]] ingentilita da due puttini che sostengono le chiavi ed il [[triregno]]. Ai lati della discesa delle volute rovesciate ci sono [[Festone (arte)|festoni]] di [[frutta]] che raccordano all'ordine dorico del primo livello. Alle estremità, in corrispondenza delle nicchie, due [[Statua|statue]] di [[Angelo|angeli]], con dimensioni maggiori del naturale, recano in [[mano]] un [[ramo]] di [[Palma del martirio|palma]] quale [[simbolo]] del martirio e concludono la composizione della facciata.
== Galleria d'immagini ==
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File:Sant'Emidio alle Grotte (AP) angelo sx.jpg|statua dell'angelo a sinistra della facciata
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== Bibliografia ==
* Giambattista Carducci. ''Su le memorie e i monumenti di Ascoli nel Piceno''. Fermo, Saverio Del Monte, 1853, p.&nbsp;166.
* Cesare Mariotti. ''La chiesa di S. Emidio alle Grotte presso Ascoli Piceno'', ''Rassegna Bibliografica dell'Arte Italiana'', IX, 1906; poi in Id., ''Scritti di storia e d'arte ascolana''. Ascoli Piceno, Casa Editrice G. Cesari, 1935, pp.&nbsp;3–8.
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* Adalberto Bucciarelli. ''Sant'Emidio alle Grotte''. Ascoli Piceno, G. e G. Gagliardi Editore, Centro Stampa Piceno, 2007, pp.&nbsp;11, 27-45, 65-67, 70-71.
 
== Voci correlate ==
* [[Sant'Emidio]]
* [[Tempietto di Sant'Emidio Rosso]]
* [[Cripta di Sant'Emidio]]
* [[Chiesa di Sant'Ilario (Ascoli Piceno)]]
 
== Altri progetti ==