Giudizio universale: differenze tra le versioni

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== Il problema dello stato intermedio ==
La dottrina del giudizio finale solleva il problema dello stato delle anime fra il momento della loro morte e la seconda venuta di Cristo. La questione presenta problemi filosofici sia di antropologia (può sussistere l'anima senza il corpo?) sia di [[ontologia del tempo]]<ref>Per il recente dibattito su questo tema, rinnovato dalla scoperta della [[teoria della relatività]], si veda ad esempio: Dennis Diek (ed.), ''The ontology of Spacetime'', Philosophy and Foundations of Physics Vol. 1, Elsevier 2006.</ref> (Il tempo, inteso come flusso omogeneo, esiste oggettivamente oppure con la morte la persona raggiunge istantaneamente la "fine dei tempi"?). Questi problemi non hanno ancora trovato una soluzione da tutti condivisa, anche se da un lato si riconosce che il concetto di anima afferisce alla filosofia greca e non trova riscontro nell'antropologia biblica e dall'altro l'idea di un viaggio nel tempo è familiare a chiunque abbia anche solo visto una puntata di ''[[Star Trek]]''. La dottrina che non esista alcuno stato intermedio perché alla morte ogni persona raggiunge il giudizio universale è ritenuta la più verosimile dal teologo cattolico e perito conciliare durante il [[Concilio Vaticano II]] [[Karl Rahner]].<ref>Karl Rahner, ''Teologia dall'esperienza dello Spirito'', Paoline, Milano 1976</ref>
 
La soluzione tradizionale mira ad affermare che i giustificati ottengono immediatamente il dono loro assegnato da Cristo e perciò ad escludere la [[visione beatifica differita]], teoria molto diffusa fra i padri della chiesa cattolica e predicata ancora oggi da alcune frange protestanti. La maggior parte dei cristiani, infatti, ha ritenuto e ritiene inaccettabile che i martiri, la stessa Vergine Maria e gli altri santi non possano godere da subito della visione beatifica.