Campi per l'internamento civile in Italia: differenze tra le versioni

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== Campi destinati agli slavi ==
{{Vedi anche|Campi di concentramento per slavi|Governatorato della Dalmazia|Provincia di Fiume|Provincia di Lubiana}}
Secondo i dati raccolti dallo storico [[Carlo Spartaco Capogreco]]<ref>I campi del duce, Carlo Spartaco Capogreco, Giulio Einaudi Editore – Torino 2004, ISBN 88-06-16781-2</ref> gli sloveni e croati deportati nei campi di concentramento allestiti dal regime fascista dalla primavera del 1942 all'8 settembre 1943 ''(Arbe/Rab nella Provincia di Fiume, [[Melada]]/Molat nel Governatorato della Dalmazia, [[Gonars]] in provincia di Udine, [[Campo di concentramento di Monigo|Monigo]] in provincia di Treviso, Chiesanuova in provincia di Padova, [[Colfiorito]] in provincia di Perugia e [[Campo di internamento di Renicci|Renicci]] in provincia di Arezzo)'' furono non meno di 25000. Quello allestito sull'isola di [[Arbe]]/Rab fu il più importante e nello stesso tempo anche il più terribile. Su circa 7500 internati, i morti accertati furono non meno di 1435, tra cui oltre 100 bambini di età inferiore ai 10 anni<ref>Italijanska koncentracijska taborišča za slovence med 2. svetovno vojno, Božidar Jezernik, Revija Borec - Društvo za preučevanje zgodovine, literaure in antropologije, Ljubljana 1997, ISSN 0006-7725</ref>. ''In esso il tasso medio di mortalità superava quello registrato nel [[campo di concentramento di Buchenwald]], che fu del 15 per cento''<ref>I campi del duce, pagina 270, Carlo Spartaco Capogreco, Giulio Einaudi Editore – Torino 2004, ISBN 88-06-16781-2</ref>.
 
 
== I campi di smistamento e il loro riutilizzo post-bellico ==