Mito dei cacciatori: differenze tra le versioni

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{{C|Argomento interessante, oltre che affascinante, voce scritta bene, ma senza fonti o citazioni viene il sospetto di una ricerca originale|antropologia|dicembre 2009}}
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I '''Mitimiti dei cacciatori''' nascono in quel periodo della [[preistoria]] che si è soliti chiamare età della renna, tra il 200.000 - 10000 a.C. e, come altri miti, cercano di spiegare la realtà dell'[[uomo primitivo]] che, a seconda della sua attività, pone domande diverse alla [[natura]].
 
Il [[caccia]]tore vuole conoscere le leggi che regolano le migrazioni degli uccelli, l'[[agricoltore]] le leggi che determinano il succedersi delle stagioni.
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I miti che nascono nel mondo dei cacciatori sono numerosi ma uno dei più ricorrenti è quello del ''lupo''.
 
== Mito e leggenda ==
 
Intorno alla metà dell'VIII secolo prima di Cristo vivevano nell'attuale [[Lazio]] alcune comunità di pastori e agricoltori. Il centro più importante era probabilmente il villaggio di [[Alba Longa]], l'odierna [[Castel Gandolfo]]. In questo luogo le comunità latine si riunivano per stipulare patti di amicizia e alleanze contro i comuni nemici e si riunivano per pregare le loro divinità.
 
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La leggenda rimescola spesso i motivi, le immagini, i personaggi del mito, ma quando dal mito si passa alla leggenda, questi motivi, queste immagini, questi personaggi perdono gran parte della loro sacralità.
 
=== I miti greci del lupo ===
 
Nella [[mitologia greca]] troviamo almeno due storie molto simili a quella della fondazione di Roma.
 
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[[Euripide]] narra che [[Antiope (figlia di Nitteo)|Antiope]], figlia del re di Tebe [[Nitteo]], ebbe da [[Zeus]] due figli, due gemelli, [[Anfione]] e [[Zeto]]. Per paura dell'ira paterna Antiope dovette abbandonare i figli in una caverna del [[monte Citerone]]. Davanti alla caverna sgorgò miracolosamente una sorgente di limpida acqua e ben presto un pastore venne ad abbeverare il suo gregge. Accortosi dei due fanciulli il pastore li prese con sé e li educò come suoi figli. Intanto il padre di Antiope era morto e del regno si era impossessato suo fratello [[Lico]], "''il lupo''". Lico temeva naturalmente che i due figli di Antiope potessero rivendicare il trono di Tebe. Infatti quando i due fratelli divennero adulti il pastore raccontò loro la vera storia della loro nascita e i due non ebbero altra idea che quella di riconquistare il regno di Tebe. Erano però molto diversi nel carattere e spesso litigavano. Anfione amava la [[musica]] e le arti, Zeto la [[caccia]] e l'avventura. Dopo varie vicende riuscirono, con l'aiuto del padre [[Zeus]] a cacciare Lico dal trono e a rendere la città di Tebe, che era allora un misero villaggio, la città più potente della [[Grecia]]. Zeto, per la sua abilità nel combattere, divenne il condottiero della città, Anfione, con la sua musica divina, riuscì a smuovere le pietre che servirono per fortificare la città.
 
La leggenda della fondazione di Tebe è molto simile alla leggenda della fondazione di Roma ma mentre nel [[mitologia greca|racconto greco]] Lico, il lupo, è il principale avversario dei due gemelli, nella leggenda romana la lupa costituisce la loro salvezza.
 
Molto più complessa è un'altra leggenda della mitologia greca in cui si narra della fondazione di [[Micene]].
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Anche in questo racconto si ritrovano gli elementi della leggenda di Romolo e Remo, anche se, apparentemente, non compare la figura del lupo, ma Preto, cacciato da Acrisio, emigra in Licia nella terra dei lupi e la madre di Perseo si chiama Danae e "''daos''" era il nome frigio del lupo.
 
=== I figli dei lupi ===
 
L'influenza della cultura greca sul pensiero romano fu molto più tarda e pertanto non si può pensare che il primo narratore della vicenda di Romolo e Remo si sia ispirato alla fonte greca.
 
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Sempre sulle rive del [[mar Caspio]] abitavano gli [[Ircani]], valorosi e terribili in guerra, il cui nome deriva dall'antica radice iranica "''vehrka''", il '''lupo'''.
 
Anche nella [[penisola italica]] si trovano molti popoli che vantano una loro discendenza dal lupo, come gli [[Irpini]], così chiamati dal vocabolo sannita "''hirpus''", il '''lupo''', o alla [[Sanniti|tribù sannita]] dei [[Lucani]], il cui nome deriva da "''lukos''", il '''lupo'''.
 
[[Mircea Eliade]], un famoso [[mitologo|studioso di mitologia]], distingue tre casi in cui ad un popolo poteva essere attribuita una parentela con il lupo: 1.
# gruppi di ''immigranti'' che combattevano per la conquista di nuove terre (''lupi-guerrieri''); 2.
# ''fuorilegge'' e profughi in cerca di asilo (''lupi-fuggiaschi''); 3.
# gli ''adolescenti'' durante il periodo di iniziazione e di preparazione, per diventare guerrieri (''lupi-giovani iniziati'').
 
Costoro dovevano lottare per vivere, dimorare lontano dagli altri uomini, spesso nascosti nelle selve o sui monti, dovevano, cioè, vivere "''come lupi''" e potevano contare sulla protezione di Zeus e di [[Apollo]], ma di [[Zeus Lucoreio]] e di [[Apollo Liceo]], protettore dei '''lupi'''.
 
Le [[popolazioni italiche]] degli [[Irpini]] e dei [[Sanniti]] devono essere collocate nella prima categoria indicata da Eliade, perché erano popolazioni che si muovevano continuamente in cerca di nuove terre e dovevano combattere contro le popolazioni che prima di loro si erano insediate nell'[[Italia centrale|Italia centro]]-[[Italia meridionale|meridionale]] e dovevano difendere come ''' lupi''' il territorio conquistato.
 
Frequente il caso appartenente alla terza categoria che attribuiva il nome di lupi ai giovani che iniziavano la guerra. Durante questo periodo i giovani dovevano dimostrare di essere degni di diventare guerrieri, superando le prove di coraggio, vivere lontano dalle comunità e aggirarsi da soli o in gruppi nelle selve, finché non erano giudicati degni di entrare a far parte della classe dei guerrieri.