Diogene di Sinope: differenze tra le versioni

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[[File:Poussin-diogene-dettaglio.jpg|thumb|left|''Diogene getta la scodella'', di [[Nicolas Poussin]] (1648)]]
 
In viaggio verso [[Egina (isola)|Egina]], venne fatto prigioniero dai [[pirata|pirati]] e venduto come [[schiavismo|schiavo]] a [[Creta]] ad un uomo di [[Corinto]] chiamato Xeniade (o Seniade) diventando tutore dei suoi due figli<ref>Aulo Gellio, ''Notti attiche'', II, 18, 10; Macrobio, ''Saturnalia'', I, 11, 43.</ref> nonché suo amministratore domestico. Venendo interrogato sul suo prezzo, replicò che non conosceva altro scambio possibile che quello con un uomo di governo, e che desiderava essere venduto ad un uomo che avesse bisogno di un maestro.
{{citazione|E chiedendogli l'araldo che cosa sapesse fare, Diogene rispose: «Comandare agli uomini». Fu allora che egli additò un tale di Corinto che indossava una veste pregiata di porpora, il predetto Seniade, e disse: «Vendimi a quest'uomo: ha bisogno di un padrone».|Diogene Laerzio, ''Vite dei Filosofi'' VI, ''Vita di Diogene'', 32}}
 
Fu comprato e manomesso da Xeniade, diventando tutore dei suoi due figli<ref>Aulo Gellio, ''Notti attiche'', II, 18, 10; Macrobio, ''Saturnalia'', I, 11, 43.</ref> nonché suo amministratore domestico, e visseVisse a Corinto per il resto della sua vita, che dedicò interamente a predicare le virtù dell'[[apatia (filosofia)|autocontrollo]] e dell'[[autarchia|autosufficienza]], abitando in una [[botte]]. Ai [[Giochi Istmici]] tenne discorsi a un pubblico consistente che lo seguiva dal periodo di [[Antistene]].<ref name=Filosofico/>
 
Fu probabilmente ad uno di quegli eventi che incontrò [[Alessandro Magno]].