Socii e foederati: differenze tra le versioni

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{{Citazione|Invece di permettere agli Sciti [Goti] di servire nel nostro esercito, dovremmo cercare dall'agricoltura così cara a costoro gli uomini che combatterebbero per difenderlo [...]. Prima che le cose volgano al peggio, come stanno ora tendendo, dovremmo recuperare il coraggio degno dei Romani, e abituarci di nuovo a ottenere da soli le nostre vittorie, non ammettendo l'amicizia con questi stranieri, ma impedendo la loro partecipazione in ogni rango. Prima di tutto bisognerebbe escludere dalle magistrature [...] uomini [...] come quello che si toglie la pelliccia da pecora [...] per assumere la toga, ed entra nel senato per deliberare su questioni di stato con i magistrati romani, disponendo di un posto a sedere prominente forse accanto a quello del console, mentre gli uomini retti siedono dietro di lui. Questi tali, quando lasciano l'assemblea, si rivestono delle loro pellicce da pecora, e una volta in compagnia dei loro seguaci, deridono la toga, e sostengono che indossandola non riescono nemmeno a sguainare la spada. Da parte mia mi meraviglio di molte altre cose, ma non di meno per la nostra condotta assurda. Tutto questo alla faccia che ogni casa, anche modesta, ha uno servo scita [...] ed è stato provato […] che la loro è la razza più utile, e più idonea a servire i Romani. Ma che questi [...] dovrebbero essere servi in privato a quegli stessi uomini che essi governano in pubblico, questo è strano, forse la cosa più incredibile [...]. Se, come suppongo, è nella natura delle cose che ogni servo è il nemico del suo signore poiché ha speranze di sopraffarlo, accadrà ciò anche con noi? Stiamo noi facendo germogliare a una scala molto più grande i germi di guai inauditi? Si rammenti che nel nostro caso non sono meramente due uomini, o degli individui disonorati a condurre una ribellione, ma grandi e perniciose armate che, connazionali dei nostri stessi servi, hanno per scherzo malvagio del destino ridotto in cattivo stato l'Impero romano, e hanno fornito generali di grande reputazione sia tra di noi che tra loro stessi, “per la nostra stessa natura codarda”. È necessario ridurre la loro forza, è necessario rimuovere la causa straniera della malattia [...] perché i mali devono essere curati al principio della loro insorgenza, perché quando si sviluppano è troppo tardi per arrestarli. L'esercito deve essere purificato dall'Imperatore [...].|Sinesio, ''De regno'', 14-15.}}
Riguardo ai Goti di Alarico, Sinesio scrive:
{{Citazione|Ma in questi giorni [i Goti] si sono presentati di fronte a noi, non per sfidarci in battaglia, ma come supplicanti, perché erano stati scacciati dal loro paese [dagli Unni]. [...] Quando loro avevano pagato la pena per la loro condotta grazie a tuo padre [Teodosio], che aveva preso le armi contro loro, essi di nuovo divennero oggetto di compassione, e si prostrarono ai suoi piedi supplicanti insieme alle loro donne, e colui che era stato il loro conquistatore in guerra, fu sopraffatto dalla pietà. Li sollevò dalla loro posizione prostrante, li rese suoi alleati, e li ritenne degni della cittadinanza. Inoltre, aprì loro l'accesso agli uffici pubblici, e consegnò nelle loro mani [...] parte del territorio romano [...]. Fin dall'inizio questi uomini ci hanno trattato con derisione, sapendo cosa meritavano di subire per nostra mano, e cosa dovrebbero meritare; e la questa nostra reputazione ha incoraggiato i loro vicini [...] a implorare [...] indulgenza usando come precedente il caso di queste canaglie. [...] E'È necessaria quindi l'ira contro questi uomini, ed essi o areranno il suolo in obbedienza agli ordini [...] o percorreranno di nuovo la stessa strada per fuggire, e annunciare a coloro al di là del fiume che la loro precedente gentilezza non sopravvive più presso i Romani, perché una persona giovane e di nobile nascita [Arcadio] è alla loro testa [...].|Sinesio, ''De regno'', 15.}}
Basandosi sulle opere di Sinesio (''De regno'' e ''De providentia''), gran parte della storiografia moderna ha dedotto che all'epoca a Costantinopoli vi fossero due partiti in contrapposizione tra di loro, uno antigermanico e uno germanico: quello germanico era favorevole all'ammissione dei Barbari all'interno dell'Impero e dell'esercito, quello antigermanico invece voleva espellerli. Questo partito antigermanico, costituito da senatori e ministri legati alle tradizioni romane, si sarebbe opposto al governo di Eutropio, accusato di essere troppo accondiscendente nei confronti di Alarico e dei ''foederati'' goti, e sarebbe stato guidato da [[Aureliano (console 400)|Aureliano]]. Recentemente, tuttavia, alcuni studiosi hanno messo in forte dubbio questa interpretazione delle opere di Sinesio e soprattutto l'effettiva esistenza di questi due partiti.<ref>{{cita|Cameron, Long, Sherry|pp. 333-336.}}</ref>