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Quando i primi elementi della 14ª Armata incontrarono la seconda linea italiana, l'attacco si era frantumato in una serie di scontri a livello di plotone o di battaglione con l'obiettivo di conquistare una cima o precipitarsi giù da una valle. La resistenza italiana era spesso scoordinata e fu facilmente travolta dalla tattica tedesca; i difensori venivano immobilizzati dal fuoco delle mitragliatrici in modo tale che una squadra potesse aggirarli ed eliminare il caposaldo con le bombe a mano<ref>{{cita|Gudmundsson|p. 243}}.</ref>. La velocità dell'avanzata permise alla prima ondata di superare quasi simultaneamente le tre linee italiane lasciando alla seconda ondata il compito di affrontare un esercito nello scompiglio, demotivato e senza una guida, quindi più propenso ad arrendersi<ref>{{cita|Gudmundsson|p. 244}}.</ref>.
Il secondo giorno dell'attacco gli austro-tedeschi completarono l'avvolgimento delle truppe italiane sulla sponda orientale dell'Isonzo e iniziarono a penetrare nella pianura friulana. Ma superate le montagne, la tattica dei battaglioni d'assalto venne meno: dopo il 27 ottobre i soldati della 14ª armata si trovarono dinanzi a tre fiumi che attraversavano la pianura, e che offrivano agli italiani delle barriere naturali dietro le quali poterono stabilire linee difensive; gli austro-tedeschi riuscirono a superare il [[Torre (fiume)|Torre]] e il [[Tagliamento]] ma si fermarono dinanzi
=== Cambrai ===
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