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== Storia ==
{{Citazione necessaria|[[Dionisio Periegete]] parla di un popolo, forse gli Unni, che viveva lungo il [[Mar Caspio]] attorno al [[200]], e inoltre nel [[214]], [[Choronei Mozes]] nella sua "Storia dell'Armenia" indica gli ''Hunni'' come vicini dei [[Sarmati]] e prosegue descrivendo come catturarono la città di Balk (Kush in armeno) in un periodo tra il [[194]] e il [[214]], spiegando perché i greci chiamavano quella città '''Hunuk'''. Senza la presenza degli Xiongnu, la Cina visse un secolo di pace, interrotto quindi dalla famiglia Liu di Unni Tiefu che tentò di ristabilire la sua presenza nella Cina occidentale. Ad ovest, i [[Impero romano|Romani]] invitarono gli Unni ad ovest dell'[[Ucraina]], alla colonizzazione della [[Pannonia]] nel [[361]] e [[372]], sotto il governo del loro capo Balimir, così che essi sconfissero gli [[Alani]]. Ad est invece, all'inizio del [[V secolo]], [[Tiefu Xia]] è l'ultima dinastia degli Unni nella Cina orientale, mentre sono presenti gli [[Alchon]] e gli [[Huna]] in [[Afghanistan]] e [[Pakistan]]. Da qui in poi, decifrare la storia degli Unni e dei loro successori diventa più semplice per via degli eventi relativamente bene documentati da fonti bizantine, armene, iraniane, indiane e cinesi.
Fino al VI secolo è sopravvissuto il principato unno di Yue-Pan in Asia centrale nell'orbita [[Sogdiana]].}}
 
=== Gli Unni in Europa ===
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==== Campagne occidentali di Attila ====
{{vedi anche|Battaglia dei Campi Catalaunici}}
[[File:Attila in Gallia 451dC.svg|upright=1.4|thumb|Carta storica che descrive l'invasione della Gallia da parte degli Unni nel 451 d.C., e la battaglia dei Campi Catalaunici. Sono mostrati i probabili itinerari, e le città conquistate o risparmiate dagli Unni.]]risparm
[[Giusta Grata Onoria|Onoria]], sorella di Valentiniano, nella primavera del 450 aveva inviato al re degli Unni una richiesta d'aiuto, insieme al proprio anello, perché voleva sottrarsi all'obbligo di fidanzamento con un [[senato romano|senatore]]: la sua non era una proposta di matrimonio, ma Attila interpretò il messaggio in questo senso, ed accettò pretendendo in dote metà dell'Impero d'Occidente. Quando Valentiniano scoprì l'intrigo, fu solo l'intervento della madre [[Galla Placidia]] a convincerlo a mandare in esilio, piuttosto che ad uccidere Onoria, e ad inviare un messaggio ad Attila, in cui disconosceva assolutamente la legittimità della presunta proposta matrimoniale. Attila, per nulla persuaso, inviò un'ambasciata a Ravenna per affermare che Onoria non aveva alcuna colpa, che la proposta era valida dal punto di vista legale e che sarebbe venuto per esigere ciò che era un suo diritto.
 
Forte di un esercito che si diceva potesse contare oltre 500.000 uomini, il più grande in Europa da duecento anni a quella parte, Attila attraversò la [[Gallia]] settentrionale provocando morte e distruzione. Conquistò molte delle grandi città europee, tra cui [[Reims]], [[Strasburgo]], [[Treviri]], [[Colonia (Germania)|Colonia]], ma fu sconfitto contro le armate dei [[Visigoti]], dei [[Franchi]] e dei [[Burgundi]] comandati dal generale [[Ezio]] nella [[Battaglia dei Campi Catalaunici]].
[[File:Leoattila-Raphael.jpg|upright=1.4|thumb|left|''Incontro tra Leone il Grande e Attila'', Affresco, 1514, Stanza di Eliodoro, Palazzi Pontifici, Vaticano. L'affresco fu completato durante il pontificato di Leone X (papa dal 1513 al 1521). Secondo la leggenda, la miracolosa apparizione dei Santi Pietro e Paolo armati con spade durante l'incontro tra Papa Leone e Attila (452) avrebbe spinto il re degli Unni a ritirarsi, rinunciando al sacco di Roma.]]
Attila tornò in Italia nel [[452]] per reclamare nuovamente le sue nozze con Onoria. Gli Unni cinsero d'assedio per tre mesi [[Aquileia romana|Aquileia]], e, secondo la leggenda, proprio mentre erano sul punto di ritirarsi, da una torre delle mura si levò in volo una cicogna bianca che abbandonò la città con il piccolo sul dorso; il superstizioso Attila a quella vista ordinò al suo esercito di rimanere: poco dopo crollò la parte delle mura dove si trovava la torre lasciata dalla [[cicogna]]. Attila conquistò poi Milano e si stabilì per qualche tempo nel [[palazzo Reale di Milano|palazzo reale]]. Famoso è rimasto il modo singolare con cui affermò la propria superiorità su Roma: nel palazzo reale c'era un dipinto in cui erano raffigurati i Cesari seduti in trono e ai loro piedi i principi sciti. Attila, colpito dal dipinto, lo fece modificare: i Cesari vennero raffigurati nell'atto di vuotare supplici borse d'oro davanti al trono dello stesso Attila. Attila si fermò finalmente sul [[Po]], dove incontrò un'ambasciata formata dal [[Prefetto (storia romana)|prefetto]] [[Trigezio]], il [[Console (storia romana)|console]] Avienno e [[papa Leone I]] (la leggenda vuole che proprio il papa abbia fermato Attila mostrandogli il crocifisso). Dopo l'incontro Attila tornò indietro con le sue truppe senza pretese né sulla mano di Onoria, né sulle terre in precedenza reclamate. Sono state date diverse interpretazioni della sua azione. La fame e le malattie che accompagnavano la sua invasione (in [[Italia]], infatti, stava infuriando un'epidemia di [[colera]] e di [[malaria]] e la [[Pianura padana]] non era in grado di dar sostentamento all'orda<ref>La parola ''orda'' viene spesso riferita agli Unni con una valenza semantica decisamente ma è interessante sapere che il sostantivo è perfettamente adeguato, significano ''ordu'' in [[lingua turca]] "esercito".</ref> barbarica) potrebbero aver ridotto la sua armata allo stremo, oppure le truppe che Marciano mandò oltre il Danubio potrebbero avergli dato ragione di retrocedere, o forse entrambe le cose sono concausali alla sua ritirata. La "favola che è stata rappresentata dalla matita di [[Raffaello Sanzio|Raffaello]] e dallo scalpello di [[Alessandro Algardi|Algardi]]" (come l'ha chiamata [[Edward Gibbon]]) di [[Prospero d'Aquitania]] dice che il papa, aiutato da [[Pietro apostolo]] e [[Paolo di Tarso]], lo convinse a girare al largo dalla città. Vari storici hanno supposto che l'ambasciata portasse un'ingente quantità d'oro al leader unno e che lo abbia persuaso ad abbandonare la sua campagna,<ref>Luttwak, ''op. cit.'', p. 62.</ref> e questo sarebbe stato perfettamente in accordo con la linea politica generalmente seguita da Attila, cioè di chiedere un riscatto per evitare le incursioni unne nei territori minacciati.
 
Quali che fossero le sue ragioni, Attila lasciò l'Italia e ritornò al suo palazzo attraverso il Danubio. Da lì pianificò di attaccare nuovamente Costantinopoli e reclamare il tributo che Marciano aveva tagliato. Morì, invece, nei primi mesi del [[453]]; la tradizione, secondo Prisco, dice che la notte dopo un banchetto che celebrava il suo ultimo matrimonio (con una principessa [[goti|gota]] di nome [[Krimhilda]], poi abbreviato con [[Ildiko]]), egli ebbe una copiosa [[epistassi]] e morì soffocato. I suoi guerrieri, dopo aver scoperto la sua morte, si tagliarono i capelli e si sfregiarono con le loro spade in segno di lutto così che, dice [[Giordane]], "il più grande di tutti i guerrieri dovette essere pianto senza lamenti femminili e senza lacrime, ma con il sangue degli uomini". La causa del decesso pare esser attribuibile ad un'[[emorragia cerebrale]] (in base a quanto attestato dai cronisti del tempo, ripresi dal goto [[Giordane]] ([[500]] - [[570]]), Attila era soggetto a sanguinamenti), occorsa durante la notte in cui sposò Krimhilda. Venne sepolto un paio di giorni dopo non lontano dalla capitale del suo regno (in realtà un campo trincerato in legno) nella pianura ungherese. Il suo corpo venne posto in tre sarcofagi: il più interno in legno, racchiuso da un secondo in argento puro e da un terzo in oro massiccio. Lo seguirono nella tomba tutte le sue ricchezze, il suo cavallo,<ref>Le sepolture di guerrieri con il loro cavallo era pratica usuale in numerose popolazioni nomadi, fra cui gli [[Avari]].</ref> le mogli, i servi ed anche gli schiavi che scavarono la fossa, per precauzione, in modo che nessuno fosse in grado di rivelare il luogo esatto della sepoltura (... "Ed un silenzio di morte avvolse il sepolcro la notte medesima, accomunando allo stesso tempo il morto ed i becchini", ebbe a scrivere Giordane) [http://users.libero.it/riccardo.zelioli/jordanes.htm].
 
==== Collasso del suo impero ====
Le lotte per la successione, seguite alla morte di Attila, dissolsero la potenza degli Unni. Dopo il suo decesso, l'Impero unno si disgregò rapidamente: infatti i tre figli di Attila ([[Dengizico|Dengizich]], [[Ellac]] e [[Ernakh|Ernac]]) non riuscirono a sedare le rivolte per l'indipendenza dei sudditi degli Unni, portando alla rapida caduta dell'Impero unno. Il primo gruppo ad ottenere l'indipendenza fu quello dei [[Gepidi]], guidati da re [[Ardarico]], che sconfissero nel 453-454 l'esercito unno nella [[Battaglia del fiume Nedao]] ([[454]]), costringendo gli Unni a riconoscere loro l'indipendenza.<ref>Heather 2005, p. 426.</ref> Negli anni successivi tutti gli altri gruppi (come Sciri, Rugi, Eruli, Longobardi, Ostrogoti) ottennero gradualmente l'indipendenza dagli Unni, e nel 468 gli Unni persero la propria indipendenza, finendo per essere arruolati come mercenari dall'Impero romano d'Oriente.
 
La memoria dell'invasione degli Unni è stata trasmessa oralmente fra le [[tribù germaniche]], ed è una componente importante nella [[Völsunga Saga]] e [[Hervarar Saga]], in [[norvegese antico]], e nel [[Nibelungenlied]], in [[antico germanico]]. Tutte ritraggono gli eventi di questo periodo di migrazioni, avvenute circa un millennio prima della loro trascrizione. Nella ''Hervar Saga'', i Goti hanno i loro primi contatti con gli arcieri unni, e si incontrano in un'epica battaglia sulle rive del [[Danubio]]. Nella Völsunga Saga e in Nibelungenlied, re Attila (''Atli'' in Norvegese e ''Etzel'' in Germanico) sconfigge il re [[Franchi|franco]] [[Sigisberto I]] (''Sigurðr'' o ''Siegfried'') e il re [[Burgundi|burgundo]] [[Gontran I]] (''Gunnar'' or ''Gunther'') ma è successivamente assassinato dalla regina [[Gudrun (mitologia)|Crimilde]] (''Gudrun'' o ''Kriemhild''), sorella di quest'ultimo e moglie di Attila.
 
Una situazione caotica seguì all'ascesa al potere degli [[Avari]] in Europa dopo il [[550]].
La dinastia avara [[Onoghur]] ([[580]]-[[685]]) ha mischiato il patrimonio avaro-[[Bulgari|bulgaro]] ma il nome deriva, probabilmente, da "Unno". Il nome "Ungheria" usato oggi deriva da Onogur.
 
== Successione dei re Unni ==