Gaio Ceionio Rufio Volusiano Lampadio: differenze tra le versioni

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Mentre era [[pretore (storia romana)|pretore]] (probabilmente negli ultimi anni del regno di [[Costantino I]], attorno al 337) organizzò i giochi, con distribuzione di beni alla [[plebe]], causandone però la sommossa. All'inizio le cose andarono bene: i suoi giochi erano "magnifici", la sua prodigalità "esuberante"; poi, però, la plebe gli chiese di donare largamente a personaggi che non lo meritavano, e Lampadio decise di mostrare il proprio sdegno. Raccolse allora dei mendicanti che vivevano al [[Colle Vaticano]] (probabilmente di donazioni papali) e li rese ricchi con dei doni:<ref>[[Ammiano Marcellino]], ''Res gestae'', xxvii.3.5-6.</ref> la plebe, che considerava questi poveri come qualcosa che le era estraneo e che non aveva diritto a ricevere donazioni in occasione dei giochi, si rivoltò.<ref>Lomas e Cornell, p. 152.</ref>
 
Nel [[354]] premette affinché Costanzo mettesse agli arresti il proprio cugino e [[cesare (titolo)|cesare]] d'Oriente [[Costanzo Gallo]]:<ref>[[Zosimo (storico)|Zosimo]], ii.55.3.</ref> quando Gallo cadde in disgrazia e fu ucciso, il prefetto della [[Gallia]], [[Vulcacio Rufino]], venne rimosso perché suo parente, e Lampadio ne prese il posto. Nel [[355]] pare che assieme all'ex-''comes rei privatae'' [[Eusebio (ministro)|Eusebio]] e all'ex-''magister memoriae'' Edesio, convinse l'''actuarius'' Dinamio a contraffare le lettere di [[Claudio Silvano]] in modo che apparisse un traditore agli occhi dell'imperatore [[Costanzo II]]; la fonte è però lo storico [[Ammiano Marcellino]], il cui mentore [[Ursicino]] fu coinvolto nella faccenda e che non è imparziale.
 
Nel [[365]]-[[366]] fu ''[[praefectus urbi]]'': nel 365 si rifiutò di pagare i materiali utilizzati per il restauro dei monumenti della città, che aveva acquistato da commercianti plebei, i quali si rivoltarono, costringendolo a rinchiudersi a [[Ponte Milvio]]. Gli veniva anche contestato di apporre sui monumenti riparati il proprio nome come edificatore e non come restauratore.<ref>Ammiano Marcellino, xxvii.3.20, citato da Lomas e Cornell, p. 152.</ref>
 
La moglie di Volusiano, Cecina Lolliana (''Caecina Lolliana''), era sacerdotessa di [[Iside]]; loro figlio celebrò [[Cerere]] e [[Attis]] in un ''[[taurobolium]]'' il [[23 maggio]] [[390]]; malgrado questi indizi di una famiglia pagana, è probabile che Volusiano fosse cristiano, per lo meno durante il regno di Costantino I, i cui funzionari erano scelti prevalentemente tra i cristiani.<ref>Barnes, Timothy David, ''Ammianus Marcellinus and the Representation of Historical Reality'', Cornell University Press, 1998, ISBN 0801435269, p. 116.</ref> Tra i suoi discendenti vi era quel [[Rufio Antonio Agripio Volusiano]] (''Rufius Antonius Agrypius Volusianus'') che fu ''praefectus urbi'' nel 417-418.<ref>Lomas e Cornel, p. 158.</ref> La sua ''[[domus]]'' si trovava nei pressi delle Terme di Costantino sul ''Collis Salutaris'', il [[Quirinale]].<ref>Richardson, Lawrence, ''A New Topographical Dictionary of Ancient Rome'', Johns Hopkins University Press, 1992, ISBN 0801843006, p. 129.</ref>
 
La vita di Lampadio è riportata da [[Ammiano Marcellino]] nelle sue ''Res Gestae'' (xxvii.3.5-10), in termini estremamente negativi. Sebbene Ammiano ammetta che Lampadio era "talvolta severo e onesto", lo raffigura come una persona vacua, introducendolo con l'affermazione che Lampadio si era risentito per non essere onorato per la sua notevole capacità di sputare. In realtà la descrizione di Ammiano va pesata considerando la sua parzialità: il mentore di Ammiano, [[Ursicino]], viene raffigurato dallo storico come un personaggio onesto ostacolato dagli intrighi di corte, come già Silvano, dunque i nemici di Silvano sono trattati col disprezzo degno dei nemici di Ursicino.<ref>Barnes, p. 117.</ref>
La sua ''[[domus]]'' si trovava nei pressi delle Terme di Costantino sul ''Collis Salutaris'', il [[Quirinale]].<ref>Richardson, Lawrence, ''A New Topographical Dictionary of Ancient Rome'', Johns Hopkins University Press, 1992, ISBN 0801843006, p. 129.</ref>
 
== Note ==