Disintermediazione: differenze tra le versioni

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Sebbene utilizzato in vari campi, il termine ha conosciuto la sua diffusione nel settore dell'economia e finanza dei primi [[Anni 1980|anni Ottanta]], con il ridimensionamento dell'attività di intermediazione degli istituti di credito, a causa della contrazione dei depositi bancari. In quegli anni, sono iniziate ad emergere forme di risparmio come azioni, fondi comuni, titoli atipici, gestioni fiduciarie, assicurazioni vita e, in modo particolare, [[Titolo di Stato|titoli di Stato]] alternative alle tradizionali passività bancarie e al conseguente drenaggio di fondi dal sistema creditizio. La disintermediazione dei circuiti bancari ha innescato nelle banche un profondo ripensamento della natura delle proprie attività e, conseguentemente, delle proprie strutture organizzative, oltre che un arricchimento qualitativo di capacità e risorse professionali. Ne è scaturito l'affiancamento alle tradizionali attività di banca commerciale di un mix di servizi a elevato valore aggiunto, aventi contenuto consulenziale e innovativo (servizi relativi alla sottoscrizione, al collocamento e alla negoziazione di titoli per conto della clientela ecc., meglio noti come servizi di [[investment banking]].<ref>{{Cita web|url= http://www.treccani.it/enciclopedia/disintermediazione_(Dizionario-di-Economia-e-Finanza)/ |titolo=|pubblicazione=Enciclopedia Treccani|data=2012|}}</ref>
 
In ambito di economia generale la disintermediazione rappresenta infatti la rimozione o l'esclusione degli intermediari in una catena di fornitura in relazione ad una transazione o ad una serie di operazioni.<ref>{{Cita web|url= http://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=2711379 |titolo=Infinite Financial Intermediation|pubblicazione=Social Science Research Network|data=5 gennaio 2016|}}</ref> In passato le difficoltà di comunicazione e di spostamento delle merci rendevano necessaria la presenza di intermediari tra il produttore di un bene e il consumatore finale; al giorno d'oggi, nella maggioranza dei settori, questo non è più vero, in quanto il consumatore finale è in grado di raggiungere in tempo reale il produttore. Invece di passare attraverso i canali di distribuzione tradizionale, che prevedono un certo tipo di intermediari, come ad esempio i grossisti, le aziende possono rapportarsi direttamente con i clienti attraverso altri strumenti, come ad esempio [[internet]].<ref>{{Cita web|url= http://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/101967899359337 |titolo=Strategies for Internet Middlemen in the Intermediation/Disintermediation/Reintermediation Cycle|pubblicazione=Electronic Markets|data=26 novembre 2010|}}</ref> La disintermediazione può diminuire il costo del servizio clienti e può consentire al produttore di aumentare i margini di [[profitto]] eliminando distributore e rivenditori.
In passato le difficoltà di comunicazione e di spostamento delle merci rendevano necessaria la presenza di intermediari tra il produttore di un bene e il consumatore finale; al giorno d'oggi, nella maggioranza dei settori, questo non è più vero, in quanto il consumatore finale è in grado di raggiungere in tempo reale il produttore. Invece di passare attraverso i canali di distribuzione tradizionale, che prevedono un certo tipo di intermediari, come ad esempio i grossisti, le aziende possono rapportarsi direttamente con i clienti attraverso altri strumenti, come ad esempio [[internet]].<ref>{{Cita web|url= http://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/101967899359337 |titolo=Strategies for Internet Middlemen in the Intermediation/Disintermediation/Reintermediation Cycle|pubblicazione=Electronic Markets|data=26 novembre 2010|}}</ref> La disintermediazione può diminuire il costo del servizio clienti e può consentire al produttore di aumentare i margini di [[profitto]] eliminando distributore e rivenditori.
 
== Origini e storia del concetto ==
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La disintermediazione ha acquisito un nuovo significato con l'avvento del mercato virtuale. I venditori dei market place virtuali come Amazon, ad esempio, creano piattaforme in cui mettono in contatto direttamente acquirente e venditori, eliminando completamente le figure degli intermediari. Esempi di aziende che applicano i sistemi di disintermediazione includono Dell e Apple, che vendono molti dei loro prodotti direttamente ai consumatori bypassando così le catene di vendita tradizionali. Il successo delle società come [[Amazon.com|Amazon]], [[eBay]], [[E-Trade|E-trade]] e molte altre hanno generato il fenomeno della disintermediazione. La consegna diretta di prodotti e servizi ha messo in crisi molti produttori e rivenditori.<ref>{{Cita libro|autore=Philip Kotler|titolo= Marketing Management|anno=2007|editore=Pearson|città=Milano|p=16|ISBN=88-7192-787-7}}</ref> Le trasformazioni nel campo degli acquisti e dei consumi hanno dato vita a numerose realtà del web che applicano meccanismi di disintermediazione: da Spotify a [[Airbnb]]; da [[Uber]] ai recenti fenomeni del [[car sharing]].
 
Il Dodicesimo Rapporto [[Censis|CENSIS]] uscito nel 2015<ref>{{Cita libro|autore=Censis|titolo= Dodicesimo Rapporto sulla comunicazione. L'economia della disintermediazione digitale|anno=2015|editore=Franco Angeli|città=Milano|ISBN= 978-88-917-1320-9 }}</ref> dedicato proprio al fenomeno della disintermediazione digitale in Italia sostiene che, nonostante la crisi finanziaria ed economica che ha colpito il Paese, si è assistito a un boom di smartphone e connessioni mobili. Ciò è avvenuto proprio grazie al potere di disintermediazione garantito dai media digitali connessi in rete che ha significato un risparmio netto finale nel loro bilancio personale e familiare. Usare internet per informarsi, per prenotare viaggi e vacanze, per acquistare beni e servizi, per guardare film o seguire partite di calcio, per entrare in contatto con le amministrazioni pubbliche o svolgere operazioni bancarie, ha significato spendere meno soldi, o anche solo sprecare meno tempo: in ogni caso, guadagnare qualcosa. Gli utenti italiani si servono sempre di più di piattaforme telematiche e di provider che consentono loro di superare le mediazioni. Si sta sviluppando così una economia della disintermediazione digitale che sposta la creazione di valore da filiere produttive e occupazionali tradizionali in nuovi settori. Gli ambiti maggiori colpiti dal processi di disintermediazione riguardano: viaggi e delle vacanze, acquisto di prodotti sul web, informazione e fruizione di contenuti culturali.
contatto con le amministrazioni pubbliche o svolgere operazioni bancarie, ha significato spendere meno soldi, o anche solo sprecare meno tempo: in ogni caso, guadagnare qualcosa. Gli utenti italiani si servono sempre di più di piattaforme telematiche e di provider che consentono loro di superare le mediazioni. Si sta sviluppando così una economia della disintermediazione digitale che sposta la creazione di valore da filiere produttive e occupazionali tradizionali in nuovi settori. Gli ambiti maggiori colpiti dal processi di disintermediazione riguardano: viaggi e delle vacanze, acquisto di prodotti sul web, informazione e fruizione di contenuti culturali.
 
Secondo il Rapporto CENSIS, la disintermediazione impatta sui consumi mediatici tradizionali, innestando una serie di processi di cambiamento che coinvolgono in maniera preponderante le fasce più giovani di età: a) personalizzazione dei palinsesti televisivi generalisti, grazie alla possibilità di costruirsi una propria programmazione tra siti online delle emittenti tv, [[YouTube]], streaming e download più o meno legale dei programmi; b) moltiplicazione dei messaggi radiofonici su più canali grazie alla diffusione del cosiddetto "modello [[Spotify]]" che ha trasformato le radio in playlist; c) nuova gerarchia delle fonti di informazione, per cui tra i più giovani al primo posto si colloca [[Facebook]] al secondo posto [[Google]] e solo al terzo posto compaiono i telegiornali, con YouTube che non si posiziona a una grande distanza e comunque viene prima dei giornali radio, tallonati a loro volta dalle app per smartphone.