Direttore responsabile: differenze tra le versioni

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L'unico momento in cui il proprietario di un giornale si confronta direttamente con la redazione è in occasione della nomina del direttore: l'atto è sottoposto al gradimento dell'assemblea di redazione, che si esprime con un voto libero e segreto<ref>Il meccanismo di voto serve a garantire la libertà di opinione e di stampa del singolo giornalista nei confronti di una linea editoriale non condivisa.</ref>. In [[Italia]] questa prassi iniziò nei primi anni settanta: la prima redazione ad inaugurarla fu il «[[Corriere della Sera]]» in occasione dell'insediamento di [[Piero Ottone]], il 15 marzo [[1972]]<ref>Aurelio Magistà, ''L'italia in prima pagina. Storia di un paese nella storia dei suoi giornali'', 2006, Bruno Mondadori, p. 191.</ref>.
Quale primo atto del suo insediamento il direttore illustra all'assemblea dei redattori il programma politico-editoriale concordato con l'editore.
 
La legge prevede che vi possa essere un vice direttore responsabile, e sempre più spesso al direttore s'affianca un condirettore, oppure un vicedirettore (nei grandi giornali più di uno). Questa strutturazione libera il direttore dal lavoro, quotidiano, di costruzione del giornale e gli consente di interagire con il [[direttore editoriale]], rappresentante dell'editore, con il quale elabora linea editoriale e strategie di lungo periodo. Può esistere anche la funzione del vice direttore vicario, che esercita le sue funzioni solamente in caso di impedimento del direttore responsabile.