Ercole Ferrata: differenze tra le versioni

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==Biografia==
Nato a Pellio Intelvi nel 1610 si trasferì da giovane a [[Genova]] dove divenne allievo e collaboratore di [[Tommaso Orsolino]] con cui lavorò a un ciclo di sculture per il [[Duomo di Pavia]]<ref>{{Cita libro|autore=Letizia- M. Casati- Daniele Pescarmona|titolo=Omaggio ai Maestri Intelvesi, Ercole Ferrata, Carlo Innocenzo Carloni|anno=|editore=Musei Civici di Como|città=Como|p=|pp=24-42|ISBN=88-85680-60-7}}</ref>.
Allievo inizialmente a [[Genova]] di [[Tomaso Orsolino]], si trasefrì a [[Roma]] dove seguì gli insegnamenti di [[Alessandro Algardi]], insieme al condiscepolo [[Domenico Guidi]] collaborò col maestro alla realizzazione della ''Visione di san [[Nicola da Tolentino]]'', per la [[Chiesa di San Nicola da Tolentino (Roma)|chiesa di San Nicola da Tolentino]] agli [[Orti Sallustiani]] di Roma.
 
Tra il 1637 e 1645 si trasferì a Napoli dove collaborò con [[Cosimo Fanzago]] e con [[Giuliano Finelli]] entrando così per la prima volta in contatto con lo stile berniniano dello scultore carrarese.
Ferrata si distaccò progressivamente dal classicismo dell'Algardi e di [[Francois Duquesnoy]] per avvicinarsi allo stile più espressivo di [[Gian Lorenzo Bernini]]. Attorno al 1660 realizzò, per la chiesa di ''[[Sant'Agnese in Agone]]'', una ''[[Sant'Agnese]] sul rogo'' ed un ''Martirio di [[santa Emerenziana]]'': sotto la guida del Bernini, realizzò l<nowiki>'</nowiki>''Angelo con la Croce'' per il ''[[Ponte Sant'Angelo]]'' e collaborò alla realizzazione dell<nowiki>'</nowiki>''elefante'' dell'obelisco di fronte alla chiesa di ''[[Santa Maria sopra Minerva]]''<ref>Spiriti, 2009.</ref>.
 
AllievoNel inizialmente1647 asi [[Genova]]trasferì di [[Tomaso Orsolino]], si trasefrìdefinitivamente a  [[Roma]]  dove seguì gli insegnamenti di  [[Alessandro Algardi]], insieme al condiscepolo  [[Domenico Guidi]]  collaborò col maestro alla realizzazione della  ''Visione di san  [[Nicola da Tolentino]]'', per la  [[Chiesa di San Nicola da Tolentino (Roma)|chiesa di San Nicola da Tolentino]]  agli  [[Orti Sallustiani]]  di Roma.
 
Ferrata si distaccò progressivamente dal classicismo dell'Algardi e di [[Francois Duquesnoy]] per avvicinarsi allo stile più espressivo di [[Gian Lorenzo Bernini]] di cui divenne uno dei più importanti collaboratori.
Proprio l'esperienza nei cantieri berniniani raffinò il suo stile e mise le ali alla sua carriera.
Ferrata si distaccò progressivamente dal classicismo dell'Algardi e di [[Francois Duquesnoy]] per avvicinarsi allo stile più espressivo di [[Gian Lorenzo Bernini]]. Attorno al 1660 realizzò, per la chiesa di ''[[Sant'Agnese in Agone]]'', una ''[[Sant'Agnese]] sul rogo'' ed un ''Martirio di [[santa Emerenziana]]'': sotto la guida del Bernini, realizzò l<nowiki>'</nowiki>''Angelo con la Croce'' per il ''[[Ponte Sant'Angelo]]'' e collaborò alla realizzazione dell<nowiki>'</nowiki>''elefante'' dell'obelisco di fronte alla chiesa di ''[[Santa Maria sopra Minerva]]''<ref>Spiriti, 2009.</ref>.
 
Nella chiesa di [[San Giovanni dei Fiorentini]] realizzò per il monumento funebre del cardinale [[Lelio Falconieri]] la rappresentazione della ''[[Fede]]''. Fu anche attivo a [[Napoli]] con [[Cosimo Fanzago]] e [[Giuliano Finelli]]; realizzò la statua di ''[[Santa Caterina da Siena]]'' per la cappella [[Chigi]] nel [[Duomo di Siena]] e, insieme a [[Francesco Aprile]], la statua di ''[[Sant'Anastasia]]'' per l'omonima chiesa di Roma, ispirata alla ''[[Beata Ludovica Albertoni (Bernini)|Beata Ludovica Albertoni]]'' del Bernini.
[[immagine:Bernini-Elefant.jpg|thumb|left|upright=0.7|L'obelisco dell'elefante in piazza della Minerva]]
 
Dopo aver ereditato molti dei bozzetti e modelli di studio dell'Algardi, aprì una propria bottega (attiva dal 1659 fino alla sua morte del 1686) in cui si formarono alcuni dei più noti scultori della seconda metà del secolo tra cui [[Melchiorre Cafà]] e [[Giovanni Battista Foggini]].
Nel 1673 il [[granducato di Toscana|granduca di Toscana]] [[Cosimo III de' Medici|Cosimo III]] lo pose a capo dell'accademia di [[Villa Madama]] a Roma (insieme allo scultore [[Ciro Ferri]]). Fu anche restauratore di opere antiche: operò sul torso rinvenuto durante i lavori per la chiesa di ''[[Santa Maria in Vallicella]]'' e, secondo alcune fonti, realizzò il braccio della ''[[Venere de' Medici]]''.
 
Nel 1673 il  [[granducatoGranducato di Toscana|granduca di Toscana]]  [[Cosimo III de' Medici|Cosimo III]]  lo pose a capo dell'accademia di  [[Villa Madama]]  a Roma (insieme allo scultore  [[Ciro Ferri]]). Fu anche restauratore di opere antiche: operò sul torso rinvenuto durante i lavori per la chiesa di  ''[[Santa Maria in Vallicella]]''  e, secondo alcune fonti, realizzò il braccio della  ''[[Venere de' Medici]]''.
 
Ferrata lavorò su importanti committenze fino agli ultimi anni di vita, e proprio nel 1686 era ancora all'opera sulla statua di [[Papa Clemente X]] destinata alla [[Basilica di San Pietro in Vaticano|Basilica di San Pietro]].
 
Durante la sua vita Ercole Ferrata non perse mai il legame con la propria terra d'origine, e proprio nel dicembre 1685 è documentato l'ultimo viaggio a Pellio, dopo cui rientrò a Roma nei primi giorni del 1686.
 
Dopo la morte le opere più preziose della raccolta privata di Ferrata furono donate alle Accademie di Roma e di Milano, per la volontà precisa di garantire la pubblica fruizione di questi capolavori.
Suoi allievi furono [[Melchiorre Cafà]] e [[Giovanni Battista Foggini]].
 
==Influenza sulla cultura pop==