Assedio di Torino: differenze tra le versioni

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<small>(Nel file: [[Pietro Micca]])</small>}}</div>
[[File:Torino nel 1673.png|upright=1.4|thumb|La città di Torino dopo il suo secondo ampliamento delle mura (1673). Sulla sinistra si riconosce la Cittadella pentagonale]]
Ebbe inizio il 14 maggio quando le truppe franco-spagnole (composte ora da oltre quarantamila uomini) si appostarono strategicamente di fronte alla fortezza. Due giorni prima, il 12 maggio<ref>{{Cita web|url=http://escarton-oulx.eu/4/4guiffre/4guiffre.html|titolo=Manuscrit de Joseph Guiffre (appartenant à Alexandre Guiffre vers 1860/90)|cognome=Guiffre|nome=Joseph|sito=escarton-oulx.eu|citazione=Trascrizione C. Rochas, S. Ottonelli: [6] "Et en l'année mille set cent six et le dousiesme de may a neuf heures et demi du matin le soleil eclipsant en sorte que la clarté du iour se perdit tout a fait en maniere que les estoilles paroissant come à la nuict. Mon fraire Jean Pierre et moy travaillant à Bardonesche [sic] à faire une muraille au jardin de Jean Nevache nous a falu quitter le travail ny voyant pas quand le soleil fut perdu il se refroidit beaucoup comensant le jour à revenir comme laurore et le soleil etant trouble en sorte que il faisait tout que faire fendre la teste à le regarder." (Traduzione di S. Ottonelli: "[6] Nell'anno 1706, il 12 maggio, alle nove e mezza del mattino c'è stata un'eclissi di sole. La luce del giorno è svanita e le stelle si vedevano come se fosse notte. Mio fratello Gian Pietro ed io eravamo a [[Bardonecchia]] a costruire il muro di cinta del giardino di Giovanni Nevache e dovemmo interrompere il lavoro perché non ci vedevamo più. Quando il sole si oscurò la temperatura si abbassò molto, poi la luce ritornò come se fosse l'aurora e la luce del sole era così accecante che non lo si poteva guardare senza provare fastidio e dolore.")|accesso=2016-12-12 dicembre 2016}}</ref> alle ore 10:15, un'eclissi totale di sole aveva oscurato la volta celeste, facendo risaltare la Costellazione del Toro. Il Sole era per antonomasia il simbolo di Luigi XIV e questo avvenimento diede grande slancio agli animi dei torinesi, che si immaginarono una facile vittoria<ref>{{cita|Gariglio|p. 51|gariglio}}.</ref>.
L'avvenimento astronomico è ricordato da alcuni versi del poemetto in [[lingua piemontese]] ''[[L'Arpa Discordata]]''<ref>Renzo Gandolfo (a cura di) ''L'arca discordata'' (1706?), attribuita a don Francesco Antonio tarizzo. Centro Studi piemontesi, Ca de Studi Piemontèis, Torino, 1969.</ref>, scritto negli anni successivi all'assedio:
{{citazione|Una vota un cabalista<br />Me dè costi vers en lista:<br />''Vedrò fastosi a ritornar i giglj<br />E poi partir quai timidi coniglj''.<br />El medem dì de l'eclissi<br />I sentir un schiribissi<br />D'un poeta de buon savor<br />Che parler de cost tenor:<br />''Qual Fenice il Piemonte in cuna<br />Or mai rinasce, e così vuol la Luna<br />Che quel Sol che quì d'intorno splende<br />Compisca un dì le sue fatali emende.|Da L'Arpa Discordata, vv.513-524}}
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{{citazione|Quelli sono già mezzi sconfitti||Ces gents là sont dejà a demi battues|lingua=fr}}
 
Il 5 settembre a [[Pianezza]] fu intercettato dalla cavalleria imperiale uno dei convogli diretto al campo francese. Grazie a [[Maria Bricca]], che aveva lavorato al castello, fu possibile introdursi lì dentro da un passaggio segreto. Si trattò di un importantissimo successo strategico da parte del principe [[Eugenio di Savoia]]<ref>{{Cita news|lingua=it|url=http://www.corriere.it/cultura/16_ottobre_09/alessandro-barbero-la-storia-passa-da-torino-7ea7d940-8e35-11e6-85bd-f14ac05199eb.shtml|titolo=Tre momenti cruciali per la storia d’Italia. Le lezioni a Torino|pubblicazione=Corriere della Sera|accesso=2016-10-12 ottobre 2016}}</ref>; i francesi avrebbero combattuto con le munizioni razionate.<ref>Torino 1706: l'alba di un regno. Una mostra evento per ricordare - catalogo della mostra (Torino, Maschio della Cittadella - Museo Civico Pietro Micca, 7 settembre 2006 - 3 giugno 2007), Torino, Editrice Il Punto - Associazione Torino 1706-2006, p. 175.</ref>
 
[[File:BattleofTurin prince Anhalt.JPG|thumb|''La carica del principe d'Anhalt'', copia da affresco (distrutto) di E. Knackfuss, prima conservato allo ''[[Zeughaus Berlin]]''.]]
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* 272 casse di palle per moschetti, 200 casse di palle di piombo per fucili, 3 casse di palle per carabine rigate<ref>dati presi da - {{cita|Gariglio|p. 156|gariglio}}</ref>.
 
Per soddisfare le esigenze di armamento vennero approntate nuove [[fucina|fucine]]<ref>La prima fonderia torinese destinata alla produzione di cannoni si ebbe nel [[1568]] per volere di Emanuele Filiberto</ref> che affiancavano la fonderia dell'Arsenale Torinese<ref>{{cita|Gariglio|pp. 156-157|gariglio}}.</ref>.
[[File:EsercitoPiemontese1706B.JPG|thumb|left|L'esercito piemontese in una rievocazione storica in occasione del trecentesimo anniversario della battaglia]]
La [[fanteria]] piemontese era invece inquadrata in 10 reggimenti<ref>In ordine di anzianità: reggimento Guardie, [[1º Reggimento fanteria "San Giusto"|Savoia]], Aosta, [[11º Reggimento fanteria "Casale"|Monferrato]], [[3º Reggimento fanteria "Piemonte"|Piemonte]], Croce Bianca, [[13º Reggimento fanteria "Pinerolo"|Saluzzo]], [[17º Reggimento addestramento volontari "Acqui"|Chablais]], [[5º Reggimento fanteria "Aosta"|Fucilieri]], [[7º Reggimento fanteria "Cuneo"|Nizza]], Cortanze, Trinità e Maffei</ref>, a cui si aggiungevano quelli [[mercenario|mercenari]] provenienti perlopiù dalla Francia (volontari [[protestantesimo|protestanti]] della [[Provenza]] e del [[Midi (Francia)|Midi]]) e dalla [[Svizzera]]<ref>{{cita|Gariglio|p. 165|gariglio}}.</ref>. L'equipaggiamento di un soldato di fanteria sabaudo era costituito da un cinturone munito di fibbia a cui era appesa la [[spada]] dotata di [[Elsa (impugnatura)#Fornimento|elsa]] di [[Ottone (lega)|ottone]], una [[baionetta]], una [[Bandoliera|gibassiera]] collocata sul fianco destro e un polverino<ref>{{cita|Gariglio|p. 166|gariglio}}.</ref>. I [[granatiere|granatieri]] al posto della gibassiera avevano la granatiera e invece della spada un [[sabro]].
 
Della struttura e della quantità delle armate francesi non si hanno molte notizie. Il numero delle artiglierie franco-spagnole è ignoto, ma si stima con ragionevole approssimazione, che la ''formidable artillerie'' degli assedianti potesse contare circa 250 cannoni e 60 [[mortaio|mortai]]<ref>{{cita|Gariglio|p. 162|gariglio}}.</ref>.
I francesi, inoltre, facevano largo uso delle cosiddette ''boulets-rouges'', delle palle incendiarie realizzate in [[ghisa]] piena che venivano arroventate sui carboni ardenti e poi scagliate nei punti più sensibili agli incendi della città assediata<ref>{{cita|Gariglio|p. 164|gariglio}}.</ref>.