Fëdor Dostoevskij: differenze tra le versioni

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Fëdor, secondo di otto figli, nasce a [[Mosca (Russia)|Mosca]] nel 1821 da [[Michail Andreevič Dostoevskij]], un [[medico]] militare [[Russia|russo]], figlio di un [[arciprete]] [[Chiesa greco-ortodossa|ortodosso]] discendente da una nobile famiglia [[Lituania|lituana]], dal carattere stravagante e dispotico che alleva il ragazzo in un clima autoritario. La madre, [[Marija Fëdorovna Nečaeva]], proveniva da una famiglia di ricchi e prosperi commercianti [[Russia|russi]]; dal carattere allegro e semplice, amava la [[musica]] ed era molto [[Religione|religiosa]]. Sarà lei a insegnare a leggere al figlio facendogli conoscere [[Aleksandr Sergeevič Puškin]], [[Vasilij Andreevič Žukovskij]] e la [[Bibbia]]. A Fëdor succederanno altri sei figli: le quattro sorelle [[Varvara Dostoevskij|Varvara]], Ljubov', Vera e Aleksandra Dostoevskaja e i due fratelli Andrej e Nikolaj.
 
Nel [[1828]] il padre Michail Andreevič è iscritto con i figli nell'albo d'oro della nobiltà moscovita. Nel [[1831]] Fëdor si trasferisce con la famiglia a [[Darovoe]] nel [[gubernija di Tula|governatorato di Tula]] dove il padre ha comprato un vasto terreno. Nel [[1834]], insieme al fratello Michail, entra nel convitto privato di [[L.I. Čermak]], a Mosca. Nel febbraio del [[1837]] la madre, da tempo ammalata di tisi, muore e il giovane viene trasferito col fratello a San Pietroburgo entrando nel convitto preparatorio del capitano K.F. [[Kostomarov]] per sostenere gli esami d'ammissione all'istituto d'ingegneria. Il 16 gennaio [[1838]] entra alla Scuola Superiore del genio militare di San Pietroburgo, dove studia [[ingegneria]] militare, frequentandola però controvoglia essendo i suoi interessi già orientati verso la letteratura.
 
L'8 giugno [[1839]] il padre, che si era dato al bere e maltrattava i propri contadini, viene ucciso probabilmente dagli stessi. Alla notizia della morte del padre, Fëdor ebbe il suo primo attacco di [[epilessia]], malattia che lo perseguiterà per tutta la vita. Nell'agosto [[1841]] viene ammesso al corso per ufficiali e l'anno seguente viene promosso sottotenente. L'[[estate]] successiva entra in servizio effettivo presso il comando del Genio di San Pietroburgo.
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=== L'arresto, la condanna e la grazia ===
[[File:185px Dostoevsky 1859.jpg|thumb|180px|Dostoevskij in divisa militare nel 1859]]
Il 23 aprile [[1849]] viene arrestato per partecipazione a società segreta con scopi sovversivi e imprigionato nella [[fortezza di Pietro e Paolo]]. Il 16 novembre dello stesso anno, insieme ad altri venti imputati viene condannato a morte, ma lo [[zar]] [[Nicola I di Russia|Nicola I]], il 19 dicembre seguente, commuta la condanna a morte in [[Lavoro forzato|lavori forzati]] a tempo indeterminato. La revoca della [[Pena di morte|pena capitale]], già decisa nei giorni precedenti all'esecuzione, viene comunicata allo scrittore solo sul patibolo. L'avvenimento lo segnerà molto, come ci testimoniano le riflessioni sulla pena di morte (alla quale Dostoevskij si dichiarerà fermamente contrario) in ''[[Delitto e castigo]]'' e ne ''[[L'idiota]]'', scritto a [[Firenze]].
 
Il trauma della mancata [[fucilazione]] si assocerà alle prime ricorrenti [[epilessia|crisi di epilessia]] (una forma ereditaria di [[epilessia del lobo temporale]]<ref>[https://books.google.it/books?id=TmGODAAAQBAJ&pg=PT14&dq=dostoevskij+epilessia+del+lobo&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiSyuim2JfTAhVFXBQKHeu0CdEQuwUIIjAB#v=onepage&q=dostoevskij%20epilessia%20del%20lobo&f=false Chiara Cappelletti, ''Neuroestetica: L'arte del cervello'']</ref> che già lo aveva colpito nel 1839) che segneranno la sua esistenza, e di questo dramma si troverà traccia in alcuni romanzi, quali ''[[L'idiota]]'' nella figura del principe Myškin.
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Ne ''L'idiota'' (dove afferma "che importa se è una malattia?") e nelle lettere egli descrive anche gli attacchi di epilessia che lo colpirono la prima volta durante la prigionia, con le relative sensazioni ([[Aura (medicina)|aura]], [[allucinazioni]]) come un'esperienza mistica che gli cambiò la vita:{{quote|È venuto da me, Dio esiste. Ho pianto e non ricordo niente altro. Voi non potete immaginare la felicità che noi epilettici proviamo il secondo prima di avere una crisi. Non so quanto possa durare nella realtà ma tra tutte le gioie che potrei avere nella vita, non farei mai scambio con questa.<ref>Citato in [http://www.theatlantic.com/health/archive/2012/12/seeing-god-in-the-third-millennium/266134/ Seeing God in the Third Millennium], The Atlantic</ref>}}
 
Graziato della vita, il [[24 dicembre]] viene deportato in [[Siberia]], giungendo l'[[11 gennaio]] [[1850]] a [[Tobol'sk]] per poi essere rinchiuso il [[17 gennaio]] nella fortezza di [[Omsk]]. Dalla drammatica esperienza della reclusione matura una delle opere più crude e sconvolgenti di Dostoevskij, ''[[Memorie dalla Casacasa dei Mortimorti]]'', in cui varie umanità degradate vengono descritte come personificazioni delle più turpi abiezioni morali, pur senza che manchi nell'autore una vena di speranza. Anche i due capitoli dell'epilogo di ''[[Delitto e castigo]]'' si svolgono in una fortezza sul fiume [[Irtyš]], identificabile con [[Omsk]].
 
Nel febbraio del [[1854]] Dostoevskij è liberato dalla galera per [[buona condotta]], scontando il resto della pena servendo nell'esercito come soldato semplice nel 7º battaglione siberiano, di stanza nella città di [[Semipalatinsk]] vicino al confine cinese. In questo periodo gli sono di grande supporto morale i libri inviatigli clandestinamente dal fratello Michail, tra cui i romanzi di [[Alexandre Dumas (padre)|Dumas]] e la ''[[Critica della ragion pura]]'' di [[Immanuel Kant|Kant]].