Roberto Sanseverino d'Aragona: differenze tra le versioni

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Nel [[1458]] si recò in pellegrinaggio in [[Terra santa]]; al ritorno fu inviato dallo Sforza, nella seconda quindicina del mese di ottobre 1460 in soccorso del re di Napoli [[Ferdinando I di Napoli|Ferrante d’Aragona]] e partecipò fino al 1464 alla guerra tra aragonesi e angioini per il possesso del regno di Napoli, conseguente alla [[congiura dei Baroni]]. Tra il [[1462]] e il [[1463]] si distinse nella sottomissione di numerose città pugliesi ancora ribelli: [[Accadia]], [[Troia (Italia)|Troia]], [[Serracapriola]], [[Manfredonia]] e [[Monte Sant'Angelo]].
 
Entrò in contrasto col re di Napoli, Ferrante, che non gli avrebbe concesso quello che gli era stato promesso, e poi anche col duca di Milano, col quale non trovò un accordo per il rinnovo della [[condotta militare|condotta]]; passò allora al servizio dei fiorentini contro Venezia e nel luglio [[1467]] partecipò alla [[Battaglia della Riccardina|battaglia di Molinella]] dove si segnalò per il suo valore.
 
Nel [[1471]] stipulò nuovamente una condotta quadriennale con [[Galeazzo Maria Sforza]] il quale gli rinnovò anche l'investitura di [[Colorno]]. La sua compagnia in quel periodo alloggiava spesso in Romagna e Roberto frequentava i signori di Bologna, i [[Bentivoglio (famiglia)|Bentivoglio]], ai quali fu legato da amicizia: fu presente a Bologna quando il giovanissimo [[Annibale II Bentivoglio|Annibale]] venne armato cavaliere dal re [[Cristiano I di Danimarca]] nel [[1474]]<ref>Roberto era a Bologna anche in occasione del matrimonio di Annibale con una figlia naturale del duca [[Ercole I d'Este]] celebrato con grande sfarzo il 28 gennaio [[1487]].</ref>.
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Nell'ottobre 1485 Roberto ottenne il permesso dai veneziani di passare al soldo dello Stato della Chiesa per combattere gli aragonesi e gli Orsini loro alleati. La campagna militare però si rivelò una disfatta e il papa stesso al momento opportuno trovò un accordo con i napoletani e licenziò il Sanseverino che fuggì rocambolescamente nelle Marche e poi riparò a Venezia.
 
Ritornò al comandò delle truppe veneziane nella guerra sorta per ragioni di dazi contro [[Sigismondo d'Asburgo]]; occupò [[Rovereto]] e dalla [[val Lagarina]] puntò su [[Trento]], ma il figlio Antonio Maria perse la vita per difenderlo. Occupò [[Castel Pietra (Calliano)|Castel Pietra]] e [[Castel Beseno]], ma il 10 agosto in un'imboscata nella [[battaglia di Calliano]] il Sanseverino venne travolto nella rotta, ferito nel combattimento cadde nel fiume e morì annegato: fra i caduti quel giorno vi furono anche [[Malatesta Baglioni]], [[Gian Francesco da Tolentino|Gian Francesco]] ed [[Antonio da Tolentino]]. Il suo cadavere venne recuperato e portato a Trento per essere sepolto con solenni esequie nella cripta del [[Cattedrale di San Vigilio|duomo]]. Anni dopo, la salma fu trasportata a Milano per essere inumata nella chiesa di [[Chiesa di San Francesco Grande (Milano)|San Francesco Grande]], in una cappella da lui fatta costruire.
 
== Discendenza ==