Arbegnuoc: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m WPCleaner v1.42 - Fixed using Wikipedia:Check Wikipedia (References mancante - Errori comuni)
Riga 49:
 
Gli ''arbegnuoc'' dello Scioa erano effettivamente decisi ad attaccare Addis Abeba; in un incontro a [[Debra Libanos]], con la presenza di Aberra Cassa, dell'abuna Petros e degli altri capi, venne deciso un piano temerario per assaltare la capitale con cinque colonne separate, contando soprattutto di sfruttare una sollevazione generale della popolazione<ref>{{cita|Del Boca|vol. III, pp. 20-21}}</ref>. L'assalto ebbe inizio il 28 luglio 1936 in una mattina nebbiosa ma, nonostante alcuni successi, i guerriglieri non riuscirono a coordinare i loro attacchi; mentre gli uomini di Aberra Cassa giunsero di sorpresa senza incontrare resistenza fin nel centro di Addis Abeba dove scatenarono il panico, Ficrè Mariam venne fermato dal corso di un torrente in piena e poi bloccato da reparti italiani rafforzati da mezzi meccanizzati. Nel frattempo gli ''arbegnuoc'' di Abebe Aregai inizialmente avanzarono fino quasi alla residenza di Graziani ma furono poi contrattaccati da [[Camicie Nere|militi delle Camicie Nere]] e da [[ascari]] eritrei; infine le ultime due colonne etiopiche non riuscirono il primo giorno neppure ad entrare in azione a causa della piena di vari corsi d'acqua<ref>{{cita|Del Boca|vol. III, pp. 21-22}}</ref>.
 
[[File:Belay Zeleke ethiopian Arbenuoch resistance heros.jpg|left|thumb|[[Belai Zellechè]] è stato uno dei principali capi della resistenza nel GojjamGoggiam.]]
 
I combattimenti ad Addis Abeba continuarono fino al 30 luglio 1936; gli ''arbegnuoc'' dei fratelli Aberra e Asfauossen Cassa mantennero coraggiosamente le loro posizioni nonostante i contrattacchi delle forze italo-eritree dei generali [[Italo Gariboldi]], [[Sebastiano Gallina]] e [[Vincenzo Tessitore]]; infine i guerriglieri, colpiti anche dall'aviazione, dovettero cedere; Ficrè Mariam fu l'ultimo a ripiegare con i suoi uomini e con un gruppo di cadetti di Oletta<ref>{{cita|Del Boca|vol. III, p. 22}}</ref>. L'assalto era fallito per le difficoltà tattiche, l'indisciplina degli etiopici e soprattutto per lo scarso supporto della popolazione che rimase in maggioranza indifferente; l'influente ras [[Hailu Tekle Haymanot]] rifutò di aiutare gli ''arbegnuoc'' e invece collaborò con gli italiani e consegnò l'abuna Petros al maresciallo Graziani che effettuò una brutale repressione; il vescovo di Dessiè venne immediatamente fucilato già il 30 luglio e nei giorni seguenti le truppe italiane "passarono per le armi tutti i prigionieri" ed effettuarono "repressioni inesorabili"<ref>{{cita|Del Boca|vol. III, pp. 23-25}}</ref>.