Palazzo Barberini: differenze tra le versioni

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A fine [[XVIII secolo|Settecento]] vi furono introdotti mutamenti conformi al gusto dell'epoca: un'area di alberi ad alto fusto da [[giardino romantico]], la cosiddetta casina di sughero di fronte alla cordonata di collegamento del giardino con il palazzo. Nel [[1814]], nell'angolo superiore tra via delle Quattro Fontane e strada Pia, vi fu costruito uno [[sferisterio]] aperto al pubblico, che durò fino al [[1881]]<ref>si veda, nella [http://www.flickr.com/photos/dealvariis/5664748557/in/set-72157617094487536/ foto], la posizione, con la chiesa di [[San Carlo alle Quattro Fontane]] sullo sfondo.</ref>, quando il giardino cominciò ad essere rosicchiato ai margini dall'urbanistica della capitale prima umbertina e poi fascista.
 
Con l'[[unità d'Italia]] il giardino Barberini, grande spazio libero collocato nel pieno centro storico, fu prontamente risucchiato nello sviluppo urbanistico della nuova capitale, che veniva allineando i suoi ministeri lungo la via XX Settembre. Al giardino fu risparmiata la completa lottizzazione che distrusse la [[Villa Ludovisi]] sacrificando le strisce marginali verso la strada Pia - palazzo Bourbon Artom, palazzo Calabresi, palazzo Baracchini, palazzo dello stato maggiore della difesa, e lungo la rampa delle carrozze fu costruita la grande serra (1875).
 
Negli anni del fascismo (1938) gli edifici "per la famiglia" lungo via delle Quattro Fontane <ref>indicati con il numero 216 nella mappa Nolli</ref> furono sostituiti dal palazzo dei Beni stabili e fu costruita alle spalle della casina di sughero la palazzina Savorgnan di Brazzà ([[1936]], [[Gustavo Giovannoni|Giovannoni]] e [[Marcello Piacentini|Piacentini]]), durante i cui scavi di fondazione venne trovato un [[Mitreo Barberini|mitreo]] di II secolo.