De origine et situ Germanorum: differenze tra le versioni

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[[File:GermanenAD50-it.png|thumb|left|upright=1.4|Mappa dell'[[Impero romano]], della Grande Germania e dei suoi popoli alla fine del [[I secolo|I secolo d.C.]] sulla base della descrizione di [[Tacito]].]]
 
La ''Germania'' è sostanzialmente l'unica opera latina a base prettamente etnografica giunta a noi (se si escludono altre opere con brevi excursus); inizia con la descrizione delle terre, delle [[legge|leggi]] e dei costumi di questi [[popolo|popoli]],<ref>Tacito, ''Germania'', 1-27.</ref> a cui seguono quelle delle singole [[tribù]] a partire da quelle confinanti con l'[[Impero romano]] fino a giungere a quelle ubicate sulle [[costa|coste]] del [[mar Baltico]]. L'opera, che contiene tratti sia [[morale]]ggianti sia [[politica|politici]], ha probabilmente lo scopo di mettere in luce il pericolo rappresentato per [[Roma (città antica)|Roma]] da questi popoli, soprattutto da quelli confinanti con l'[[Impero]].<ref>«Ma insistendo sull'indomita forza e sul valore guerriero dei germani, più che tesserne un elogio, Tacito ha forse inteso sottolineare la loro pericolosità per l'impero» Da: {{Cita libro | cognome= Conte| nome= Gian Biagio | titolo= Profilo storico della letteratura latina (dalle origini alla tardà eta imperiale)| editore= Le Monnier Università| città= Firenze| anno= 2004| isbn= 88-00-86087-7}}</ref>.

Tacito esalta il coraggio in [[battaglia]], la semplicità dei costumi, l'alto valore dell'ospitalità e la stretta [[monogamia]] dei [[Germani]], mettendo in contrasto tutto ciò con l'immoralità dilagante e la decadenza dei costumi romani. Ciononostante, lo [[storiografia|storico]] non risparmia aspre critiche all'ubriachezza, alla pigrizia e alla [[barbarie]] di questi popoli. {{Citazione necessaria|Studiosi moderni hanno comunque messo in evidenza come molte delle affermazioni tacitiane non siano corrette, anche perché egli potrebbe aver scambiato per germani (cioè popoli parlanti [[lingue germaniche]]) tribù in realtà [[celti]]che}}.
 
Tacito non aveva mai visitato le terre e i popoli di cui parla e le sue informazioni sono tutte di seconda mano.<ref>Alfred Gudeman ([[1900]]), ''The Sources of the Germania of Tacitus'', in ''Transactions and Proceedings of the American Philological Association'' vol. 31, pagg. 93-111.</ref> {{Citazione necessaria|[[Ronald Syme]] ha ipotizzato}} che Tacito potrebbe aver attinto a piene mani, quasi copiato, i perduti ''Bella Germaniae'' di [[Plinio il Vecchio]], dato che alcune delle sue informazioni erano ormai superate. {{Citazione necessaria|Altre [[fonte testuale|fonti]] di Tacito furono: il ''[[De bello Gallico]]'' di [[Gaio Giulio Cesare]], la ''[[Geografia (Strabone)|Geografia]]'' di [[Strabone]], [[Diodoro Siculo]], [[Posidonio]], [[Aufidio Basso]] e interviste a mercanti e soldati.}}