Zen: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m →‎Etimologia del termine Zen (禅): il mandarino divenne di fatto lingua nazionale dalla metà del secolo XIX, precedentemente la lingua con più "prestigio" era il jianghuai di nanjing
SteveR2 (discussione | contributi)
Riga 66:
 
L'importanza dello zazen e di non fraintenderlo è stata trattata da diversi maestri in molti koan e storie zen, ad esempio:
{{quote|Maestro Nangaku si recò dal maestro [[Mazu Daoyi|Baso]] e chiese: «Adesso, grande monaco, quale la sua intenzione nel praticare zazen?» Baso Do-itsu rispose: «Voglio diventare un buddha». Nangaku Ejo afferrò un pezzo di tegola e si mise a levigarla su di una pietra davanti alla capanna di Baso. Baso Do-itsu disse: «Maestro! Cosa sta facendo?» Nangaku Ejo rispose: «Sto levigando questa tegola per farne uno specchio». Baso Do-itsu disse: «Come mai si potrebbe fare uno specchio con una tegola?» Nangaku Ejo rispose: ''«Come mai si potrebbe fare di sé un buddha praticando zazen»?'' Baso Do-itsu rispose: «Cosa bisogna fare, allora?» Nangaku Ejo disse: «Quando un uomo viaggia in vettura, se la vettura non va avanti, cosa deve fare? Picchiare la vettura, o picchiare i buoi che la trascinano?» Baso Do-itsu rimase senza risposta. Nangaku Ejo insegnò in più: ''«Imparare zazen è imparare che sei un buddha in zazen''. Quando si impara zazen, è diverso del comportamento quotidiano come sedere o coricarsi. Eppure, quando si impara di essere un buddha in zazen, quel buddha sta al di là di ogni forma fissa».|Eihei [[Dōgen]], ''Shinji Shôbôgenzô'', 8<ref>Il koan origina in realtà da un altro, più antico, in lingua cinese, cfr. John McRae, ''Seeing Through Zen. Encounter, Transformation, and Genealogy in Chinese Chan Buddhism'', The University Press Group Ltd, 2003, p.81}}
[[Gudō Wafu Nishijima]] così spiegò questo passo:
{{quote|Questo koan è abitualmente interpretato nel senso che non è possibile diventare un buddha unicamente con la pratica di zazen. Ma l'interpretazione di maestro Dogen era diversa assai. Egli attacca proprio l'idea del diventare intenzionalmente. Quando ci si siede in zazen, si è già un buddha.<ref>Nishijima, ''Master Dogen's Shinji Shobogenzo'', 2003</ref>}}