Pecetto Torinese: differenze tra le versioni

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Inserita descrizione del sito archeologico di Bric San Vito
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Il progetto di restauro prevedeva la demolizione (che fu autorizzata) della porzione che ospitava i servizi igienici poiché la sua collocazione, oltre a non essere congrua con la restante parte del complesso, impediva la visuale della torre, limitandone la percezione formale e di conseguenza l'identità originaria del complesso. In tutto il corpo di fabbrica sono stati rimossi tutti gli infissi in legno sostituiti con altri della stessa fattura.
Oltre a questi lavori sono state fatte delle modifiche interne al fine di garantire una miglio fruizione degli spazi.
 
== Il Bric San Vito ==
Tra le alture che dominano Pecetto, il Bric San Vito<ref>{{Cita web|url=http://www.museotorino.it/view/s/710084d699e14f5db22e25af62eefcd1|titolo=Avamposto taurino del Bric San Vito - MuseoTorino|autore=MuseoTorino,Comune di Torino,Direzione Musei,Assessorato alla Cultura e al 150° dell’Unità d’Italia|sito=www.museotorino.it|accesso=2017-07-04}}</ref> (''Bric San Vìter'' in [[lingua piemontese|piemontese]]) occupa un posto di rilievo, non solo perché è una delle più alte cime della zona (624 m s.l.m), ma soprattutto perché conserva le vestigia di un castello medievale, sorto sul medesimo luogo occupato, molti secoli prima, da un villaggio della popolazione [[Celtoliguri|celtoligure]] dei [[Taurini]]. <ref>{{Cita libro|nome=Gambari, Filippo|cognome=Maria.|nome2=et alii. Soprintendenza per i beni archeologici del Piemonte e del Museo antichità egizie|nome3=Pecetto Torinese|cognome3=(Italy)|titolo=Taurini sul confine : il Bric San Vito di Pecetto nell'età del ferro|url=https://www.worldcat.org/oclc/316003250|data=2008|editore=CELID|OCLC=316003250|ISBN=9788876618284}}</ref>
[[File:Bsv angolo NO.jpg|alt=Bric San Vito, murature del castello medievale|miniatura|Bric San Vito, murature del castello medievale, angolo nord-ovest]]
Il sito archeologico è stato individuato nel 1991 dai volontari del [[Gruppo archeologico torinese|Gruppo Archeologico Torinese (GAT)]], ispirati dalle ricerche del medievista Aldo Settia<ref>{{Cita libro|autore=Aldo A. Settia|titolo=Insediamenti abbandonati sulla collina torinese, in: Archeologia Medievale, II|anno=1975|città=Torino|pp=237-328}}</ref>. Dopo i primi interventi di ricognizione e di pulizia dell'area, a cura dei volontari del GAT e del Gruppo [[Alpini]] sezione di Pecetto, il sito è stato indagato tra il 1994 e il 1996 dalla Soprintendenza Archeologica del Piemonte. Gli scavi hanno svelato una cronologia molto ampia che, partendo dal IV sec. a.C., attraversa l'epoca romana, poi quella longobarda, giungendo ai secoli centrali del medioevo e oltre. Nel X secolo il sito, difeso da un fossato a sviluppo elicoidale, venne fortificato con la realizzazione di un castello primitivo (di tipo [[Berengario II d'Ivrea|berengariano]]), dotato di una grande torre e di un recinto murato che occupava tutta la sommità dell'altura. Le vetuste mura del castello medievale, realizzate in ciottoli legati con malta, sono ancora ben visibili in tutto il loro perimetro<ref>{{Cita libro|autore=Gabriella Pantò|titolo=Resti del Castrum di Monsferratus. Restauro conservativo delle strutture, in: Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte, XII|anno=1994|pp=340-342}}</ref>.
 
La fortificazione fu definitivamente abbandonata intorno al XIV secolo, per ragioni non ancora chiarite.<ref>{{Cita libro|autore=Gabriella Pantò|titolo=Sistemi difensivi nella collina di Torino tra X e XII secolo: il Bric San Vito, in: Taurini sul confine|anno=2008|editore=Celid|città=Torino}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Aldo A. Settia|titolo=Il colle di San Vittore e il Monferrato torinese: ritorni alle fonti, in: Bollettino Storico-Bibliografico Subalpino, CVIII|anno=2010|posizione=fascicolo II}}</ref> Il sito continuò però ad essere frequentato, sebbene sporadicamente, nei secoli successivi. Le ultime testimonianze storico-archeologiche risalgono alla [[Seconda guerra mondiale|seconda Guerra Mondiale]], quando la sommità dovette ospitare una postazione militare.
 
I reperti rinvenuti durante gli scavi archeologici, di grande interesse documentario, sono conservati presso il [[Museo di antichità|Museo di Antichità di Torino]].
 
Durante le operazioni di ricognizione, nelle immediate vicinanze del Bric San Vito, immersi nel bosco, sono anche stati identificati i resti della piccola chiesa medievale dedicata a [[Vittore e Corona|San Vittore e Corona]], dalla quale l'altura ha mutuato il nome ("Vittore", in dialetto "''Vìter''", è stato tradotto, in italiano, con "Vito"). Abbandonata già tra il XVI e il XVII secolo, oggi la chiesetta risulta completamente adeguata al suolo e non è facilmente ravvisabile.
 
==Amministrazione==
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==Bibliografia==
* ''Il Piemonte paese per paese'', Ed. Bonechi, 1993
* Filippo Maria Gambari, ''Taurini sul confine. Il Bric San Vito di Pecetto nell’età del ferro'', Ed. Celid, Torino 2008
 
== Altri progetti ==