Attacco missilistico libico contro Lampedusa: differenze tra le versioni
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Il 24 e il 25 marzo 1986, nel [[golfo della Sirte]] si svolse un'azione bellica aeronavale degli Stati Uniti d'America contro la [[Libia]].
Il 14 aprile 1986, la sera precedente all'attacco libico missilistico su Lampedusa, gli Stati Uniti d'America sferrarono tre attacchi aerei sulla [[Libia]], al fine di eliminare il presidente [[Mu'ammar Gheddafi]]<ref name=repuottosei>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1986/04/17/era-lui-obiettivo.html Articolo di Repubblica del 17 aprile 1986]</ref>, nome in codice dell'Operazione fu "El Dorado Canyon". 24 aerei<ref name=repunove6>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/11/26/quei-due-ordigni-contro-lampedusa.html Articolo su La Repubblica del 26 novembre 1996]</ref> bombardieri
Secondo quanto riferito dalle autorità libiche e confermato da [[Giulio Andreotti]], [[Bettino Craxi]], allora presidente del consiglio italiano, avrebbe avvisato Gheddafi dell'imminente attacco<ref name=stampa /> consentendogli così di salvarsi.
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Il comandante della stazione radio, Tenente [[Ernest Del Bueno]], fece evacuare il personale statunitense, ma non quello italiano<ref name=pais>[http://www.elpais.com/articulo/internacional/ITALIA/LIBIA/ESTADOS_UNIDOS/italianos/Lampedusa/cerca/Africa/Italia/elpepiint/19860420elpepiint_22/Tes/ "Los italianos de Lampedusa, más cerca de Africa que de Italia", intervista di [[Ana Camacho]] del 20 aprile 1986 su [[El País]]]</ref>.
La notizia dell'evacuazione dei militari
Verso le ore 18:00 le Autorità Statunitensi informarono il [[Ministri della difesa della Repubblica Italiana|Ministro della difesa]] italiano, [[Giovanni Spadolini]], che [[Muammar Gheddafi]], Presidente della [[Libia]], aveva ordinato il lancio di due missili SS-1c Scud B - R-300 9K72 Elbrus, di fabbricazione [[Unione Sovietica|sovietica]], contro l'isola di Lampedusa, ordigni che erano caduti in mare, esplodendo il primo a 2 km a nord-ovest ed il secondo a 2 km a sud-ovest dalla base di Capo Ponente.
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L'allora [[generale di brigata|generale di brigata aerea]] [[Mario Arpino]]<ref>[http://www.aeronautica.difesa.it/SitoAM/Default.asp?idsez=112&idarg=373&idente=1394 Scheda personale del generale Arpino sul sito web dell'Aeronautica Militare]</ref>, Capo del [[Stato Maggiore Aeronautica#3º Reparto .E2.80.9CPianificazione delle Forze Aerospaziali.E2.80.9D|3º Reparto "Pianificazione delle Forze Aerospaziali" dello Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare Italiana]], dal gennaio 1986 al settembre [[1987]], in una intervista del 2005, ricorda quegli eventi:
{{quote|M.A.: «All'indomani del caso Lampedusa, Cottone mi incaricò per conto del [[Governo italiano|Governo]] di studiare una ritorsione contro la [[Libia]] nell'eventualità di altre azioni ostili. Noi preparammo una serie di piani.» - G.D.F.: «Ma i nostri [[radar]] avvistarono gli Scud?» - M.A.: «I nostri radar non erano in grado di scoprire missili di quel genere. Avevamo chiesto alla [[NATO]] di fornirci degli [[Airborne Warning and Control System|AWACS]], radar volanti molto potenti, ma ci furono concessi mesi dopo.» - G.D.F.: «Solo i [[Satellite artificiale|satelliti]] U.S.A., quindi, potevano vedere gli Scud: solo gli occhi spaziali
L'attacco missilistico fu immediatamente rivendicato dai libici. Il primo a farlo, 24 ore dopo, il 16 aprile [[1986]], fu l'ambasciatore libico a Roma, [[Abdulrahaman Shalgam]]:
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