Ebraismo e schiavitù: differenze tra le versioni

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Sebbene la conversione rimanesse sempre una possibilità per gli schiavi sia [[Mosè Maimonide]] che [[Joseph ben Ephraim Karo]] la scoraggiarono sulla base del fatto che agli ebrei non fosse permesso (a quel tempo) di fare [[proselitismo]]<ref name="je" />; vi furono casi in cui ai proprietari vennero fatti stipulare contratti speciali che prevedevano la non conversione degli schiavi<ref name="je" />. Inoltre la conversione di uno schiavo senza il permesso del proprietario venne intesa come causa di un danno, sulla base che avrebbe spogliato il proprietario della capacità delo schiavo di lavorare durante lo [[Shabbat]] oltre ad impedirgli di rivenderlo ai non ebrei<ref name="je" />.
 
== Post-Talmud fino al XIX secolo ==
=== Schiavi e padroni ebrei ===
Lungo tutto il corso del [[Medioevo]] gli ebrei rimasero minimamente coinvolti nel commercio degli schiavi<ref name="Reiss p 85"/>. [[Papa Gregorio I]] (590-604) proibì espressamente agli ebrei di possedere schiavi cristiani, a causa delle preoccupazioni sulla [[conversione]] all'[[ebraismo]] e del mandato talmudico prescrivente la [[circoncisione]]<ref>Abrahams, pp 97, 99</ref>.
 
Il primo divieto di questo genere risalì a [[Costantino I]] nel IV secolo e venne ribatito da successive riunioni conciliari; il IV concilio d'[[Orleans]] (541); a [[Parigi]] e il IV concilio di [[Toledo]] (633); il sinodo di Szabolcs (1082) il quale estese il divieto a tutto il territorio ungherese; a [[Gand]] (1122); a [[Narbonne]] (1227) e a [[Béziers]] (1246). Fu infine parte della [[regola benedettina]] che gli schiavi cristiani non dovessero servire gli ebrei<ref>Aronius, "Regesten", No. 114</ref>.
 
Nonostante la proibizione gli ebrei parteciparono in una certa misura alla compravendita di schiavi durante l'epoca medievale<ref name="Hastings, p 620">Hastings, p 620</ref>; in alcuni periodi pare che divennero i principali commercianti di schiavi cristiani ed in alcune regioni svolsero un ruolo significativo nel suddetto commercio<ref name="Drescher, p 107">Drescher, p 107</ref>.
 
Secondo altre fonti però i cristiani medievali esagerarono fortemente il presunto controllo ebraico sul commercio e la finanza derivante e divennero ossessionati nei riguardi di fantomatici complotti ebraici atti a schavizzare, convertire o vendere i non ebrei. La maggior parte degli ebrei europei visse in comunità per lo più povere ai margini della società cristiana e continuarono a soffrire la maggior parte delle disabilità legali associate alla schiavitù<ref>David Brion Davis. ''Slavery and Human Progress'' (New York: Oxford University Press, 1984), p. 89 (cited in [http://www.nizkor.org/ftp.cgi/orgs/american/wiesenthal.center/ftp.py?orgs/american/wiesenthal.center//web/historical-facts Shofar FTP Archive File: orgs/american/wiesenthal.center//web/historical-facts])</ref>.
 
Gli ebrei parteciparono a volte alla tratta nelle rotte già create da cristiani e musulmani, ma assai raramente produsero nuove rotte commerciali<ref name="Drescher, p 107"/>.
 
Durante il Medioevo gli ebrei agiroo come mercanti di schiavi in [[Slavonia]]<ref>Graetz, Heinrich, ''History of the Jews'', vol iii, p 305 (Engl. translation by P. Bloch)</ref>, nel [[Nordafrica]]<ref name="Hastings, p 620"/>, negli [[Stati baltici]]<ref>Drescher, p 111</ref>, nell'[[Europa centrale]] e nell'[[[Europa orientale]]<ref name="Drescher, p 107"/>, nella [[penisola iberica]]<ref name="Hastings, p 620"/><ref name="Drescher, p 107"/> e a [[Maiorca]]<ref>Schorsch, p 52</ref>. Il più significativo coinvolgimento ebraico nella schiavitù fu negli attuali [[Portogallo]] e [[Spagna]] dominati dai musulmani tra il X e il XV secolo<ref name="Hastings, p 620"/><ref name="Drescher, p 107"/>.
 
La partecipazione ebraica al commercio schiavista venne registrata a partire dal V secolo, quando [[Papa Gelasio]] permise agli ebrei d'introdurre schiavi dalla [[Gallia]] nella [[penisola italiana]], a patto però che non fossero cristiani<ref name=JE_STO>[http://www.jewishencyclopedia.com/view.jsp?artid=849&letter=S Slave Trade]. [[Jewish Encyclopedia]]</ref>. Nell'VIII secolo [[Carlo Magno]] (768-814) permise espliciamente agli ebrei di poter agire come intermediari nel commercio degli schiavi<ref name="Abrahams, p 98">Abrahams, p 98</ref>.
 
Nel X secolo gli ebrei spagnoli commerciarono gli schiavi [[slavi]], che i califfi di [[al-Andalus]] acquistarono per formare le loro personali guardie del corpo<ref name="Abrahams, p 98"/>; acquistati per lo più in [Boemia]] questi schiavi furono espressamente rivolti all'esportazione in terra spagnola e nell'ovest europeo<ref name="Abrahams, p 98"/>. [[Guglielmo I d'Inghilterra]] condusse con sé molti di questi schiavisti ebrei da [[Rouen]] fino all'[[Inghilterra]] nel 1066<ref name="Abrahams, p 99"/>. A [[Marsiglia]] nel XIII secolo vi furono due mercati ebrei di schiavi contro i sette dei cristiani<ref>"R. E. J." xvi.</ref>.
 
Le registrazioni storiche medievali del IX secolo descrivono due percorsi attraverso i quali i rivenditori ebrei portarono schiavi da ovest verso est e viceversa<ref name=JE_STO/>. Secondo [[Ibrahim ibn Ya'qub]] i mercanti bizantini ebrei acquistarono slavi a [[Praga]] per poi essere rivenduti; alla stessa meniera gli ebrei di [[Verdun]] intorno all'anno 949 acquistarono schiavi nelle campagne per poi rivenderli in terra spagnola musulmana<ref>Aronius, "Regesten", No. 127</ref>.
 
Gli ebrei continuarono a possedere schiavi tra il XVI e il XVIII secolo e le pratiche di proprietà rimasero ancora governate dalle leggi bibliche e talmudiche<ref name="Schorsch, p 63"/>. Alcune fonti stanno ad indicare che il possesso di schiavi - in particolare donne di orgine slava - fu prevalente il questo periodo tra le famiglie ebraiche dei centri urbani dell'[[Impero ottomano]]<ref>{{cita|Ben-Naeh|2006}}.</ref>.
=== Sviluppi Halachici ===
==== Trattamento degli schiavi ====
Le leggi ebraiche che disciplinarono in trattamento degli schiavi vennero aggiornate nel XII secolo da [[Mosè Maimonide]] nel suo codice intitolato ''[[Mishneh Torah]]'' e successivamente nel XVI seclo da [[Joseph ben Ephraim Karo]] nel ''[[Shulchan Aruch]]''<ref>Hastings, p 619-620</ref>.
 
Il divieto giuridico di possedere schiavi ebrei fu enfatizzato nel corso del periodo medievale<ref>Abrahams, p 97, who cites Shulchan Aruch, Yore Deah, 267 sec 14</ref>, ma nella prassi dei fatti gli ebrei continuarono a possedere schiavi ebrei e i proprietari furono in grado di lasciarli in eredità ai figli; ma tali schiavi vennero trattati nella maggior parte dei casi come membri della famiglia allargata del proprietario<ref>Abraham, p 97</ref>.
==== Riscatto degli schiavi ebrei ====
La ''[[Tanakh]]'' contiene chiare istruzioni per il riscatto di schiavi ebrei di proprietà di non ebrei (''[[Libro del Levitico]] 25: 47-51''). Molti ebrei vennero condotti a [[Roma]] in qualità di prigionieri di guerra<ref name="je" /><ref>[[Tacito]], ''Annali'', 2:85</ref><ref>[[Svetonio]], ''Vita di Tiberio'', 36</ref>; come risposta il ''[[Talmud]]'' istituì delle linee guida per emancipare i correligionari, dando l'avvertimento però di non pagare prezzi eccesivi in quanto ciò avrebbe potuto incoraggiare i pagani a schiavizzare altri ebrei<ref>Hezser, p 43</ref>. [[Giuseppe Flavio]], lui stesso un ex schiavo, osserva che la fedeltà degli schiavi ebrei non mancò di venire apprezzata dai proprietari<ref>Josephus, ''[[Antichità giudaiche]]''</ref>; questa potrebbe essere stata una delle ragioni principali della loro liberazione<ref name="je" />.
 
In epoca medievale riscattare gli schiavi ebrei acquisì sempre più importanza e fino al XIX secolo le congregazioni ebraiche affacciate attorno al [[Mar Mediterraneo]] formarono delle associazioni propriamente a questo scopo<ref>Abrahams, p 96</ref>. Le comunità ebraiche riscattarono normalmente i prigionieri ebrei seguendo una [[Mitzvah]] riguardante la redenzione dei prigionieri (la "Pidyon Shvuyim")<ref>[http://www.myjewishlearning.com/daily_life/GemilutHasadim/Social_Welfare/PidyonShvuyim.htm Ransoming Captive Jews. An important commandment calls for the redemption of Jewish prisoners, but how far should this mitzvah be taken?] by Rabbi David Golinkin</ref>.
 
Nella sua ''Storia degli Ebrei'' [[Paul Johnson (storico)]] ha scritto; "''gli ebrei sono stati particolarmente apprezzati come prigionieri, in quanto si credeva, di solito correttamente, che anche se essi stessi fossero poveri, una comunità ebraica da qualche parte potesse sempre essere persuasa a riscattarli... A [[Venezia]] Le congregazioni levantine e portoghesi ebraiche hanno istituito un'organizzazione speciale per il riscatto dei prigionieri ebraici presi dai cristiani dalle navi turche, i mercanti ebraici hanno pagato una tassa speciale su tutti i beni per sostenerla, il che ha agito probabilmente come una forma di assicurazione in quanto vittime"''"<ref>[[Paul Johnson (storico)|Paul Johnson]]: ''A History of the Jews''. 1987. p.240</ref>.
 
== Era moderna ==
=== America Latina e Caraibi ===
Gli ebrei partecparono attivamente alla [[colonizzazione europea delle Americhe]] e possedettero schiavi sia in [[America Latina]] sia nei [[Caraibi]], soprattutto in [[Brasile]] e [[Suriname]] ma anche a [[Barbados]] e in [[Giamaica]]<ref>"Suriname", ''The Historical Encyclopaedia of world slavery, Volume 1'', by Junius P. Rodriguez, p 622</ref><ref>Reiss, p. 86</ref><ref>Schorsch, p 60</ref>; in special modo nel Suriname gli ebrei possedettero molte piantagioni di grandi dimensioni<ref>Rodriguez, p. 622</ref>. Molti degli ebrei etnici nel [[Nuovo Mondo]], particolarmente nei territori portoghesi brasiliani, furono "nuovi cristiani" o [[converso|conversi]], alcuni dei quali continuarono a praticare l'ebraismo; pertanto la distinzione tra possessori di schiavi ebrei e non ebrei risulta a volte difficoltosa da fare.
=== Commercio degli schiavi mediterranei ===
Gli ebrei di [[Algeri]] furono frequenti acquirenti di schiavi cristiani provenienti dalla [[tratta barbaresca degli schiavi]]<ref>Hebb, p. 153.</ref>. Nel frattempo i mediatori ebrei di [[Livorno]] furono di valido aiuto nell'organizzare il riscatto degli schiavi cristiani dal [[mondo musulmano]] verso i loro paesi d'origine in stato di libertà. Anche se uno schiavo accusò i mediatori ebrei di mantenere il riscatto fino a quando i prigionieri non fossero morti, tale asserzione non è corroborata dalle prove fattuali le quali indicano invece gli ebrei come molto attivi nell'assistere al rilascio dei prigionieri inglesi caduti nelle mani dei [[musulmani]]<ref>Hebb, p. 160</ref>. Nel 1637 i pochi schiavi che riuscirono ad essere liberati vennero riscattati da membri della comunità ebraica algerina<ref>Hebb, p. 163, No 5</ref>.
=== Tratta atlantica degli schiavi ===
La [[tratta atlantica degli schiavi africani]] fu un commercio avviato esclusivamente da cristiani atto a trasferire gli africani nelle colonie d'oltreoceano. Molti degli scambi seguirono un percorso triangolare: gli schiavi vennero trasportati prima nei [[Caraibi]] (dove produssero [[zucchero]]) e da lì in [[America del Nord]] o nella stessa [[Europa]], ove vennero impegnati nella fabbricazione di prodotti commerciali. Ebrei e discendenti di ebrei parteciparono al commercio da entrambi i lati dell'[[Oceano Atlantico]], sia nei [[Paesi Bassi]] sia nella [[penisola iberica]] e in [[Brasile]], ma anche nei [[Caraibi]] e negli [[Stati Uniti d'America orientali]]<ref>Drescher, p 107: "A small fragment of the Jewish diaspora fled ... westward into the Americas, there becoming entwined with the African slave trade"....they could only prosper by moving into high risk and new areas of economic development. In the expanding Western European economy after the Columbus voyages, this meant getting footholds within the new markets at the fringes of Europe, primarily in overseas enclaves. One of these new 'products' was human beings. It was here that Jews, or descendants of Jews, appeared on the rosters of Europe's slave trade."</ref>.
 
A seguito del [[Decreto dell'Alhambra]] (1492) il quale fece espellere da [[Spagna]] e [[Portogallo]] i loro residenti ebrei, molti di questi migrarono nelle Americhe e negli attuali Paesi Bassi<ref name="Austen, p 134">Austen, p 134</ref>. La partecipazione ebraica al commercio schiavista atlantico crebbe proporzionalmente nel corso del tardo XVII secolo, in quanto spagnoli e portoghesi cattolici mantennero fino ad allora un ruolo dominante nel commercio atlantico, raggiungendo il suo picco nei primi decenni del XVIII secolo. Esso cominciò a diminuire progressivamente dopo il [[Trattato di Utrecht]] (1713), quando gli inglesi ottennero il diritto di vendere i propri schiavi nelle colonie spagnole del [[Vicereame della Nuova Spagna]]. Da quel momento in poi inglesi e francesi cominciarono a competere accanitamente con spagnoli e portoghesi<ref>Drescher: JANCAST (p 451): "Jewish mercantile influence in the politics of the Atlantic slave trade probably reached its peak in the opening years of the eighteenth century....the political and the economic prospects of Dutch Sephardic [Jewish] capitalists rapidly faded, however, when the British emerged with the asiento [permission to sell slaves in Spanish possessions] at the Peace of Utrecht in 1713".</ref>.
 
Nel momento in cui il commercio mondiale degli schiavi e la crescita delle importazioni dello zucchero in terra europea raggiunse la sua vetta nel XVIII secolo, la partecipazione ebraica venne di fatto scoraggiata dalle imprese dei piantatori britannici e francesi i quali non permisero agli ebrei di essere annoverati nelle loro società commerciali. Durante il XIX secolo alcuni rari ebrei comunque possedettero piantagioni di [[cotone]] negli [[Stati Uniti meridionali]]<ref name="Austen, p 134" />.
==== Brasile ====
Il ruolo assunto dai convertiti al [[cristianesimo]] e dai commercianti ebrei fu per un certo periodo significativo in Brasile<ref name="Drescher p 455">Drescher: JANCAST: p 455: "only in the Americas&nbsp;— momentarily in Brazil, more durably in the Caribbean&nbsp;— can the role of Jewish traders be described as significant." p 455.</ref>; gli abitanti cristiani si ritrovarono ad invidiare gli ebrei i quali avevano alcune delle migliori piantagioni della valle del fiume [[Pernambuco]]; alcuni di questi ebrei risultarono essere tra i principali commercianti di schiavi della colonia<ref>Herbert I. Bloom. "The Christian inhabitants [of Brazil] were envious because the Jews owned some of the best plantations in the river valley of Pernambuco and were among the leading slave-holders and slave traders in the colony", p 133 of ''The Economic Activities of the Jews in Amsterdam in the seventeenth and eighteenth centuries''</ref>.
 
Quando un certo numero di ebrei brasiliani migrarono nel [[Rhode Island]] cominciarono a svolgere un ruolo significatvo, ma non certo dominante, nelle colonie nordamericane attraverso il commercio di schiavi (XVIII secolo); questo settore rappresentò in ogni caso una parte molto minima delle esportazioni totali umane provenienti dall'[[Africa]]<ref name="Austen135">Austen, p 135: "Jews of Portuguese Brazilian origin did play a significant (but by no means dominant) role in the eighteenth-century slave trade of Rhode Island, but this sector accounted for only a very tiny portion of the total human exports from Africa."</ref>.
==== Caraibi e Suriname ====
I territori in cui gli ebrei svolsero il ruolo più importante nella tratta degli schiavi fu nelle isole caraibiche e nel [[Suriname]], in particolare nei possedimenti olandesi serviti dalla [[Compagnia olandese delle Indie occidentali]]<ref name="Drescher p 455"/>. Il commercio degli schiavi divenne una delle occupazioni di maggior spessore per gli ebrei residenti in queste zone<ref>"Slave trade [sic] was one of the most important Jewish activities here [in Surinam] as elsewhere in the colonies", p 159, same book 2. ''The Economic Activities of the Jews of Amsterdam in the Seventeenth and Eighteenth Centuries'' (Port Washington, New York/London: Kennikat Press, 1937), p. 159{{ISBN missing}}</ref>; addirittura nel Suriname risultarono essere i maggiori detentori di schiavi della regione<ref name="Roth, p 292">Roth, p 292</ref>.
 
Secondo lo storico statunitense Ralph A. Austen "''gli unici luoghi in cui gli ebrei si avvicinavano a dominare i sistemi di piantagione del [[Nuovo Mondo]] erano l'isola di [[Curaçao]] e il Suriname''"<ref>Austen* p 135: "but the Dutch territories were small, and their importance shortlived."</ref>. Le aste degli schiavi nelle colonie olandesi risultavano rinviate se cadevano nei pressi di una qualche festività ebraica<ref name="Raphael, p 14">Raphael, p 14</ref>. Qui i mercanti ebrei agirono come intermediari, acquistando schiavi dalla "Compagnia olandese" e rivendendoli poi ai proprietari delle piantagioni<ref>Kritzler, p 135: ''While the [Dutch West India] Company held a monopoly on the slave trade, and made a 240 percent profit per slave, Jewish merchants, as middlemen, also had a lucrative share, buying slaves at the Company auction and selling them to planters on an installment plan&nbsp;— no money down, three years to pay at an interest rate of 40-50 percent. ... With their large profits&nbsp;— slaves were marked up by 300 percent ... - they built stately homes in [[Recife]], and owned ten of the 166 sugar plantations, including "some of the best plantations in the river valley of [[Pernambuco]]"''. [Herbert Bloom quoted in the last sentence]</ref>; la maggioranza degli acquirenti nelle aste schiaviste brasiliane e nelle colonie olandesi risultarono essere ebrei<ref>Wiznitzer, Arnold, ''Jews in Colonial Brazil'', Columbia University Press, 1960, p 70; quoted by Schorsch at p 59: The West India Company, which monopolized imports of slaves from Africa, sold slaves at public auctions against cash payment. "It happened that cash was mostly in the hands of Jews. The buyers who appeared at the auctions were almost always Jews, and because of this lack of competitors they could buy slaves at low prices. On the other hand, there also was no competition in the selling of the slaves to the plantation owners and other buyers, and most of them purchased on credit payable at the next harvest in sugar. Profits up to 300 percent of the purchase value were often realized with high interest rates"</ref>.
 
Presumibilmente essi svolsero un ruolo importante negli scambi anche a [[Barbados]]<ref name="Raphael, p 14"/><ref>Schorsh, p 60</ref> e in [[Giamaica]]<ref name="Raphael, p 14"/>, mentre i proprietari ebrei delle piantagioni nel Suriname contribuirono a sopprimere diverse rivolte scoppiate tra il 1690 e il 1772<ref name="Roth, p 292"/>. A Curaçao invece gli ebrei rimasero coinvolti nello scambio di schiavi in una misura molto inferiore rispetto ai protestanti olandesi<ref>Jonathan Schorsch. ''Jews and blacks in the early modern world'', p. 61<!-- ISBN needed --></ref>; sembra che abbiano importato meno di 1.000 schiavi nel periodo compreso tra il 1686 e il 1710, dopo di che la cifra diminuì ulteriormente<ref name="Raphael, p 14"/><ref>Schorsch p 62: In Curaçao: "Jews also participated in the local and regional trading of slaves"</ref>. Tra il 1630 e il 1770 i mercanti ebrei stabilirono o gestirono "almeno 15.000 schiavi" tra quelli fatti sbarcare nell'isola di Curaçao, al'incirca un sesto del totale di tutti gli schiavi nelle mani degli olandesi<ref>Drescher, JANCAST, p 450</ref><ref>{{cite web|last1=Cnaan|first1=Liphshiz|last2=Tzur|first2=Iris|title=How culpable were Dutch Jews in the slave trade?|url=http://www.jta.org/2013/12/26/news-opinion/world/dutch-rabbi-confronts-jews-with-ancestors-complicity-in-slavery#ixzz326RoIrWQ|publisher=Jewish Telegraphic Agency|accessdate=19 March 2015}}</ref>.
==== Colonie nordamericane ====
L'apporto ebraico nel commercio degli schiavi nelle colonie britanniche del nordamerica si mantenne sempre ad un livello minimale<ref>Professor Jacob R. Marcus of Hebrew Union College in The Colonial American Jew (Detroit: Wayne State University Press, 1970), Vol. 2, pp. 702-703</ref>. Secondo lo storico Bertram Korn esistettero dei proprietari ebrei di piantagioni, ma complessivamente costituirono solo una piccola parte dell'industria totale<ref name="Korn">Bertram W. Korn, "Jews and Negro Slavery in the Old South, 1789-1865", in ''The Jewish Experience in America'', ed. Abraham J. Karp (Waltham, MA: American Jewish Historical Society, 1969), Vol. 3, p. 180 <!-- ISBN needed -->:</ref>. Nel 1830 vennero segnalati solo 4 ebrei tra gli 11.000 [[bianchi americani]] del [[profondo Sud]] i quali possedevano 50 o più schiavi<ref>''Historical Facts vs. Antisemitic Fictions: The Truth About Jews, Blacks, Slavery, Racism and Civil Rights'' (prepared under the auspices of the Simon Wiesenthal Center by Dr. Harold Brackman and Professor Mary R. Lefkowitz; 1993)<!-- ISBN needed --></ref>.
 
Di tutti i porti di spedizione dell'america coloniale solamente a [[Newport (Rhode Island)]] i mercanti ebrei ebbero una parte significativa nel mercato degli schiavi<ref>Drescher, EAJH. Vol 1 (p 415), Newport, RI: "Newport [Rhode Island] was the leading African slaving port during the eighteenth century and the only port in which Jewish merchants played a significant part. At the peak period of their participation in slaving expeditions (the generation before the Am. Revolution), Newport's Jewish merchants handled up to 10 percent of the Rhode Island slave trade. Incomplete records for other eighteenth-century ports in which Jews participated in the slave trade in any way show that for a few years they held at least partial shares in up to 8 percent of New York's small number of slaving voyages, usually from African to Caribbean ports.</ref>.
 
Una tabella delle commissioni degli intermediari a [[Charleston (Carolina del Sud)]] mostra che il "brokeraggio" ebraico rappresentò solo il 4% del totale. Sempre secondo Korn gli ebrei rappresentarono 4 dei 44 intermediari a Charleston, 3 dei 70 presenti a [[Richmond (Virginia)]] ed 1 su 12 a [[Memphis]] nel [[Tennessee]]<ref>Drescher, EAJ. Vol 1 (p 415): internal traffic within US (Korn 1973).</ref>. Tuttavia la percentuale di residenti ebrei a Charleston che detennero schiavi risultò essere del tutto simile a quella della popolazione bianca generale (83% contro l'87% nel 1830)<ref>{{cite news | author = Susanna Ashton | title = Slaves of Charleston | newspaper = [[The Forward]] | date = September 12, 2014 | url = http://forward.com/articles/205455/slaves-of-charleston/?p=all}}</ref>.
=== Valutazione della portata del coinvolgimento ebraico nel commercio atlantico degli schiavi ===
Lo storico Seymour Drescher ha sottolineato il problema di determinazione se gli schiavisti fossero anche ebrei. Egli conclude che i nuovi commercianti cristiani riuscirono a ottenere il controllo di una quota consistente di tutti i segmenti del commercio degli schiavi atlantici, soprattutto grazie ai portoghesi, durante tutta la fase iberica dominata dal sistema della [[tratta atlantica degli schiavi africani]]<ref>Drescher, p 109</ref>.
 
A causa del forte numero di conversioni degli ebrei verso il cristianesimo molti nuovi cristiani continuarono a praticare in segreto l'ebraismo (vedi [[Cripto-giudaismo]]), il che significa che è impossibile per gli storici determinare quale parte di questi commercianti di schiavi fossero effettivamente ebrei, perché per farlo ciò richiederebbe allo storico di scegliere una tra più definizioni di "ebraicità"<ref>Drescher: JANCAST: p 447: "New Christian merchants managed to gain control of a sizeable, perhaps major, share of all segments of the Portuguese Atlantic slave trade during the Iberian-dominated phase of the Atlantic system. I have come across no description of the Portuguese slave trade that estimates the relative shares of the various participants in the slave trade by the racial-religious designation, but New Christian families certainly oversaw the movement of a vast number of slaves from Africa to Brazil during its first-century period [1600-1700]."</ref>.
 
== Note ==