Questione romana: differenze tra le versioni

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== L'unità d'Italia ==
{{Vedi anche|UnitàProclamazione del Regno d'Italia}}
[[File:Cimeli caccia a Roma post1860.JPG|350px|miniatura|destra|Stampa satirica e anticlericale sulla questione romana: con Roma sullo sfondo, Garibaldi e Vittorio Emanuele sparano a pipistrelli "clericali", Napoleone III, nelle vesti di un gendarme, difende Pio IX e Francesco II (abbigliato come pazzariello napoletano) mentre due inglesi in tenuta da caccia osservano e esclamano: "Lasciate che Vittorio faccia quel bel tiro e siamo più che contenti"]]
Il 17 marzo [[1861]] il primo Parlamentoparlamento unitario proclamò il [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]. Il nuovo regno non comprendeva, tra gli altri, [[Roma]] ede il [[Lazio]], che costituivano lo [[Stato Pontificio]]. Pochi giorni dopo, il 25 e il 27 marzo, [[Camillo Cavour]] tenne il suo primo, famoso discorso alla [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|Camera dei deputati]]<ref>Fu il discorso della famosa frase: ''"«Noi siamo pronti a proclamare nell'Italia questo gran principio: libera Chiesa in libero Stato"''stato» e dell'avvertimento lanciato al Papa: ''"«Santo Padre, il potere temporale per voi non è più garanzia d'indipendenza"'' ».</ref><ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2008/giugno/26/discorsi_dei_politici_libera_Chiesa_co_9_080626015.shtml Discorso su archiviostorico.corriere.it.]</ref>. Concluse il suo intervento dichiarando che Roma “è«è la necessaria capitale d'Italia, ché senza che Roma sia riunita all'Italia come sua capitale, l'Italia non potrebbe avere un assetto definitivo”definitivo».<ref>[http://www.fondazionefeltrinelli.it/dm_0/FF/FeltrinelliPubblicazioni/allegati/risorgimento/discorso_27_marzo_1861.pdf Il discorso di Cavour e il voto della Camera dei deputati, riportati dalla Fondazionefondazione Giangiacomo Feltrinelli.]</ref>
 
Roma era tuttavia protetta dalla [[Secondo Impero francese|Francia]] di [[Napoleone III]] che era, al contempo, il principale alleato e protettore del giovane Regno d'Italia. Il 15 settembre [[1864]] la [[Secondo Impero francese|Francia]] e l'[[Regno d'Italia (1861-1946)|Italia]] stipularono una [[Convenzione di settembre|convenzione]] con la quale l'Italia si impegnava a non attaccare i territori del [[Papa|Santo Padre]]; in cambio la Francia ritirava le proprie truppe dai medesimi territori<ref>{{Cita web | url = http://sites.google.com/site/mantualex/home/contesto/Trattato_Parigi_15_sept_1864.pdf?attredirects=0 | titolo = Convenzione stipulata a Parigi tra il Governo francese e quello italiano per la cessazione della occupazione francese in Roma, e per il trasferimento della Metropoli da Torino in altra Città del Regno. Parigi le 15 Septembre 1864. | accesso=15 agosto 2010 | editore = MantuaLex}}</ref>. In mancanza del consenso francese, le uniche azioni volte alla conquista dell'Urbedella città furono condotte da [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]], e si conclusero con le tragiche giornate dell'[[giornataGiornata dell'Aspromonte|Aspromonte]] ([[1862]]) e di [[battaglia di Mentana|Mentana]] ([[1867]]).
 
La "questione romana", comunque, non si limitava al solo problema dell'annessione territoriale di Roma, ma chiamava in causa il complesso tema delle relazioni tra [[Chiesa cattolica]] e Regno d'Italia, già gravemente compromesse dalla permanente opposizione al [[Risorgimento]], manifestata da [[Pio IX]] a partire dal [[1849]].
 
L'insistenza papale nell'affermare l'autonomia e l'indipendenza dello [[Stato Pontificio|Stato della Chiesa]] ebbe come conseguenze:
 
* in Italia: un forte incremento dell'[[anticlericalismo]]; la proibizione per i cattolici di partecipare alla vita politica nazionale (''[[non expedit]]'') con conseguente [[Laicismo|laicizzazione]] della politica di governo; spaccatura di fatto del Paesepaese ("storico steccato") che portò la Chiesa a valutare negativamente tutto quanto avvenisse nel campo non confessionale;
* fuori dall'Italia: tutta la vita della Chiesa fu condizionata nella seconda metà dell'[[XIX secolo|Ottocento]] dalla "questione romana" e dalla necessità di trovare modi e strumenti che garantissero piena libertà al papa.
 
D'altra parte, loil StatoRegno perseguì una politica particolarmente restrittiva che incideva soprattutto sui beni ecclesiastici. In particolare, con l'emanazione delle cosiddette [[eversioneEversione dell'asse ecclesiastico|leggi eversive]] (legge n. 30363&nbsp;036 del 7 luglio [[1866]] e legge n. 38483&nbsp;848 del 19 agosto [[1867]]), fu negato il riconoscimento e disposta la soppressione di diversi enti ecclesiastici che erano ritenuti non necessari al soddisfacimento dei bisogni religiosi della popolazione, con la conseguente devoluzione al demanio del relativo patrimonio.
 
== La presa di Roma ==
[[File:Breccia di Porta Pia.jpg|thumb|Breccia di Porta Pia]]
[[File:Monumento ad Arnaldo da Brescia0.JPG|miniatura|destra|Monumento ad Arnaldo da Brescia. Una lapide alla base recita: Ad Arnaldo, al precursore, al martire del libero italico pensiero Brescia sua decretava tosto rivendicata libertà. MDCCCLX]]
Nel [[1870]], alcune settimane dopo la caduta di [[Napoleone III]] ([[battaglia di Sedan]] del 1º settembre), l'esercito italiano si fece più ardito e il 20 settembre, guidato dal generale [[Raffaele Cadorna (1815-1897)|Raffaele Cadorna]], entrò in [[Roma]], nondalla più difesa dalle truppe francesi, ([[breccia di Porta Pia]], delnon 20più settembre)difesa dalle truppe francesi, annettendo lo [[Stato Pontificio]] <!--(''[[Debellatio]]'')--> al [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]].
Il 3 febbraio [[1871]] [[Roma]] è proclamata capitale del Regno<ref>{{Cita web | url = http://sites.google.com/site/mantualex/home/leggi-1865/Legge_n33_1871_Roma_Capitale.pdf?attredirects=0 | titolo = Legge n.33 del 3 febbraio 1871(Gazzetta Ufficiale n.168 del 4 febbraio 1871). Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno N.33 (Serie seconda). Roma capitale del Regno | accesso=15 agosto 2010 | editore = MantuaLex}}</ref>, il 13 maggio [[1871]] viene approvata la [[legge delle Guarentigie]], la quale, come dice il suo nome, stabiliva precise garanzie per il [[papa]] e la [[Santa Sede]].
 
Il pontefice (all'epoca [[Papa Pio IX|Pio IX]]), secondo la suddetta legge, pur conservando la cittadinanza italiana, poteva godere di una serie di privilegi rispetto agli altri cittadini. Tuttavia lo stesso non volle mai accettare una legge unilaterale (fu compilata, infatti, su iniziativa del solo Regno d'Italia) e, a suo parere, eversiva. Rinunciò, inoltre, alla dotazione annua, fissata in 3&nbsp;225&nbsp;000 lire.
<ref>La somma indicata, rivalutata secondo i coefficienti Istat per il periodo 1871-2009 (ultimo anno disponibile, coefficiente 8103,0334) risulta pari a 26,132 miliardi di lire, 13,496 milioni di euro. Vedi: Istat, Indice dei prezzi per le rivalutazioni monetarie, Coefficienti annuali per rivalutare somme di denaro da un determinato anno all'ultimo disponibile. [http://www.istat.it/prezzi/precon/rivalutazioni/ Sito Istat].</ref>
 
Dal [[18711870]], sia [[Pio IX]] sia i suoi successori, non uscirono dai [[Palazzi Vaticani]] in segno di protesta, che si protrasse per quasi sessant'anni, fino alla stipula dei [[Patti Lateranensi]] nel [[1929]].
 
Nonostante l'offerta delle legge delle Guarentigie, i segnali del governo non erano sempre di distensione e di pacificazione. Nel giugno del [[1873]] il governo estese anche a Roma le leggi sulla [[separazione tra Stato e Chiesa]] ([[leggi Siccardi]] e successive), osteggiate dai [[cattolici intransigenti]], e [[1875|due anni dopo]] impose pure al clero l'obbligo del [[Servizio militare di leva in Italia|servizio militare]].<ref>M. Guasco, ''Storia del clero in Italia dall'Ottocento a oggi'', Bari 1997, p. 79</ref>
 
Pio IX nel [[1874]] e [[Papa Leone XIII|Leone XIII]] ingiunsero ai cattolici italiani di non recarsi alle urne e con il famoso '' [[non expedit]]'' (in [[lingua italiana|italiano]]: non conviene, non è opportuno) prescrissero (per più di trent'anni) di evitare la partecipazione attiva alla vita politica del paese. Lo scontro tra i [[cattolici intransigenti]] ed i sostenitori della laicità dello stato divenne acceso, e ricco di gesti simbolici, come l'erezione del [[monumento a Arnaldo da Brescia]] nella sua città natale e un busto al [[Pincio]], e il [[Giordano Bruno#Il monumento a Roma|monumento a Giordano Bruno]] a [[Campo de' Fiori]], sul luogo dove morì bruciato dal rogo.
 
I pontificati di [[Papa Pio X|Pio X]], di [[Papa Benedetto XV|Benedetto XV]] e di [[Papa Pio XI|Pio XI]] (nei primi tre decenni del [[XX secolo]]) videro, invece, una lenta distensione di rapporti ed un graduale riavvicinamento con loil stato italianoRegno. L'affermazione dei socialisti favorì, inoltre, l'alleanza tra cattolici e liberali moderati ([[Giovanni Giolitti|Giolitti]]) in molte elezioni amministrative, alleanza detta ''clerico-moderatismo''. Segno di questi mutamenti è la lettera enciclica del [[1904]] ''[[Il fermo proposito]]''<ref>Il testo in [http://www.totustuustools.net/magistero/p10ilfer.htm Magistero Pontificio]</ref>, che, se da un lato conservava il ''non expedit'', ne permetteva tuttavia larghe eccezioni, che poi si moltiplicarono: vari cattolici entrarono, in questo modo, in parlamento, sia pure a titolo personale.
 
== La lenta risoluzione dei contrasti ==
[[File:BrecciaPortaPia.jpg|thumb|Breccia di Porta Pia]]
Immediatamente dopo la fine della [[Primaprima guerra mondiale]] vi furono i primi contatti fra Santa Sede e Regno d'Italia per porre fine all'annosa controversia con una presa di contatto fra [[monsignor]] [[Bonaventura Ceretti]] e il primopresidente del ministroConsiglio [[Vittorio Emanuele Orlando]]. Alla morte di [[Benedetto XV]] per la prima volta in tutta Italia le bandiere sono poste a mezz'asta.
 
Una decisa apertura nei confronti della Chiesa avvenne all'indomani della [[Marciamarcia su Roma]] con l'introduzione della [[religione cattolica]] nelle scuole, con funzione di ''ancella della [[filosofia]]'' ([[1923]]) e l'autorizzazione ad appendere il [[crocifisso]] nelle aule. Già nel gennaio [[1923]] si aprirono delle trattative segrete con un incontro tra [[Benito Mussolini]] e il cardinal [[cardinalSegretario di Stato (Santa Sede)|Segretario di Stato]] [[Pietro Gasparri]].
 
A partire dall'agosto [[1926]] una serie di incontri riservati, inizialmente ufficiosi, tra il [[consigliere di Stato]] [[Domenico Barone]], negoziatore per loil statoRegno italianod'Italia, e l'avvocato [[Francesco Pacelli]] (fratello maggiore di [[Eugenio Pacelli|Eugenio]], futuro [[Papa Pio XII|Pio XII]]) delegato per la Chiesa cattolica, portarono agli accordi che sarebbero stati formalizzati con i [[Patti Lateranensi]]. Alla morte prematura di Barone (4 gennaio [[1929]]), lo stesso Mussolini assunse in prima persona le trattative finali incontrando più volte Pacelli.
<ref>Vedi: Giacomo de Antonellis, ''La diplomazia segreta del Concordato'' in ''Storia Illustrata'', Numero speciale ''1929 : 50 anni fa nel mondo'', n. 262, Settembre 1979, pp. 30-38.</ref>
 
La "questione romana" si poté dire definitivamente conclusa, quindi, nel [[1929]] con la stipula deidel Patti Lateranensiconcordato, sottoscrittisottoscritto l'11 febbraio di quell'anno da [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]], rappresentato da Benito Mussolini, e da [[papa Pio XI]], rappresentato dal cardinale Gasparri, ed entrati in vigore con lo scambio degli strumenti di ratifica il 7 giugno dello stesso anno.
 
I Patti Lateranensi sono richiamati anche nell'articolo 7<ref>«Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.».</ref>
I Patti Lateranensi sono richiamati anche nell'articolo 7
della [[Costituzione della Repubblica Italiana|Costituzione della Repubblica]], approvato in sede costituente grazie al voto favorevole espresso dai rappresentanti del [[Partito Comunista Italiano|PCI]] a seguito di una precisa scelta politica di [[Palmiro Togliatti]].
<ref>«Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.»</ref>
della [[Costituzione della Repubblica Italiana]], approvato in sede costituente grazie al voto favorevole espresso dai rappresentanti del [[Partito Comunista Italiano|PCI]] a seguito di una precisa scelta politica di [[Palmiro Togliatti]].
 
== Note ==