Biblioteca di Alessandria: differenze tra le versioni

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Sicuramente è da attribuire al Filadelfo l'impulso dato all'acquisizione di opere, soprattutto con il cosiddetto "fondo delle navi". Questa raccolta deve il suo nome al fatto che, secondo un editto faraonico, tutti i libri che si trovavano sulle navi che sostavano nel porto di Alessandria dovevano essere lasciati nella biblioteca in cambio di copie.
 
Da ricordare che fu in questo periodo (III secolo a.C.) che fu intrapresa la traduzione in [[lingua greca|greco]] dell'[[Antico Testamento]] che era scritto in ebraico, e che divenne nota come ''[[Septuaginta]]'' o "Bibbia dei Settanta".
 
Al tempo di [[Tolomeo III]] dovevano esistere già due biblioteche: la più grande, all'interno del palazzo reale, era adibita alla consultazione da parte degli studiosi del Museo, mentre la seconda, più piccola e destinata alla pubblica lettura, si trovava all'esterno della corte, nel tempio di [[Serapide]], il "[[Serapeo di Alessandria|Serapeum]]".<ref name="cass"/>