Gianfranco Miglio: differenze tra le versioni
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== Sviluppo del lavoro scientifico ==
Alla fine degli [[anni 1950|anni cinquanta]], Miglio fondò con il giurista [[Feliciano Benvenuti]] l'[[Istituto per la Scienza dell'Amministrazione Pubblica|ISAP Milano]] (Istituto per la Scienza dell'Amministrazione Pubblica), ente pubblico partecipato da Comune e Provincia di Milano, di cui ricopri per alcuni anni la carica di vicedirettore. In un saggio memorabile intitolato ''Le origini della scienza dell'amministrazione'' ([[1957]]), il professore comasco descriveva con elegante chiarezza le radici storiche della disciplina. L'interesse per il campo dell'amministrazione era dovuto in quegli anni alle politiche pianificatrici che gli stati andavano conducendo per l'incremento della crescita economica.
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====Gli ''Acta italica''====
====L'edizione dei lavori della commissione Giulini====
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====Il saggio ''Le contraddizioni dello stato unitario''====
Nel saggio magistrale ''Le contraddizioni dello stato unitario'' ([[1969]]) scritto in occasione del convegno per il centenario delle leggi di unificazione, Miglio prese in esame gli effetti
Nel saggio, Miglio aveva però messo in luce un altro dato fondamentale; il professore scrisse che il paese, quantunque fosse stato formalmente unito dalle norme piemontesi, continuò nei fatti a restare diviso ancora per molti anni: le leggi, che il [[Parlamento]] emanava dalle Alpi alla Sicilia, venivano infatti interpretate in cento modi diversi nelle regioni storiche in cui il Paese continuava, nonostante tutto, ad essere naturalmente articolato. {{Citazione necessaria|Era il federalismo che, negato alla radice dalla classe politica liberal-nazionale in nome dell'unità, si prendeva ora la rivincita traducendosi in forme evidenti di "criptofederalismo".}}
====Miglio e Otto Brunner====
La traduzione di ''Land und Herrschaft'', affidata inizialmente alle cure di [[Emilio Bussi]], sarebbe dovuta comparire nell'elegante collana della F.I.S.A. già negli [[Anni 1960|anni sessanta]]. Interrotto negli anni seguenti, il lavoro venne invece portato a compimento solo nei primi [[Anni 1980|anni ottanta]] dagli allievi Pierangelo Schiera e [[Giuliana Nobili]]. Pubblicato da Giuffré con il titolo di "Terra e potere", il capolavoro di Brunner apparve nel [[1983]] negli ''Arcana imperii'', la collana di scienza della politica di cui Miglio era divenuto direttore nei primi anni Ottanta. Il professore comasco si occupò inoltre dei contributi recati alla scienza dell'amministrazione da parte di altri due storici e giuristi tedeschi: [[Lorenz Von Stein]] e [[Rudolf Gneist]].
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La fine degli ''stati moderni'' porterà secondo Miglio alla costituzione di comunità neofederali dominate non più dal rapporto politico di comando-obbedienza, bensì da quello mercantile del contratto e della mediazione continua tra centri di potere diversi: sono i nuovi gruppi in cui sarà articolato il mondo di domani, corporazioni dotate di potere politico ed economico al cui interno saranno inseriti gruppi di cittadini accomunati dagli stessi interessi. Secondo il professore, il mondo sarà costituito da una società pluricentrica, ove le associazioni territoriali e categoriali vedranno riconosciuto giuridicamente il loro peso politico non diversamente da quanto avveniva nel [[medioevo]]. Di qui l'appello a riscoprire i sistemi politici anteriori allo stato, a riscoprire quel variegato mosaico medievale costituito dai diritti dei ceti, delle corporazioni e, in particolar modo, delle libere città germaniche.
Il professore studiò a fondo gli antichi sistemi federali esistiti tra il medioevo e l'età moderna: le repubbliche urbane dell'Europa germanica tra il [[XII secolo|XII]] e il [[XIII secolo]], gli ordinamenti elvetici d'antico regime, la [[Repubblica delle Sette Province Unite|Repubblica delle Province Unite]] e, da ultimo, gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] tra il [[1776]] e il [[1787]]
== L'impegno politico diretto e il federalismo ==
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In questo periodo elaborò un progetto di riforma federale fondato sul ruolo costituzionale assegnato all'autorità federale e a quella delle [[macroregioni]] o cantoni (del Nord o ''[[Padania]]'', del Centro o ''[[Etruria]]'', del Sud o ''Mediterranea'', oltre alle cinque [[regioni a statuto speciale]]). Questa architettura costituzionale prevedeva l'elezione di un governo direttoriale composto dai governatori delle tre macroregioni, da un rappresentante delle cinque regioni a statuto speciale e dal presidente federale. Quest'ultimo, eletto da tutti i cittadini in due tornate elettorali, avrebbe rappresentato l'unità del paese.
I punti salienti del progetto, esposti nel ''[[Decalogo di Assago]]'' del [[1993]], vennero fatti propri dalla [[Lega Nord]] solo marginalmente: il segretario federale, [[Umberto Bossi]], preferì infatti seguire una politica di contrattazione con lo stato centrale che mirasse al rafforzamento delle autonomie regionali. Il dissenso di Miglio, iniziato al congresso leghista di Assago, si acuì dopo le [[elezioni politiche del 1994]], dove fu rieletto al Senato, quando il professore si disse non d'accordo sia ad allearsi con [[Forza Italia (1994)|Forza Italia]], sia a entrare nel [[governo Berlusconi I|primo governo Berlusconi]]. Soprattutto Miglio non gradì che per il ruolo di ministro delle Riforme istituzionali fosse stato scelto [[Francesco Speroni]] al suo posto<ref>
Bossi reagì spiegando: «Capisco che Miglio sia rimasto un po' irritato perché non è diventato ministro, ma non si può dire che non abbiamo difeso la sua candidatura. Il punto è che era molto difficile sostenerla, perché c'era la pregiudiziale di Berlusconi e di Fini contro di lui. Di fatto, il ministero per le Riforme istituzionali a lui non lo davano. (...) Se Miglio vorrà lasciare la strada della Lega, libero di farlo. Ma vorrei ricordargli che è arrivato alla Lega nel '90 e che, a quell'epoca, il movimento aveva già raggranellato un sacco di consiglieri regionali». In conclusione per Bossi, Miglio «pare che ponga solo un problema di poltrone e la difesa del federalismo non è questione di poltrone»<ref>
Nonostante ciò, moltissimi militanti e sostenitori leghisti continuarono a provare grande simpatia e ammirazione per il professore e per le sue teorie<ref>[http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search¤tArticle=1XI1T Miglio torna nell'arena: è l'occasione buona]</ref>. Alcuni dirigenti della Lega tennero comunque vivo il dialogo con Miglio, in particolar modo [[Giancarlo Pagliarini]], [[Francesco Speroni]] e il presidente della ''[[Libera compagnia padana]]'' [[Gilberto Oneto]], al quale il professore era particolarmente legato. In particolare Miglio fu in stretti rapporti con l'ex deputato leghista [[Luigi Negri (politico)|Luigi Negri]], col quale fondò il [[Partito Federalista (Italia)|Partito Federalista]]. Nel [[1996]] fu eletto ancora una volta al Senato, nel collegio di Como per il [[Polo per le Libertà]], iscrivendosi al gruppo misto.
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== Opere ==
*''La controversia sui limiti del commercio neutrale fra
*''La crisi dell'universalismo politico medioevale e la formazione ideologica del particolarismo statuale moderno'', in "Pubbl. Fac. giurispr. Univ. Padova", n. 13, 1942.
*''La struttura ideologica della monarchia greca arcaica ed il concetto "patrimoniale" dello Stato nell'eta antica'', in "Jus. Rivista di scienze giuridiche", nuova serie, anno V, fasc. IV, ottobre 1954.
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*''La Valtellina. Un modello possibile di integrazione economica e sociale'', Sondrio, Banca Piccolo Credito Valtellinese, 1978.
*''Utopia e realtà della Costituzione'', in "Prospettive del mondo", N. 37-38, 1979.
*''Genesi e trasformazioni del termine-concetto Stato'', in ''Stato e senso dello Stato oggi in Italia. Atti del Corso di aggiornamento culturale dell'Università cattolica, Pescara, 20-25 settembre 1981'', Milano, Vita e pensiero, 1981.
*''Guerra, pace, diritto. Una ipotesi generale sulle regolarità del ciclo politico'', in [[Umberto Curi]] (a cura di), ''Della guerra'', Venezia, Arsenale, 1982.
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