Gianfranco Miglio: differenze tra le versioni

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== Sviluppo del lavoro scientifico ==
 
===Miglio storico dell'amministrazione===
Alla fine degli [[anni 1950|anni cinquanta]], Miglio fondò con il giurista [[Feliciano Benvenuti]] l'[[Istituto per la Scienza dell'Amministrazione Pubblica|ISAP Milano]] (Istituto per la Scienza dell'Amministrazione Pubblica), ente pubblico partecipato da Comune e Provincia di Milano, di cui ricopri per alcuni anni la carica di vicedirettore. In un saggio memorabile intitolato ''Le origini della scienza dell'amministrazione'' ([[1957]]), il professore comasco descriveva con elegante chiarezza le radici storiche della disciplina. L'interesse per il campo dell'amministrazione era dovuto in quegli anni alle politiche pianificatrici che gli stati andavano conducendo per l'incremento della crescita economica.
 
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====Gli ''Acta italica''====
La fondazione pubblicava tre collezioni: gli ''Acta italica'', l<nowiki>'</nowiki>''Archivio'' (diviso in due collane: la prima riguardante ricerche e opere strumentali, la seconda dedicata alle opere dei maggiori storici dell'amministrazione) e gli ''Annali''. Tra i più autorevoli lavori storici pubblicati nell'Archivio, si ricordano il volume sui comuni italiani di Walter Goetz e il famoso saggio di Pietro Vaccari sulla territorialità del contado medievale. Nella prima serie alcuni giovani studiosi poterono invece pubblicare le loro ricerche di storia delle istituzioni: Gabriella Rossetti, allieva dello storico [[Cinzio Violante]], vi diede alle stampe un approfondito studio sulla società e sulle istituzioni nella [[Cologno Monzese]] dell'[[Alto Medioevo]]; Adriana Petracchi pubblicò la prima parte di un'interessante ricerca sullo sviluppo storico dell'istituto dell'intendente nella [[Francia]] dell'''ancien régime''; occorre inoltre ricordare il poderoso volume di Pierangelo Schiera sul cameralismo tedesco e sull'assolutismo nei maggiori stati germanici. Su tutt'altro piano si poneva invece la collezione della F.I.S.A. denominata ''Acta italica'': al suo interno dovevano essere pubblicati i documenti relativi all'amministrazione pubblica degli stati italiani preunitari: è probabile che l'ispirazione per quest'ultima serie fosse venuta a Miglio dallo studio delle opere di Hintze: verso la fine del XIX secolo, lo storico tedesco aveva infatti scritto alcuni saggi sull'amministrazione prussiana pubblicandoli negli ''Acta borussica'', un'autorevole collana che raccoglieva le fonti storiche dello stato degli ''Hohenzollern''.
 
====L'edizione dei lavori della commissione Giulini====
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====Il saggio ''Le contraddizioni dello stato unitario''====
Nel saggio magistrale ''Le contraddizioni dello stato unitario'' ([[1969]]) scritto in occasione del convegno per il centenario delle leggi di unificazione, Miglio prese in esame gli effetti devastanti che l'accentramento amministrativo aveva provocato nel sistema politico italiano. La classe politica italiana non fu capace di elaborare un ordinamento amministrativo che consentisse allo stato di governare adeguatamente un territorio esteso dalle [[Alpi]] alla [[Sicilia]]. Ricorrendo a una felice similitudine, il professore scrisse che la scelta di estendere le norme piemontesi a tutta Italia fu come "far indossare a un gigante il vestito di un nano". Secondo Miglio, i nostri "padri della patria", spaventati dalle annessioni a cascata e dalle circostanze fortunose in cui era avvenuta l'unificazione, preferirono conservare ottusamente gli istituti piemontesi, costringendo la stragrande maggioranza degli italiani ad essere governati da istituzioni che, oltre ad essere percepite come "straniere", si rivelarono palesemente inefficienti.
 
Nel saggio, Miglio aveva però messo in luce un altro dato fondamentale; il professore scrisse che il paese, quantunque fosse stato formalmente unito dalle norme piemontesi, continuò nei fatti a restare diviso ancora per molti anni: le leggi, che il [[Parlamento]] emanava dalle Alpi alla Sicilia, venivano infatti interpretate in cento modi diversi nelle regioni storiche in cui il Paese continuava, nonostante tutto, ad essere naturalmente articolato. {{Citazione necessaria|Era il federalismo che, negato alla radice dalla classe politica liberal-nazionale in nome dell'unità, si prendeva ora la rivincita traducendosi in forme evidenti di "criptofederalismo".}}
 
====Miglio e Otto Brunner====
Furono inoltre fondamentali, nella formazione del professor Miglio, i lavori dello storico austriaco [[Otto Brunner]]: di questo eminente studioso di storia medievale Miglio non solo fece tradurre svariati saggi (O.Brunner, ''Per una nuova storia costituzionale e sociale'', [[Vita e Pensiero (casa editrice)|Vita e Pensiero]] [[1970]]), ma promosse anche la pubblicazione dell'opera monumentale ''Land und Herrschaft'': in questo lavoro - uscito per la prima volta nel [[1939]] - Brunner aveva preso in esame la costituzione materiale degli ordinamenti medievali, ponendo in evidenza i numerosi elementi di diversità tra la civiltà dell'età di mezzo e quella moderna, soprattutto nel modo di concepire il diritto.
 
La traduzione di ''Land und Herrschaft'', affidata inizialmente alle cure di [[Emilio Bussi]], sarebbe dovuta comparire nell'elegante collana della F.I.S.A. già negli [[Anni 1960|anni sessanta]]. Interrotto negli anni seguenti, il lavoro venne invece portato a compimento solo nei primi [[Anni 1980|anni ottanta]] dagli allievi Pierangelo Schiera e [[Giuliana Nobili]]. Pubblicato da Giuffré con il titolo di "Terra e potere", il capolavoro di Brunner apparve nel [[1983]] negli ''Arcana imperii'', la collana di scienza della politica di cui Miglio era divenuto direttore nei primi anni Ottanta. Il professore comasco si occupò inoltre dei contributi recati alla scienza dell'amministrazione da parte di altri due storici e giuristi tedeschi: [[Lorenz Von Stein]] e [[Rudolf Gneist]].
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La fine degli ''stati moderni'' porterà secondo Miglio alla costituzione di comunità neofederali dominate non più dal rapporto politico di comando-obbedienza, bensì da quello mercantile del contratto e della mediazione continua tra centri di potere diversi: sono i nuovi gruppi in cui sarà articolato il mondo di domani, corporazioni dotate di potere politico ed economico al cui interno saranno inseriti gruppi di cittadini accomunati dagli stessi interessi. Secondo il professore, il mondo sarà costituito da una società pluricentrica, ove le associazioni territoriali e categoriali vedranno riconosciuto giuridicamente il loro peso politico non diversamente da quanto avveniva nel [[medioevo]]. Di qui l'appello a riscoprire i sistemi politici anteriori allo stato, a riscoprire quel variegato mosaico medievale costituito dai diritti dei ceti, delle corporazioni e, in particolar modo, delle libere città germaniche.
 
Il professore studiò a fondo gli antichi sistemi federali esistiti tra il medioevo e l'età moderna: le repubbliche urbane dell'Europa germanica tra il [[XII secolo|XII]] e il [[XIII secolo]], gli ordinamenti elvetici d'antico regime, la [[Repubblica delle Sette Province Unite|Repubblica delle Province Unite]] e, da ultimo, gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] tra il [[1776]] e il [[1787]]. Ai suoi occhi, il punto di forza risiedeva precisamente nel ruolo che quei poteri pubblici avevano saputo riconoscere alla società nelle sue articolazioni corporative e territoriali.
Miglio dedicò i suoi ultimi anni allo studio approfondito di questi temi, progettando di scrivere un volume intitolato ''l'Europa degli Stati contro l'Europa delle città''. Il libro è rimasto incompiuto per la morte del professore.
 
== L'impegno politico diretto e il federalismo ==
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In questo periodo elaborò un progetto di riforma federale fondato sul ruolo costituzionale assegnato all'autorità federale e a quella delle [[macroregioni]] o cantoni (del Nord o ''[[Padania]]'', del Centro o ''[[Etruria]]'', del Sud o ''Mediterranea'', oltre alle cinque [[regioni a statuto speciale]]). Questa architettura costituzionale prevedeva l'elezione di un governo direttoriale composto dai governatori delle tre macroregioni, da un rappresentante delle cinque regioni a statuto speciale e dal presidente federale. Quest'ultimo, eletto da tutti i cittadini in due tornate elettorali, avrebbe rappresentato l'unità del paese.
 
I punti salienti del progetto, esposti nel ''[[Decalogo di Assago]]'' del [[1993]], vennero fatti propri dalla [[Lega Nord]] solo marginalmente: il segretario federale, [[Umberto Bossi]], preferì infatti seguire una politica di contrattazione con lo stato centrale che mirasse al rafforzamento delle autonomie regionali. Il dissenso di Miglio, iniziato al congresso leghista di Assago, si acuì dopo le [[elezioni politiche del 1994]], dove fu rieletto al Senato, quando il professore si disse non d'accordo sia ad allearsi con [[Forza Italia (1994)|Forza Italia]], sia a entrare nel [[governo Berlusconi I|primo governo Berlusconi]]. Soprattutto Miglio non gradì che per il ruolo di ministro delle Riforme istituzionali fosse stato scelto [[Francesco Speroni]] al suo posto<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1994/maggio/15/silenzio_Miglio_paura_alla_LEGA_co_0_9405156237.shtml Il silenzio di Miglio fa paura alla Lega]</ref>.
 
Bossi reagì spiegando: «Capisco che Miglio sia rimasto un po' irritato perché non è diventato ministro, ma non si può dire che non abbiamo difeso la sua candidatura. Il punto è che era molto difficile sostenerla, perché c'era la pregiudiziale di Berlusconi e di Fini contro di lui. Di fatto, il ministero per le Riforme istituzionali a lui non lo davano. (...) Se Miglio vorrà lasciare la strada della Lega, libero di farlo. Ma vorrei ricordargli che è arrivato alla Lega nel '90 e che, a quell'epoca, il movimento aveva già raggranellato un sacco di consiglieri regionali». In conclusione per Bossi, Miglio «pare che ponga solo un problema di poltrone e la difesa del federalismo non è questione di poltrone»<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1994/maggio/16/Bossi_Miglio_pensa_solo_alla_co_0_9405166729.shtml Bossi: Miglio pensa solo alla poltrona]</ref>. Il giorno dopo, 16 maggio 1994, Miglio lascia la Lega Nord dicendo di Bossi: «Spero proprio di non rivederlo più. (...). Per Bossi il federalismo è stato strumentale alla conquista e al mantenimento del potere. L'ultimo suo ''exploit'' è stato di essere riuscito a strappare a Berlusconi cinque ministri. Tornerò solo nel giorno in cui Bossi non sarà più segretario»<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1994/maggio/17/Miglio_con_Bossi_amore_finito_co_0_9405176590.shtml Miglio: "con Bossi è un amore finito"]</ref>.
 
Nonostante ciò, moltissimi militanti e sostenitori leghisti continuarono a provare grande simpatia e ammirazione per il professore e per le sue teorie<ref>[http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search&currentArticle=1XI1T Miglio torna nell'arena: è l'occasione buona]</ref>. Alcuni dirigenti della Lega tennero comunque vivo il dialogo con Miglio, in particolar modo [[Giancarlo Pagliarini]], [[Francesco Speroni]] e il presidente della ''[[Libera compagnia padana]]'' [[Gilberto Oneto]], al quale il professore era particolarmente legato. In particolare Miglio fu in stretti rapporti con l'ex deputato leghista [[Luigi Negri (politico)|Luigi Negri]], col quale fondò il [[Partito Federalista (Italia)|Partito Federalista]]. Nel [[1996]] fu eletto ancora una volta al Senato, nel collegio di Como per il [[Polo per le Libertà]], iscrivendosi al gruppo misto.
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== Opere ==
*''La controversia sui limiti del commercio neutrale fra [[Giovanni Maria Lampredi]] e Ferdinando Galiani. Ricerche sulla genesi dell'indirizzo positivo nella scienza del diritto delle genti'', Milano, Ispi, 1942.
*''La crisi dell'universalismo politico medioevale e la formazione ideologica del particolarismo statuale moderno'', in "Pubbl. Fac. giurispr. Univ. Padova", n. 13, 1942.
*''La struttura ideologica della monarchia greca arcaica ed il concetto "patrimoniale" dello Stato nell'eta antica'', in "Jus. Rivista di scienze giuridiche", nuova serie, anno V, fasc. IV, ottobre 1954.
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*''La Valtellina. Un modello possibile di integrazione economica e sociale'', Sondrio, Banca Piccolo Credito Valtellinese, 1978.
*''Utopia e realtà della Costituzione'', in "Prospettive del mondo", N. 37-38, 1979.
*''Posizione del problema. Ciclo storico e innovazione scientifico-tecnologica. Il caso della tarda antichità'', in ''Tecnologia, economia e società nel mondo romano. Atti del Convegno di Como, 27-29 settembre 1979'', Como, s.n., 1980.
*''Genesi e trasformazioni del termine-concetto Stato'', in ''Stato e senso dello Stato oggi in Italia. Atti del Corso di aggiornamento culturale dell'Università cattolica, Pescara, 20-25 settembre 1981'', Milano, Vita e pensiero, 1981.
*''Guerra, pace, diritto. Una ipotesi generale sulle regolarità del ciclo politico'', in [[Umberto Curi]] (a cura di), ''Della guerra'', Venezia, Arsenale, 1982.