Friedrich Schelling: differenze tra le versioni

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Per quasi tutto l'[[XIX secolo|Ottocento]] Schelling venne interpretato alla luce di [[Hegel]], come un momento determinante dello sviluppo dell'[[Idealismo]] che trovi il suo compimento nel pensiero hegeliano. Tale linea interpretativa tendeva a offuscarne le enormi differenze, e in particolare la sua seconda filosofia, che ebbe influenze profonde, anche se spesso sotterranee,<ref>Soprattutto [[Luigi Pareyson]] ha sottolineato gli influssi determinanti, anche se poco appariscenti, della cosiddetta ''seconda filosofia'' di Schelling sulla cultura europea (cfr. Roselena Di Napoli, ''Il problema del male nella filosofia di Luigi Pareyson'', p. 108, Pontificia Università Gregoriana, 2000).</ref> nelle correnti anti-[[positivismo|positiviste]] e anti-[[marxismo|marxiste]] della seconda metà dell'Ottocento (parallelamente a [[Schopenhauer]] che da lui trasse spunto)<ref>.
 
Nonostante la feroce polemica rivolta ai tre esponenti dell'idealismo tedesco, [[Schopenhauer]] attinse notevoli spunti proprio da Schelling, in cui da giovane vedeva «molto di buono e di vero»: da lui riprese la concezione della natura come oggettivazione di un'essenza originaria, che dà luogo alle [[analogia (filosofia)|analogie]] e al [[finalismo]] delle forme naturali, sostituendo però l'Assoluto schellinghiano con la [[Volontà]] di vita come principio metafisico (cfr. Marco Segala, ''[http://www.item.ens.fr/index.php?id=577210 "Schopenhauer è antischellinghiano?]''", "Rivista di Filosofia", XCII, n. 2, 2001, pp. 235-265).</ref>.
 
L'interesse che Schelling aveva suscitato con l'enunciazione della filosofia positiva era stato peraltro vivissimo; ad ascoltarla convenirono tra gli altri [[Engels]], [[Bakunin]], e [[Kierkegaard]], il quale ne recepì il richiamo all'[[esistenza]], che per lui tuttavia sembrava non tradursi mai concretamente nella scoperta della singolarità dell'uomo. Influssi più o meno sotterranei sono rintracciabili anche nell'[[antroposofia]] di [[Rudolf Steiner|Steiner]]<ref>[[Paola Giovetti]], ''Rudolf Steiner: la vita e l'opera del fondatore dell'antroposofia'', pag. 132, Mediterranee, 2006.</ref> e nel [[sofianismo]] di [[Sergej Nikolaevič Bulgakov|Bulgakov]],<ref>Luigi Razzano, ''L'estasi del bello nella sofiologia di S. N. Bulgakov'', pag. 75, Città Nuova, 2006.</ref> nonché nelle correnti [[estetismo|estetiche]] [[decadentismo|decadentiste]] e nell'[[irrazionalismo]] di [[Nietzsche]], sebbene Schelling non volesse fare dell'assoluto e dell'esistenza un fatto soltanto irrazionale e del tutto incomprensibile. Non si può trascurare neppure il rilievo dato da Schelling alla nozione di [[inconscio]], contribuendo alla formazione del contesto culturale in cui sarebbe sorta la [[psicanalisi]], e in particolare quella di [[Carl Gustav Jung]].<ref>Cfr. ad esempio U. Galimberti, ''[https://books.google.it/books?id=QZ-LkadYZgcC&printsec=frontcover#v=onepage&q&f=false Idee: il catalogo è questo]'', pag. 178 e segg., Feltrinelli, Milano 1992 ISBN 88-07-08108-3.</ref> Dell'idealismo schellinghiano si nutrì inoltre il pensiero francese fino a permeare soprattutto la filosofia di [[Bergson]].<ref>Giuseppe Prezzolini, ''Del linguaggio come causa d'errore. Henri Bergson'', Spinelli, Firenze 1904. L'influenza di Schelling sulla formazione giovanile di Bergson è testimoniata anche da G. Invitto, in ''Bergson, l'évolution créatrice e il problema religioso'', pag. 118, Mimesis, Lecce 2007.</ref>