Oddo Marinelli: differenze tra le versioni
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|tendenza =
|titolo di studio = Laurea in giurisprudenza
|alma mater = Urbino
|professione = avvocato
|firma =
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|AnnoMorte = 1972
|Epoca = 1900
|Attività =
|Attività2 =
|Attività3 = giornalista
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , membro dell'[[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|Assemblea Costituente]]
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==Biografia==
Laureatosi ad [[Urbino]] nel [[1912]] e divenuto avvocato, aderì alla [[Massoneria]] con il fratello Manlio, di due anni più anziano di lui. Insieme contribuirono a fondare nella città dorica il circolo giovanile repubblicano, per poi continuare l'attività politica attraverso una serie di iniziative che li vide militanti in una città dove gli ideali libertari e democratici godevano tradizionalmente di largo consenso.
Amico e compagno di partito di [[Pietro Nenni]], allora repubblicano e direttore de “''La Voce''” di [[Jesi]] e poi del giornale anconetano "''Lucifero''"<ref>Periodico della Consociazione repubblicana delle Marche, fondato ad [[Ancona]] nel [[1870]], primo direttore fu [http://www.archiviobiograficomovimentooperaio.org/index.php?option=com_k2&view=item&id=25144:barilari-domenico-biagio&lang=it Domenico Barilari] (Venezia 1840 – Ancona 1904). Vedi ''Lucifero, un giornale della democrazia repubblicana'', a cura di Giancarlo Castagnari e Nora Lipparoni, prefazione di [[Giovanni Spadolini]], 1981, Ancona, Bagaloni Editore.</ref>, Oddo ne condivise le posizioni e la vena antigovernativa. Negli anni tra il [[1912]] e il [[1913]], fu tra i promotori della Federazione dei lavoratori portuali di [[Ancona]].
Già arrestato dalla polizia asburgica per aver svolto propaganda repubblicana e interventista a [[Trieste]], nel 1914 espatriò in [[Svizzera]]. Dopo essersi arruolato volontario come tenente di Artiglieria durante [[Prima guerra mondiale]], nel 1919 fu redattore capo del quotidiano triestino ''Era nuova''. L'anno successivo, tornato ad Ancona, divenne direttore del periodico ''Lucifero''. ▼
[[File:Settimana Rossa 1914 - Ancona (2).JPG|thumb|left|Cartolina commemorativa di Antonio Casaccia, Attilio Giambrignoni e Nello Budini, i tre manifestanti rimasti uccisi ad [[Ancona]] il 7 giugno [[1914]], eccidio da cui prese origine la [[Settimana rossa]]]]
Con Nenni e l'[[anarchico]] [[Errico Malatesta]], fu uno degli organizzatori e degli oratori nel comizio antimilitarista del 7 giugno [[1914]] alla "Villa Rossa" di [[Ancona]]<ref>Sede del circolo repubblicano "Gioventù Ribelle", sita nel centro storico di [[Ancona]], nei pressi dell'incrocio tra via Torrioni e via Montebello.</ref>, al termine del quale si determinarono gli scontri con le forze dell'ordine durante i quali furono uccisi tre dimostranti: Antonio Casaccia, di 24 anni, e Nello Budini, di 17 anni, entrambi repubblicani, e l'anarchico Attilio Giambrignoni, di 22 anni. Vi furono anche cinque feriti tra la folla e diciassette tra i carabinieri.
Da questo eccidio presero origine i moti rivoluzionari della "[[Settimana rossa]]". Inseguito da un mandato di cattura, per non venire arrestato, espatriò in [[Svizzera]].
Sempre nel 1914 era stato eletto consigliere comunale e provinciale.
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Candidato nelle liste del [[Partito Repubblicano Italiano]] per l'[[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|Assemblea Costituente]], ne divenne membro dal 14 novembre 1947. Dal 1952 al 1965 fu presidente dell'[[Opera Nazionale Combattenti]]▼
Nell'agosto del [[1922]] tentò vanamente di impedire che i [[fascismo|fascisti]] defenestrassero l'amministrazione repubblicana della città, di cui lui stesso faceva parte.
Con l'avvento del fascismo, mantenne il suo atteggiamento di contrarietà al regime e, da avvocato, difese antifascisti e, soprattutto, lavoratori licenziati da aziende dell'Anconetano, venendo accusato di sabotaggio del sindacato fascista. Nel gennaio del [[1930]], in occasione del matrimonio di [[Umberto II di Savoia]], fu incarcerato "a scopo precauzionale" con altri repubblicani, socialisti, comunisti e anarchici marchigiani.
Pur costantemente attenzionato dalla questura, Marinelli riuscì a continuare la sua professione di legale.
Nel [[1942]], ad Ancona, partecipò alla nascita del [[Partito d'Azione]] e nel [[1943]], per sfuggire ad una retata dell'[[OVRA]], riparò a [[Roma]].
Subito dopo l'[[Armistizio di Cassibile|armistizio]] assunse, a nome della Concentrazione antifascista anconitana, la direzione del quotidiano locale ''[[Corriere Adriatico]]'', il cui edificio venne occupato militarmente dai partigiani capitanati da [[Gino Tommasi]], riuscendo ad editare cinque numeri del giornale prima dell'arrivo dei tedeschi ad Ancona.
Durante la [[Resistenza italiana|Resistenza]] fu presidente del [[Comitato di Liberazione Nazionale|CLN]] provinciale di Ancona e regionale. Con la [[Secondo corpo polacco|liberazione]] delle [[Marche]] Marinelli fu nominato [[prefetto]] di Ancona; fu anche sindaco di [[Jesi]].
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Nell'immediato dopoguerra [[Randolfo Pacciardi|Pacciardi]] lo candidò a presidente nazionale dell'[[INAIL]]. Dal [[1952]] al [[1965]] ricoprì l'incarico di presidente dell'[[Opera Nazionale Combattenti]].
Nel [[1960]] pubblicò "''La Resistenza marchigiana e la Consulta nazionale''".
==Bibliografia==
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