Diogene di Sinope: differenze tra le versioni

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{{Bio
|Nome = Diogene di Sinope
|Cognome =
|PostCognome = (in [[greco antico]] Διογένης ''Dioghénes'') detto '''il Cinico'''<ref>Dal [[greco antico|greco]] κυνικός ''kunikòs'' derivato da κυνός ''kunòs'', [[genitivo]] di κύων ''kùon'' «cane» dunque «simile al cane»</ref> o ''il [[Socrate]] pazzo''
|PreData = {{lang-grc|Διογένης|Dioghénēs}}
|Sesso = M
|LuogoNascita = Sinope
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = [[412 a.C.]] circa
|LuogoMorte = Corinto
|GiornoMeseMorte = 10 giugno
|AnnoMorte = 323 a.C.
|Attività = filosofo
|Epoca = -300
|Attività = filosofo
|Nazionalità = greco antico
|Immagine = Diogenes looking for a man - attributed to JHW Tischbein.jpg
|DimImmagine = 330
|Didascalia = [[Johann Heinrich Wilhelm Tischbein|Johann Tischbein]], ''Diogene cerca l'uomo''
|DimImmagine = 330
}}
Considerato uno dei fondatori della [[scuola cinica]] insieme al suo maestro [[Antistene]], secondo l'antico storico [[Diogene Laerzio]], perì nel medesimo giorno in cui [[Alessandro Magno]] spirò a [[Babilonia]].<ref>Diogene Laerzio, ''Vite dei filosofi'', VI, 79; Plutarco, ''Questioni convivali'', VIII, 1,1 (''Moralia'' 717 c). Dubita della notizia {{cita pubblicazione|titolo=Demetrius of Magnesia: On Poets and Authors of the Same Name|autore=Jørgen Mejer|p=464|rivista=Hermes|volume=109|numero=4|anno=1981|lingua=en}}</ref>
 
== Biografia ==
[[File:Parc de Versailles, parterre de Latone, Diogène, Matthieu Lespagnandelle 03.jpg|thumb|Statua di Diogene a [[reggia di Versailles|Versailles]] (particolare)]]
La principale fonte di informazioni sulla sua vita è fornita dall'opera di [[Diogene Laerzio]].<ref>VI libro, 20 e ss.; v. anche le note di Mayor su [[Decimo Giunio Giovenale|Giovenale]], ''Satire'', xiv. 308-3 14</ref><ref name=Filosofico>[http://www.filosofico.net/diogene.html Diogene su filosofico.net]</ref> Secondo lo storico il padre di Diogene, Icesio, un cambiavalute, fu imprigionato oppure esiliato perché accusato di contraffare le monete. Diogene si trovò anch'egliesso sotto accusa, e si spostò ad [[Atene]] con un servo che poi abbandonò, dicendo: «Se Mane può vivere senza Diogene, perché non Diogene senza Mane?».<ref name=Filosofico/> Attratto dagli insegnamenti ascetici di [[Antistene]], divenne presto suo discepolo, a dispetto della rudezza con la quale era trattato e del fatto che costui non lo voleva come allievo, ma ben presto superò il maestro sia in reputazione che nel livello di austerità della vita.<ref name=Filosofico/> Le storie che si raccontano di lui sono probabilmente vere; ad ogni modo, sono utili per illustrare la coerenza logica del suo carattere e la sua irriverenza. Si espose alle vicissitudini del tempo vivendo in una piccola botte aperta che apparteneva al tempio di [[Cibele]]. Distrusse l'unica sua proprietà terrena, una ciotola di legno, vedendo un ragazzo bere dall'incavo delle mani.<ref name=Filosofico/>
[[File:Poussin-diogene-dettaglio.jpg|thumb|left|''Diogene getta la scodella'', di [[Nicolas Poussin]] (1648)]]
 
In viaggio verso [[Egina (isola)|Egina]], venne fatto prigioniero dai [[pirata|pirati]] e venduto come [[schiavismo|schiavo]] a [[Creta]] ad un uomo di [[Corinto]] chiamato Xeniade (o Seniade) diventando tutore dei suoi due figli<ref>Aulo Gellio, ''Notti attiche'', II, 18, 10; Macrobio, ''Saturnalia'', I, 11, 43.</ref> nonché suo amministratore domestico. Venendo interrogato sul suo prezzo, replicò che non conosceva altro scambio possibile che quello con un uomo di governo, e che desiderava essere venduto ad un uomo che avesse bisogno di un maestro.
{{citazione|E chiedendogli l'araldo che cosa sapesse fare, Diogene rispose: «Comandare agli uomini». Fu allora che egli additò un tale di Corinto che indossava una veste pregiata di porpora, il predetto Seniade, e disse: «Vendimi a quest'uomo: ha bisogno di un padrone».|Diogene Laerzio, ''Vite dei Filosofi'' VI, ''Vita di Diogene'', 32}}
 
VisseCome tutore dei due figli di Xeniade, nonché suo amministratore domestico, visse a Corinto per il resto della sua vita, che dedicò interamente a predicare le virtù dell'[[apatia (filosofia)|autocontrollo]] e dell'[[autarchia|autosufficienza]], abitando in una [[botte]]. Ai [[Giochi Istmici]] tenne discorsi a un pubblico consistente che lo seguiva dal periodo di [[Antistene]].<ref name=Filosofico/>
 
Fu probabilmente ad uno di quegli eventi che incontrò [[Alessandro Magno]].
{{citazione|Il re in persona andò da lui e lo trovò che stava disteso al sole. Al giungere di tanti uomini egli si levò un poco a sedere e guardò fisso Alessandro. Questi lo salutò e gli rivolse la parola chiedendogli se aveva bisogno di qualcosa; e quello: "Scostati un poco dal sole". A tale frase si dice che Alessandro fu così colpito e talmente ammirò la grandezza d'animo di quell'uomo, che pure lo disprezzava, che mentre i compagni che erano con lui, al ritorno, deridevano il filosofo e lo schernivano, disse: "Se non fossi Alessandro, io vorrei essere Diogene".|[[Plutarco]], ''[[Vite parallele]]'', ''Vita di Alessandro Magno'', 14}} Diogene Laerzio, a differenza di [[Plutarco]], riferisce che successivamente, forse irritato dalla mancanza di rispetto, Alessandro, per farsi gioco di lui che veniva chiamato "cane", gli mandò un vassoio pieno di ossi e lui lo accettò ma gli mandò a dire: ''Degno di un cane il cibo, ma non degno di re il regalo''.<ref name=Filosofico/>
 
{{vedi anche|Incontro tra Diogene di Sinope e Alessandro Magno}}
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== Pensiero ==
[[File:Waterhouse-Diogenes.jpg|thumb|left|upright=0.7|[[John William Waterhouse]], ''Diogene'']]
{{citazione|Soleva anche dire che nella vita assolutamente nessun successo è ottenibile senza strenuo esercizio, e che questo è capace di vincere qualunque ostacolo. È dunque necessario che quanti scelgono le fatiche che sono in armonia con la natura, invece di quelle improficue, vivano felicemente; mentre coloro che scelgono, contro natura, la dissennatezza siano infelici. Lo stesso abito acquisito di spregiare il piacere fisico è piacevolissimo; e come quanti sono abituati ad una vita piacevole si dispiacciono se vanno incontro al suo contrario, così coloro che sono esercitati al loro contrario spregiano con gran piacere proprio i piaceri fisici. Di questo genere erano i discorsi che faceva e che dimostrava mettendoli in pratica: contraffacendo effettivamente la moneta, non concedendo alla legalità l'autorità che invece concedeva alla natura, e affermando di condurre la stessa sorta di vita che era stata di Eracle, il quale nulla anteponeva alla libertà.|Diogene Laerzio, ''Vite dei filosoficit.'', VI, 71}}
La virtù, per lui, consisteva nell'evitare qualsiasi piacere fisico superfluo: tuttavia Diogene rifiuta drasticamente, non senza esibizionismo, le convenzioni e i tabù sociali, oltre che i valori tradizionali come la ricchezza, il potere, la gloria<ref>[http://www.ildiogene.it/EncyPages/Ency=Diogene.html IlDiogene]</ref>; sofferenza e fame erano positivamente utili nella ricerca della bontà; tutte le crescite artificiali della società gli sembravano incompatibili con la verità e la bontà; la moralità porta con sé un ritorno alla natura e alla semplicità. Citando le sue parole, «l'Uomo ha complicato ogni singolo semplice dono degli Dèi». È accreditato come uno strenuo sostenitore delle sue idee, al punto da arrivare a comportamenti indecenti; tuttavia, probabilmente, la sua reputazione ha risentito dell'indubbia immoralità di alcuni dei suoi eredi.<ref name=Filosofico/>
Diogene rivendica la [[libertà di parola]], ma [[antipolitica|rifiuta la politica]], rivelando un concetto proto-[[anarchico]].<ref name=Filosofico/><ref>Cfr. Diogene Laerzio, ''Vite dei filosoficit.'', VI, 72</ref>
{{citazione|Tutto appartiene agli dei; i sapienti sono amici degli dei; i beni degli amici sono comuni. Perciò i sapienti posseggono ogni cosa|Diogene di Sinope, citato da Diogene Laerzio<ref name=Filosofico/>}}
 
Secondo quanto tramanda [[Diogene Laerzio]], Diogene fu anche la prima persona conosciuta ad aver utilizzato il termine «cosmopolita». Difatti, interrogato sulla sua provenienza, Diogene rispose: «Sono [[cittadino del mondo]] intero».<ref>Diogene Laerzio, ''Vite dei filosofi'', VI, 63.</ref> Si trattava di una dichiarazione sorprendente in un'epoca dove l'identità di un uomo era intimamente legata alla sua appartenenza ad una polis particolare.<ref name=Filosofico/>
Al filosofo [[scuola megarica|megarico]] [[Diodoro Crono]], che negava il movimento, Diogene rispose semplicemente mettendosi a camminare.<ref name=Filosofico/>
[[File:Diogenes-statue-Sinop-enhanced.jpg|thumb|upright|Statua di Diogene a [[Sinope]], nell'odierna [[Turchia]]]]
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Inoltre, la messa in pratica degli ideali di ascetismo in netta opposizione al conformismo imperante gli meritò il soprannome di "cane":
 
{{Citazione|Durante un banchetto gli gettarono degli ossi, come a un cane. Diogene, andandosene, urinò loro addosso, come fa un cane.|Diogene Laerzio, ''Vite dei filosofi''Filosofi, VI, 46}}
 
Diogene riteneva, infatti, che gli esseri umani vivessero in modo artificiale e ipocrita e che dovessero essere più liberi. Oltre a praticare in pubblico le fisiologiche funzioni corporee senza essere a disagio, un sapiente mangerà di tutto, e non si preoccuperà di dove dorme, vivendo in modo naturale nel presente senza preoccupazioni.<ref name=Filosofico/>
[[File:D371-diogène.-L2-Ch8.png|thumb|left|upright|Busto di Diogene (o di [[Crisippo di Soli|Crisippo]]), in una vecchia foto in bianco e nero]]
Diogene aveva scelto di comportarsi, dunque, come "critico" pubblico: la sua missione era quella di dimostrare ai Greci che la civiltà è regressiva, e di dimostrare con l'esempio che la saggezza e la felicità appartengono all'uomo che è indipendente dalla società. Diogene si fece beffe non solo della famiglia e dell'ordine politico e sociale, ma anche delle idee sulla [[Proprietà (diritto)|proprietà]] e sulla buona reputazione.<ref name=Filosofico/>
Una volta uscì con una [[lanterna]] di giorno, e, alla domanda su che cosa stesse facendo, rispose: "cerco l'uomo!"<ref name=Torno>[http://archiviostorico.corriere.it/2011/agosto/10/Diogene_disse_Spostati_fai_ombra_co_9_1108107090.shtml Armando Torno, E Diogene disse al re: "Spostati, mi fai ombra"]</ref>
 
Uno degli aspetti più clamorosi della sua filosofia era di conseguenza il suo rifiuto delle normali concezioni sulla decenza. Secondo gli aneddoti, Diogene mangiava in pubblico, viveva in una botte, defecava nel teatro pubblico, e non esitava ad insultare apertamente i suoi interlocutori. Diogene svolgeva in pubblico anche [[sessualità|atti sessuali]].<ref name=Torno/> I suoi ammiratori lo consideravano un uomo devoto alla ragione e di onestà esemplare. Per i suoi detrattori era un folle fastidioso e maleducato.<ref name=Filosofico/>
Una volta uscì con una [[lanterna]] di giorno, e, alla domanda su che cosa stesse facendo, rispose: "cerco l'uomo!",<ref>Diogene Laerzio, ''Vite dei filosofi'', VI, 41.</ref> non intendendo con questo però "un uomo onesto", come pensano alcuni, in quanto l'onestà non era certo, come invece oggi, una delle più pregnanti esigenze civili del mondo greco del quarto secolo a.C. Egli invece cercava qualcuno che avesse le qualità che ci si aspetterebbe di trovare nell'uomo naturale, come spiegano, tra i tanti, Giovanni Reale e Dario Antiseri: "... (Diogene) voleva significare appunto questo: cerco l'uomo che vive secondo la sua più autentica natura, cerco l'uomo che, aldilà di tutte le esteriorità, le convenzioni o le regole imposte dalla società e aldilà dello stesso capriccio della sorte e della fortuna, ritrova la sua genuina natura, vive conformemente a essa e così è felice."<ref>{{cita libro|autore=Giovanni Reale|autore2=Dario Antiseri|titolo=Storia della filosofia dalle origini a oggi|volume=2|città=Milano|anno=2004|editore=Bompiani}}</ref>
 
Uno degli aspetti più clamorosi della sua filosofia era di conseguenza il suo rifiuto delle normali concezioni sulla decenza. Secondo gli aneddoti, Diogene mangiava in pubblico, viveva in una botte, defecava nel teatro pubblico, e non esitava ad insultare apertamente i suoi interlocutori. Diogene svolgeva in pubblico anche [[sessualità|atti sessuali]]. I suoi ammiratori lo consideravano un uomo devoto alla ragione e di onestà esemplare. Per i suoi detrattori era un folle fastidioso e maleducato.<ref name=Filosofico/>
 
== Opere ==
Come scrive Diogene Laerzio, si solevano attribuire a Diogene 14 dialoghi<ref>«''Cefalione'', ''Ictias'', ''Cornacchia'', ''Pordalo'', ''Il popolo di Atene'', ''La repubblica'', ''Arte etica'', ''Sulla ricchezza'', ''Erotico'', ''Teodoro'', ''Ipsias'', ''Aristarco'', ''Sulla morte'', ''Lettere''»</ref> e 7 tragedie.<ref>«''Elena'', ''Tieste'', ''Eracle'', ''Achille'', ''Medea'', ''Crisippo'', ''Edipo''»</ref> Tuttavia lo stesso Laerzio afferma poco oltre: «[[Sosicrate]] nel primo libro delle ''Successioni'', e [[Satiro (biografo)|Satiro]] nel quarto libro delle ''Vite'' affermano che nessuna di tali opere è di Diogene. Satiro afferma anche che le tragedie sono di [[Filisco di Egina]], un conoscente di Diogene. [[Sozione il Peripatetico|Sozione]] nel settimo libro afferma che soltanto queste sono opere di Diogene: ''Sulla virtù'', ''Sul bene'', ''Erotico'', ''Il Poveraccio'', ''Tolmeo'', ''Pordalo'', ''Casandro'', ''Cefalione'', ''Filisco'', ''Aristarco'', ''Sisifo'', ''Ganimede'',
''Detti sentenziosi'', ''Lettere''».<ref>Diogene Laerzio, ''Vite deiOp. filosoficit.'', VI, 80.</ref>
 
== Diogene nell'arte e nella [[cultura]] ==
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Sia nei tempi antichi che in quelli moderni, la sua personalità ha attirato molti scultori e pittori. Busti e statue antichi esistono nei [[Musei Vaticani]] e al [[Louvre]].<ref>[http://www.livius.org/a/1/greeks/diogenes_vat2.JPG Statua di Diogene ai musei Vaticani], denominata "Diogene e Alessandro" poiché probabilmente parte di un gruppo scultoreo</ref>
L'incontro tra Diogene e Alessandro è rappresentato anche in un bassorilievo del XVIII secolo di [[Villa Albani]].
[[Peter Paul Rubens|Rubens]], [[Hans Jordaens|Jordaens]], [[Jan Steen|Steen]], [[Adriaen van der Werff|Van der Werff]], [[ÉtienneEtienne Jeaurat|Jeaurat]], [[Salvator Rosa]] e [[Karel Dujardin]] hanno dipinto numerosi episodi della sua vita.
 
Diogene ha ispirato anche il nome del ''Diogenes Club'', un immaginario [[club]] [[Londra|londinese]] per gentiluomini inserito da [[Sir Arthur Conan Doyle]] in vari racconti di [[Sherlock Holmes]].
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== Note ==
<references />
 
==Bibliografia==
; Raccolte di testi
* [[Diogene Laerzio]], ''Vite dei filosofi'', Libro VI, ''Vita di Diogene il Cinico''
* Diogene di Sinope (raccolta di frammenti), ''Filosofia del cane'', 2010, 106 p., ill., brossura, a cura di A. L. Carbone, Editore :duepunti (collana Terrain vaugue)
 
; Studi
* Nicholas Fearn, ''Denken wie Diogenes'', Colonia, Lübbe, 2004 ISBN 3785721595
* Luis E. Navia, ''Diogenes of Sinope: The Man in the Tub'', Westport, Greewood Press, 1998 ISBN 978-0313306723
* Louisa Shea, ''The CynicEenlightenment: Diogenes in the Salon'', Baltimore, Johns Hopkins University Press, 2010 ISBN 0-8018-9385-2
 
== Voci correlate ==
* [[Sindrome di Diogene]]
* [[Cinismo]]
* [[Incontro tra Diogene di Sinope e Alessandro Magno]]
* [[Sindrome di Diogene]]
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|url=http://www.iepbartleby.utm.educom/diogsino66/54/16754.html|titolo=Diogenes of Sinope; (c.The 404—323Columbia B.C.E.)|sito=Internet EncyclopediaWorld of Philosophy|lingua=enQuotations}}
* {{cita web|url=http://www.benbest.com/philo/diogenes.html|titolo=Diogenes of Sinope}}
 
{{Filosofi cinici}}