Giainismo: differenze tra le versioni

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Il '''giainismo''' (anche '''jainismo''')<ref>{{Treccani|giainismo|Giainismo|v=sì|accesso=3 giugno 2016|autore=|data=|citazione=}}</ref> è la religione dei seguaci di [[Mahavira|Jina]] (in sanscrito "il Vittorioso"), epiteto di [[Vardhamāna]] ("colui che accresce"), noto anche con i nomi di Nāyāputta ("figlio dei Nāya"), dal nome del clan cui apparteneva, Jñāta ("asceta"), Muni ("saggio"), Bhagavān ("venerabile"), Araha ("onorevole"), Veyavī ("conoscitore del Veda") e con i celebri epiteti di Mahāvīra ("grande eroe") e di [[Tirthamkara|Tīrthaṃkara]] ("creatore di guado"), che visse nel VI secolo a.C. nella regione del [[Bihar]].
 
ciao .Si tratta di un gruppo eterodosso rispetto alla religiosità brahmanica e [[vedica]] e che mira a ottenere la liberazione dal ciclo delle esistenze e l’eliminazione del [[karma]]n attraverso una serie di pratiche di austerità. Fa riferimento a una serie di testi (definiti in un Canone) che riportano l’insegnamento del fondatore, ma i giainisti ritengono che Vardhamāna sia solo il ventiquattresimo dei maestri definiti appunto come [[Tirthamkara|Tīrthaṃkara]] che hanno insegnato la via della liberazione dal ciclo delle esistenze. Si tratta di una dottrina che trasmette pratiche salvifiche e ha aspetti che la discostano dalla dimensione religiosa così come essa è intesa in Occidente (per esempio le figure divine che nel giainismo sono presenti ma hanno ruolo molto diverso rispetto a forme teistiche). In sostanza il giainismo indica come uscire dal [[saṃsāra]] (ciclo delle vite continue) e come liberarsi dal [[karma]]n, elementi che determinano il continuo trasmigrare di vita in vita e quindi una condizione di sofferenza.
 
È possibile che l'insegnamento catalizzato e proposto da Vardhamāna poggi su precedenti nuclei, trasmessi da figure di cui sono noti alcuni nomi, come Pārśva, il ventritreesimo Tīrthaṃkara, cui possiamo probabilmente dare contorni storici, o che rimandano a dimensioni mitiche, come il primo Tīrthaṃkara, Ṛṣabha, la cui identità si perde nella leggenda e in cui alcuni studiosi hanno voluto vedere una connessione con le civiltà pre-arie (quella della [[civiltà della valle dell'Indo]]), vista l’importanza delle figure taurine e bovine nella civiltà vallinda (testimoniata dalle rappresentazioni dei famosi sigilli vallindi) e il significato del termine Ṛṣabha, che è appunto quello di "toro". L’originalità del pensiero giainista, il suo accostamento a tradizioni come quelli dei Cārvāka e degli Ājīvika, il mantenimento di un suo chiaro profilo attraverso i secoli e la sua antichità indubbia rendono questa tradizione una delle più preziose testimonianze del pensiero nel subcontinente indiano.