Dialetto milanese: differenze tra le versioni

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→‎La somiglianza col francese: non enciclopedico (per inciso, sta storiella esiste pure in qualche dialetto del mezzogiorno)
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* Mentre quasi tutte le parole italiane di più di una [[sillaba]] terminano in vocale, le terminazioni in consonante sono estremamente comuni in milanese. Una conseguenza è che molte parole che in italiano sono piane diventano tronche in milanese.
* Mentre i pronomi soggetto italiani derivano direttamente dalla controparte [[Lingua latina|latina]], i pronomi soggetto milanesi derivano dai pronomi ''dativi'' latini. Questo fa assomigliare i pronomi soggetto milanesi ai pronomi oggetto o dativi italiani: ''mi'' (italiano ''io''), ''ti'' (italiano ''tu''), ''luu'' (italiano ''lui''), ''lee'' (italiano ''lei''), ''numm'' (italiano ''noi''), ''vialter'' (italiano ''voi''), ''lór'' (italiano ''loro'').
* I pronomi soggetto sono raddoppiati nella seconda e terza persona singolare. "Tu sei" diventa ''ti te setsét'' in milanese; il primo ''ti'' è il pronome soggetto vero e proprio (e, come in italiano, è opzionale), mentre il secondo ''te'', normalmente un pronome dativo, è utilizzato per rinforzare il soggetto ed '''è obbligatorio'''.
* La [[negazione (linguistica)|negazione]] è situata generalmente dopo il [[verbo]]. Questo significa che dove l'italiano direbbe "non sei", il milanese permette le due forme ''ti te set no'' e ''ti te set minga''. ''Minga'' è un [[avverbio]] di negazione alternativo (probabilmente derivato dalla parola latina ''mica'', che significa "briciola"), di cui svariate forme sono presenti in altri dialetti italiani e persino nell'italiano stesso, dove ''mica'' colloquialmente viene spesso aggiunto a ''non'' per rinforzare la negazione. Si considerino anche il ''pas'' [[lingua francese|francese]] e il ''punto'' [[dialetto toscano|toscano]] come esempi di negazioni formate utilizzando parole che designano genericamente "qualcosa di piccolo". Statisticamente, ''minga'' e ''no'' sono ugualmente comuni in milanese, e sono normalmente intercambiabili, anche se un madrelingua milanese troverà a volte che uno "suoni meglio" dell'altro in una determinata frase. Generalmente, la negazione "minga" è un po' più forte rispetto al "no": "poeudi minga" (non posso) indica più un'incapacità connaturata (fisica o etica), mentre "poeudi no" significa meglio un'incapacità contingente e momentanea (i.e.: ora come ora non posso) (e.g.: "poeudi minga fall foeura": "non posso ucciderlo": "non ho intenzione di ucciderlo e non lo farò mai"; diversamente da "poeudi no fall foeura": "non so come ucciderlo: sono un impiastro, ho paura che mi scoprano, oppure qualche altro problema..."). Ma, come detto, nulla è imperativo.
* Le congiunzioni disgiuntive "o" e "oppure" vengono solitamente rese con il comparativo "putost che" ("piuttosto che"). Mentre in italiano le prime esprimono due scelte equiprobabili: "vado a teatro oppure al cinema?", "se mangio le fragole o le pesche mi viene l'allergia" , l'espressione "piuttosto che" esprime una preferenza per un'opzione: "Solitamente vado a piedi piuttosto che in auto", "Stai meglio col vestito verde piuttosto che con quello rosso". In milanese i due significati sono invece comunemente intercambiabili: l'esatto significato della frase va quindi a senso. "Se mangi i magioster putost che i persigh i me fà purisnà": equiprobabili. "Putost che nient l'è mej putost" (uno dei più arguti proverbi milanesi): alternativi. Il significato equiprobabile si è conservata anche nell'italiano di Milano.
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Il detto sta a indicare, nel modo in cui anticamente il formaggio costituiva la portata finale del pasto, che il senso di fame non può essere placato finché non si è gustato qualche tipo di latticino come ''dessert''.
 
''' Fa via la nev e mazzà la gent a l'è un lauràlavurà per nient''' = Spalare la neve e ammazzare la gente è un lavoro inutile
 
Tanto la neve si scioglie da sola e la gente muore naturalmente
 
'''Te seetsét andaa a scoeula de giovedì''' = Sei andato a scuola di giovedì
 
Alcuni decenni fa il giovedì non si andava a scuola, e per questo dire a una persona che è andata a scuola solo di giovedì è come dire che è ''un ignorante''.