Mainardo II di Tirolo-Gorizia: differenze tra le versioni

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statuto territoriale
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* La riduzione del potere dei [[principe vescovo|principi – vescovi]] di [[Bressanone]] e di [[Principato Vescovile di Trento|Trento]], attraverso lo strumento dell'[[avvocazia]], fino a renderli in tutto e per tutto dipendenti dai conti del Tirolo.
* Il superamento del regime feudale, sulla scorta dell'esempio dei [[Comune medievale|Comuni]] dell'[[Italia settentrionale]]. Tale obiettivo venne perseguito tentando di indebolire in qualsiasi modo la nobiltà locale, sia favorendo l'attribuzione delle terre ai contadini per mezzo di un contratto d'affitto perpetuo a canone invariabile (''Erbleihe''), sia affidando incarichi amministrativi e giudiziari preferibilmente a persone non nobili.
* Per rafforzare ulteriormente il proprio potere, istituì inoltre un apparato amministrativo unitario e centralizzato, con uffici e tribunali locali. È da leggere nella stessa ottica la politica economica di Mainardo, volta a sviluppare le rendite terziarie (zecca, dazi, urbario territoriale del 1288<ref>Oswald v. Zingerle, ''Das Urbar Meinhards II.'', in ''Fontes rerum Austriacarum'', II/45, Vienna 1890.</ref>) a discapito delle rendite fondiarie, che erano la base della ricchezza - e quindi della potenza - della nobiltà locale.
* L'ampliamento del proprio territorio, soprattutto attraverso un'astuta politica matrimoniale, confische e l'assorbimento dei feudi che rimanevano senza eredi.
* L'emanazione, dal 1286 in poi, di un proprio ''Landrecht'' tirolese unitario in [[lingua tedesca]], ovvero uno [[statuto]] territoriale, di cui ad oggi però si conserva solo un frammento.<ref>[[Hannes Obermair]], ''Il notariato nello sviluppo della città e del suburbio di Bolzano nei secoli XII–XVI'', in ''Il notariato nell'arco alpino. Produzione e conservazione delle carte notarili tra medioevo e età moderna'' (Studi storici sul notariato italiano, XVI), Milano, Giuffrè, 2014. ISBN 978-88-14203794, pp. 293-322, qui p. 307 (con riproduzione dell'unico articolo noto a p. 320).</ref>