Puffi: differenze tra le versioni

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Le prime storie autonome debuttano nel n. 1107 di ''[[Le Journal de Spirou]]'' il 25 luglio [[1959]]. Il primo di questi racconti si intitolava ''[[I Puffi neri]]'' (''Les Schtroumpfs noirs''), e sarà ridisegnato per la successiva uscita in volume nel 1963; nella versione graficamente riveduta e corretta, i personaggi hanno lineamenti più tondeggianti e, tra le altre cose, quattro dita per mano anziché cinque.{{senza fonte}} La serie comprende tredici volumi cartonati editi dalla Dupuis e i successivi editi da Le Lombard. ''Il flauto a sei puffi'' fa parte della collana di John e Solfami ed è antecedente a tutte le altre avventure e quindi non rientra nella numerazione ufficiale. Dopo la morte di Peyo, il figlio [[Thierry Culliford]] prosegue la serie realizzando nuove storie di cui cura la sceneggiatura mentre sua madre Nine si occupa della colorazione delle tavole.
 
== Caratterizzazione dei personaggi ==
== Personaggi ==
{{Vedi anche|Personaggi dei Puffi}}Sono degli esseri [[Antropomorfismo|antropomorfi]] alti pochi centimetri dalla carnagione blu e vestiti con berretto e pantaloni bianchi eccetto il capo, il [[Grande Puffo]], vestito di rosso. Vivono in una foresta in casette a forma di fungo che compongono un villaggio invisibile agli occhi degli uomini e ambientato in un'epoca [[Medioevo|medievale]]. I personaggi sono tutti uguali fra loro fatto salva alcuni particolari dell'abbigliamento che ne rendono possibile la diversificazione come qualche accessorio che ne fa dedurre il mestiere, il carattere o la personalità e da cui ne deriva anche il nome proprio. Possono camminare e correre, ma nella maggior parte dei casi si limitano ad andare in giro saltellando. Tendono a non allontanarsi mai troppo dal loro villaggio, e quando lo fanno è soprattutto per cercare la [[salsapariglia]], di cui sono ghiotti. Tra le caratteristiche più curiose c'è quella di non abbandonare mai il loro cappello. Nell'episodio "Golosone supergoloso" della seconda serie animata, quando Grande Puffo, accorgendosi che puffo Golosone nasconde una torta sotto il proprio cappello, gli intima di toglierselo e si vede che è il puffo è privo di capelli; nella storia a fumetti [[I Puffi neri|I puffi neri]], si vede il Grande Puffo senza cappello e privo anche lui dei capelli. Parte fondamentale del linguaggio dei Puffi è il termine "puffo" ed ogni suo derivato e coniugazione, usato con diversi significati a seconda del contesto, talvolta come [[verbo]], altre come [[aggettivo]] (''puffare'', ''puffoso'', ecc.), anche il tono con cui pronunciano "puffo" ne determina il significato e loro stessi discutono sul corretta interpretazione e uso del termine "puffo" come verbo, nome o aggettivo. Proprio su questo argomento, nel settembre 1979 [[Umberto Eco]] scrive su "Alfabeta" n. 5. il saggio "Schtroumpf und Drang", dedicato alla semantica della lingua dei Puffi. L'articolo è stato ripubblicato nel 1983 da Bompiani in "Sette anni di desiderio".