Armistizio di Cassibile: differenze tra le versioni

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== Antefatti ==
{{NNN|storia|gennaio 2016}}
Nella prima metà del 1943, in una situazione generale di grave preoccupazione, indotta dall'opinione, sempre più condivisa, che la [[guerra]] fosse ormai perduta e che stesse apportando insopportabili e gravissimi danni al Paese, [[Benito Mussolini]], capo del [[fascismo]], operò una serie di avvicendamenti, che investirono alcuni dei più significativi centri di potere e delle alte cariche dello [[Stato]], rimuovendo, tra l'altro, alcuni personaggi che reputava ostili alla prosecuzione del conflitto accanto alla Germania, o comunque più fedeli al Re che non al regime. Tra gli altri, furono rimossi [[Giuseppe Volpi]], presidente della [[Confindustria]] e membro del [[Gran Consiglio del fascismo]], [[Galeazzo Ciano]], ministro degli Esteri e genero del duce, relegato a servire quale ambasciatore presso il [[Vaticano]], e il ministro della Cultura popolare [[Alessandro Pavolini]], cui fu affidata la direzione del quotidiano "''Il Messaggero''".
 
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Il mattino successivo, di fronte alle prime notizie di un'avanzata di truppe tedesche dalla costa tirrenica verso [[Roma]], il re, la regina, il principe ereditario, Badoglio, due ministri del Governo e alcuni generali dello stato maggiore [[Fuga del re Vittorio Emanuele III|fuggirono da Roma]] dirigendosi verso il sud Italia per mettersi in salvo dal pericolo di una cattura da parte tedesca. La fuga si arrestò a [[Brindisi]] che divenne per qualche mese la sede degli enti istituzionali. Il progetto iniziale era stato quello di trasferire con il re anche gli stati maggiori al completo delle tre forze armate, ma solo pochi ufficiali raggiunsero Brindisi.
 
Tristemente noto è l'episodio dell'imbarco nel [[porto di Ortona]]: poiché non c'era posto per tutti i componenti del numeroso seguito, molti di loro, pur essendo alti ufficiali delle Forze Armate, si gettarono inutilmente all'assalto della piccola [[corvetta]] "''Baionetta''", e una volta respinti a terra, colti dal panico, vestirono abiti borghesi e, abbandonando bagagli e uniformi per terra nel porto, si diedero alla macchia<ref>[{{cita web|url=http://www.reumberto.it/bufera5.htm |titolo=testimonianza diretta]}}</ref>.
 
Così, mentre avveniva il totale sbandamento delle forze armate, le armate tedesche della ''Wehrmacht'' e delle ''SS'' presenti in tutta la penisola poterono far scattare l'[[Operazione Achse]] (secondo i piani già predisposti sin dal 25 luglio dopo la destituzione di Mussolini) occupando tutti i centri nevralgici del territorio nell'Italia settentrionale e centrale, fino a [[Roma]], sbaragliando quasi ovunque l'esercito italiano: la maggior parte delle truppe fu fatta prigioniera e venne mandata nei [[Campo di internamento|campi di internamento]] in [[Germania]], mentre il resto andava allo sbando e tentava di rientrare al proprio domicilio. Di questi ultimi, chi per motivi ideologici, o per opportunità, si diede alla macchia andò a costituire i primi nuclei del movimento partigiano della [[resistenza italiana]].
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{{Alleati in Sicilia}}
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[[Categoria:Campagna d'Italia|Cassibile]]