Carmide (dialogo): differenze tra le versioni

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== Cornice del dialogo ==
Il dialogo, narrato in prima persona da [[Socrate]], inizia col ritorno di quest'ultimo ad [[Atene]], dopo la difficile [[battaglia di Potidea]] del [[432 a.C.]] (di cui abbiamo maggiori notizie nel '' [[Simposio (dialogo)|Simposio]]''). Giunto nella palestra di Taurea, egli ritrova i propri amici fidati, tra cui [[Crizia]] (uno dei [[trenta tiranni]] che nel [[404 a.C.]] rovescerà la [[democrazia]] ateniese per instaurare un regime [[Oligarchia|oligarchico]] filospartano) e [[Cherefonte]] (a noi noto per la sua consultazione dell'oracolo delfico di cui si parla nell’''[[Apologia di Socrate]]''). Dopo che Socrate ha soddisfatto le curiosità degli amici al riguardo della battaglia, il discorso va spostandosi sui ragazzi cresciuti durante l'assenza di Socrate. Alla domanda se ce ne sia qualcuno bello quanto sapiente, tutti si trovano concordi nell'indicare in [[Carmide (zio di Platone)|Carmide]] (appena sopravvenuto, col suo seguito d'ammiratori) il migliore dei giovani. Socrate, vedendolo, conviene al riguardo della bellezza esteriore, ma vuole verificare quella del suo animo: lo chiama perciò a sé, con la scusa (suggeritagli da Crizia) di essere un medico in grado di guarire i dolori di testa accusati dal giovane. Per far ciò dirà di aver imparato dai medici [[Traci]] l'uso di un'[[Erba (botanica)|erba]], che va però somministrata solo insieme a un incantesimo, quello dei discorsi che infondono la saggezza: se essa non è presente, a nulla serve l'erba. Poiché Carmide non sa se ne sia già in possesso o se debba ricorrere all'incantesimo, si presta all'esame di Socrate.
 
== La ricerca di una definizione per la saggezza ==